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Cresce il debito globale mai così grande, ora fa paura 

Cresce il debito globale mai così grande, ora fa paura 

K metro 0 – Per dirla con Antoine Magnan, l’economia mondiale è come il calabrone, vola ma non dovrebbe. Dopo aver rifatto i calcoli, l’etologo francese ammise l’errore e spiegò che il volo del brutto e tozzo insetto era spiegabile dalle leggi della fisica. Non altrettanto accade, finora, per le borse finanziarie che, dagli Usa

K metro 0 – Per dirla con Antoine Magnan, l’economia mondiale è come il calabrone, vola ma non dovrebbe. Dopo aver rifatto i calcoli, l’etologo francese ammise l’errore e spiegò che il volo del brutto e tozzo insetto era spiegabile dalle leggi della fisica. Non altrettanto accade, finora, per le borse finanziarie che, dagli Usa alla Cina, da Londra a Mosca, continuano a festeggiare spumeggianti come non mai. Eppure, i conti non tornano. Il debito globale crescere a una velocità paurosa, ben superiore a quella dell’economia reale. Il gran guru dei bilanci planetari, l’Institute of International Finance, ha guardato nei salvadanai del pianeta ed è giunto a calcolare una cifra monstre: 253mila miliardi di dollari di debiti, comprendendo in questi numeri sia i privati che gli stati. Il triplo rispetto a vent’anni fa, oltre il 300% del pil terrestre.

Il sistema economico regge a una tale fragilità strutturale? Viene in mente quanto amava ripetere Herbert Stein, grande stratega economico e consigliere dei presidenti Nixon e Ford: “If something cannot go on forever, it will stop.” (“Se qualcosa non può andare avanti per sempre, si fermerà”).

James Rickard, consulente di grandi gruppi di investimento a stelle e strisce, è convinto che il sistema sia ormai un gigante con i piedi di argilla, anche perché – sostiene – “Il debito non viene utilizzato per progetti con rendimenti positivi a lungo termine, come autostrade, ponti, tunnel telecomunicazioni, 5G, istruzione” ma viene finalizzato per mantenere il livello di vita esistente. Secondo questa analisi, stiamo scommettendo sul futuro convinti che, prima o poi, qualcuno pagherà il nostro lusso. Nel leggere queste considerazioni così pessimistiche bisogna tener presente che il professor Rickard è uno specialista negli investimenti in oro, tipico “filone” scelto da chi cerca nicchie di protezione.

È però indubbio che la massa del debito globale rappresenti una bomba atomica che vaga tra i mercati. Deve far riflettere che la stragrande maggioranza dell’esposizione riguarda le economie di Stati Uniti, Cina, Eurozona e Giappone. Nell’Eurozona il debito privato è considerato il punto di maggiore criticità: in prima linea non ci sono né Grecia né Italia, bensì la Francia di Macron che vede le aziende indebitate con un valore aggregato di 400%, fortemente sbilanciato su imprese e famiglie.

Negli ultimi anni, il debito globale ha preso forme e strade sempre più complesse. Nei mercati finanziari occidentali, l’emissione di obbligazioni con operazioni di buyback (l’azienda si impegna a riacquistare le azioni a un prezzo definito verso chi compra le azioni) ha fatto volare i valori ma prima o poi le aziende dovranno fare i conti con l’effettiva redditività del mercato. A questo gioco finanziario si aggiunge il sistema dei debiti dei grandi fallimenti che vengono cartolarizzati, spacchettati, assemblati ad altri derivati, coperti da assicurazioni a loro volte ri-coperte, in un intricato e opaco intreccio di inestricabile comprensione.

Gli analisti guardano anche ai meccanismi debitori innescati dalla “Via della Seta” che lega i Paesi coinvolti a prestiti la cui sostenibilità viene sostanzialmente delegata alla Cina. Per non parlare delle tensioni geopolitiche alle quali Trump ci ha abituato a improvvise fiammate.

Il Fondo monetario internazionale prevede che una crisi economico-finanziaria anche molto più leggera di quella del 2008, esporrebbe al rischio fallimento il 40% dei debiti contratti dalle società, un valore previsto di circa 19mila miliardi di dollari.

A chi si domanda come andrà a finire, il giornalista specializzato Andrea Muratore, su Insiderover, con un pizzico di ironia, cita una considerazione del grande scienziato Isaac Newton che, 1720, era anche guardiano della Zecca Reale inglese: “Posso calcolare i moti dei corpi celesti, ma non la follia delle persone”.

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Andrea Lazzeri
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