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Irlanda del Nord. Accordo di governo: Johnson vola a Belfast

Irlanda del Nord. Accordo di governo: Johnson vola a Belfast

K metro 0 – Londra – Il primo ministro britannico, Boris Johnson, ieri era in visita in Irlanda del Nord per accogliere la restaurazione dell’esecutivo decentrato della provincia britannica, dopo tre lunghi anni, e per incontrare la sua controparte irlandese Leo Varadkar. I partiti che rappresentano i nazionalisti e gli unionisti domenica hanno messo fine

K metro 0 – Londra – Il primo ministro britannico, Boris Johnson, ieri era in visita in Irlanda del Nord per accogliere la restaurazione dell’esecutivo decentrato della provincia britannica, dopo tre lunghi anni, e per incontrare la sua controparte irlandese Leo Varadkar.

I partiti che rappresentano i nazionalisti e gli unionisti domenica hanno messo fine a uno stallo durato moltissimo, che ha messo in pericolo l’accordo di pace firmato per la regione nel 1998, mettendo in piedi un esecutivo che condividerà il potere. Johnson ha incontrato la prima ministra, Arlene Foster, del Partito Unionista Democratico e la vice premier, Michelle O’Neill, dei nazionalisti di Sinn Fein all’arrivo a Stormont, sede del governo nordirlandese. L’intesa sulla restaurazione del governo è arrivata a poche settimane dalla vittoria di Johnson alle elezioni nazionali, mettendo fine alla dipendenza del suo partito dai voti del DUP. L’ex sindaco di Londra ha dichiarato di aver pianificato la visita per ribadire la necessità di riforme del servizio pubblico e per risolvere lo sciopero del servizio sanitario. Il governo britannico aveva infatti promesso più fondi per l’Irlanda del Nord se si fosse riusciti a far ripartire l’esecutivo decentrato, anche se non erano stati svelati i dettagli dell’iniziativa pubblicamente. Nel frattempo, i dati pubblicati da Reuters ieri hanno mostrato che l’economia britannica è cresciuta al ritmo più basso da sette anni a questa parte a novembre, rendendo più concreta l’ipotesi di un taglio ai tassi d’interesse da parte della Banca d’Inghilterra. I numeri fanno riferimento al periodo precedente alla vittoria elettorale di Borsi Johnson, si è rilevata una crescita del solo 0,6% rispetto all’anno precedente, è l’espansione meno ampia dal giugno 2012. Si tratta di un rallentamento rispetto alla percentuale di ottobre dell’2%, che era stato comunque ampiamente previsto dagli economisti. L’economia ha soprattutto risentito dell’incertezza dello scorso autunno sulla Brexit e sul ritorno alle urne.

Per quanto riguarda il resto del mondo, invece, le due più grandi economie globali, Cina e Stati Uniti, dovrebbero siglare mercoledì la prima fase di un accordo commerciale, denominata “Phase 1”. La manovra è vista come un’apertura a future negoziazioni, nelle quali si tratterà di nodi molto più complicati. Anche un accordo parziale dovrebbe far svanire l’incertezza che ha pesato sulle aziende e sugli investitori, almeno fino alle prossime elezioni americane. Washington, inoltre, proprio per l’occasione, come riporta la BBC, avrebbe deciso di ritrattare le dichiarazioni riguardo Pechino come manipolatore di valuta. Il presidente Usa, Donald Trump, ha ripetutamente accusato la Cina di aver fatto crollare il valore dello yuan, rendendo i propri beni più economici. L’etichetta le era stata affibbiata ad agosto, dopo che era stata promessa una risposta alla minaccia del tycoon di tassare del 10% beni cinesi del valore di 300 miliardi di dollari. La spiegazione fu che la moneta si era indebolita per i timori degli investitori sulla conflitto commerciale tra i due Paesi. Secondo la definizione degli Usa, la manipolazione della valuta è l’influenza che una nazione vuole esercitare sul cambio tra la propria moneta e il dollaro, guadagnando così “un vantaggio nel mercato internazionale”. Inizialmente fu proprio Trump a promettere, durante la campagna elettorale del 2016, di etichettare la Cina in questo modo, vista la presunta colpa di aver danneggiato il settore manifatturiero americano. Tuttavia, dopo essersi insediato sembra aver corretto il tiro. Il Tesoro non ha applicato infatti la definizione nei resoconti pubblicati sui movimenti della valuta.

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