K metro 0 – Londra – Il Partito Laburista in Gran Bretagna annuncerà il suo nuovo leader il prossimo 4 aprile, a quattro mesi dalla sanguinosa sconfitta nelle elezioni nazionali dello scorso 12 dicembre. Il partito ha fissato la data lunedì durante il meeting del National Executive Committee. La nuova figura rimpiazzerà Jeremy Corbyn, che
K metro 0 – Londra – Il Partito Laburista in Gran Bretagna annuncerà il suo nuovo leader il prossimo 4 aprile, a quattro mesi dalla sanguinosa sconfitta nelle elezioni nazionali dello scorso 12 dicembre.
Il partito ha fissato la data lunedì durante il meeting del National Executive Committee. La nuova figura rimpiazzerà Jeremy Corbyn, che ha portato i laburisti alla peggiore sconfitta dal 1935 e che ha consentito il trionfo del Partito Conservatore del primo ministro Boris Johnson. Corbyn ha deciso di fare un passo indietro dopo due sconfitte consecutive e dopo esser stato pesantemente criticato per aver sbilanciato il peso politico troppo verso sinistra, adottando anche un approccio incoerente sulla questione Brexit. Tuttavia, quest’ultimo conserva ancora il favore di buona parte dei membri del partito e tra i sostenitori dello stesso. La nuova guida sarà decisa da una votazione per corrispondenza che partirà il 21 febbraio e si chiuderà fino al 2 aprile. Secondo le regole definite dal partito, ci saranno alcune fasi preliminari da affrontare prima delle effettive votazioni.
Nel frattempo, l’economia britannica sembrerebbe in ripresa nei primi mesi del 2020, visto che chiarezza è stata fatta sulla Brexit dopo la convincente vittoria dei Conservatori di Johnson alle urne. Questo quanto si evince dal resoconto di IHS Markit – compagnia di informazione finanziaria – e del Chartered Institute of Procurement & Supply riportato da AP nella giornata di ieri. Il settore terziario, quello dei servizi, secondo i dati si sarebbe stabilizzato nel mese di dicembre, il livello di fiducia ha raggiunto il suo picco degli ultimi 15 mesi. Quest’area è particolarmente importante visto che copre circa l’80% dell’intera economia britannica. Ulteriori segnali di progressi sono stati evidenziati dai dati sulle vendite di auto, che hanno mostrato un aumento del 3,4% a dicembre. L’incertezza sulla Brexit ha effettivamente influenzato l’andamento del 2019, che ha fatto registrare numeri preoccupanti e livelli deboli simili a quelli del 2013 – ampiamente al di sotto del 2016, l’anno in cui il Paese ha deciso di abbandonare l’Unione europea. Al momento, però, la crisi in Medio Oriente potrebbe far vacillare nuovamente l’impianto economico. Proprio di questo si è occupato il premier Johnson nelle ultime ore, chiedendo all’Iraq di permettere alle truppe di rimanere sul territorio dopo la morte del generale iraniano Qasem Soleimani, sottolineando come i loro compiti siano di vitale importanza. Johnson ha contattato telefonicamente la propria controparte irachena, Adel Abdul Mahdi,e un portavoce di Downing Street ha svelato alla BBC che i due leader hanno acconsentito a “collaborare per trovare una soluzione diplomatica”. Il premier britannico, inoltre, avrebbe ribadito ancora una volta “l’impegno” del Regno Unito nel cercare di ottenere la stabilità e nella “continua lotta allo Stato Islamico”.
Nell’agenda di Johnson, poi, fa capolino la situazione dell’Irlanda del Nord, con il segretario nordirlandese, Julian Smith, che è arrivato a Londra per discutere i rapporti di potere nel Paese e le conseguenze di un fallimento nelle trattative tra i partiti. Questi, infatti, dovranno raggiungere un accordo entro il 13 gennaio oppure si andrà a elezioni. L’Irlanda del Nord non ha più un governo decentrato dal 2017, quando il DUP e Sinn Féin hanno dovuto affrontare un’amara scissione. Secondo la BBC, l’incontro andato in scena lunedì tra i leader di partito non avrebbe avuto esito positivo , nonostante in conferenza stampa Conor Murphy di Sinn Féin abbia in parte smentito, sottolineando come ci siano sempre degli incontri non a lieto fine nelle negoziazioni e ricordando che l’obiettivo finale è fondamentale. Il confronto dovrà cercare di trovare una soluzione allo stallo politico.