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Malta: eletto Robert Abela, ma la verità è ancora lontana

Malta: eletto Robert Abela, ma la verità è ancora lontana

K metro 0 – La Valletta – L’avvocato 42enne Robert Abela è stato eletto leader del Partito laburista maltese, diventando automaticamente anche primo ministro dopo le dimissioni di Joseph Muscat accusato di interferenze nelle indagini sull’omicidio della giornalista investigativa Daphne Caruana Galizia. Figlio dell’ex presidente George e visto come outsider, incarnazione della continuità col suo predecessore,

K metro 0 – La Valletta – L’avvocato 42enne Robert Abela è stato eletto leader del Partito laburista maltese, diventando automaticamente anche primo ministro dopo le dimissioni di Joseph Muscat accusato di interferenze nelle indagini sull’omicidio della giornalista investigativa Daphne Caruana Galizia.
Figlio dell’ex presidente George e visto come outsider, incarnazione della continuità col suo predecessore, Abela è stato scelto dalla maggioranza dei 17.500 elettori laburisti – che hanno votato per la prima volta direttamente il loro leader – per la sua promessa di continuare “con le ricette vincenti” di Muscat. E’ stato preferito al chirurgo 52enne Chris Fearne, vicepremier uscente.

Abela, attivista di lunga data del Partito laburista, è diventato membro del parlamento maltese solo durante le ultime elezioni del 2017, convocate in anticipo da Muscat e vinte a mani basse dal suo partito nonostante un’ondata di scandali che ne hanno scosso l’entourage. Abela subentra per soli 2 anni e mezzo in carica, fino al settembre 2022.

Muscat aveva annunciato nelle scorse settimane le proprie dimissioni, dopo essere stato travolto dalle polemiche legate al coinvolgimento del suo capo di gabinetto, Keith Schembri, nell’indagine sull’assassinio della giornalista Daphne Galizia.

Nelle convulse giornate che hanno preceduto le dimissioni di Muscat, era state numerose le voci che sollecitavano un cambio della guardia al vertice del governo maltese. Era intervenuto anche il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli: “Sono contento che ci sia un’inchiesta in corso, che questa inchiesta stia andando avanti. Vuol dire che i nostri Paesi possono assicurare giustizia. E questo naturalmente secondo i principi dello Stato di diritto”.

Per l’ex premier della Valletta la situazione era precipitata quando il giudice che indaga sull’uccisione della giornalista aveva disposto l’arresto di Keith Schembri, l’ex capo di gabinetto del primo ministro Joseph Muscat. La trama del delitto ha dunque cominciato a chiarirsi sia per quanto riguarda gli esecutori materiali (già assicurati alla giustizia) che per quanto riguarda i mandanti politici. Le dichiarazioni fatte da Yorgen Fenech, l’imprenditore miliardario, arrestato il mese scorso come mandante degli uomini che piazzarono l’ordigno nella macchina della giornalista, hanno permesso di risalire a Schembri collegandolo a casi di corruzione e quindi all’eliminazione della giornalista.

Un peso determinante nell’impedire che l’inchiesta finisse insabbiata, lo ha giocato il pool internazionale di giornalisti che lavorano sui Panama paper che hanno svelato come alcune società nello stato del CentroAmerica, servivano, in realtà, per riciclare denaro sporco e trasferire tangenti. Uno scandalo internazionale che ha coinvolto anche i vertici politici maltesi. Daphne Caruana Galizia si occupava proprio di questo filone quando una bomba l’ha eliminata.

 Ora in molti si attendono che i giudici possano fare con maggiore tranquillità il proprio lavoro. Una speranza che solo i prossimi mesi diranno se si tramuterà in realtà.

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Andrea Lazzeri
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