fbpx

Cyber-Sicurezza: l’Ue vuole le sue infrastrutture informatiche

Cyber-Sicurezza: l’Ue vuole le sue infrastrutture informatiche

K metro 0 – Bruxelles – I missili killer su Baghdad hanno risvegliato in tutto il mondo la paura di una ritorsione iraniana attraverso un attacco informatico. Tutti gli apparati strategici dei Paesi hanno alzato il livello di protezione. La costruzione di sistemi di difesa per le infrastrutture informatiche non nasce in queste ore. Da

K metro 0 – Bruxelles – I missili killer su Baghdad hanno risvegliato in tutto il mondo la paura di una ritorsione iraniana attraverso un attacco informatico. Tutti gli apparati strategici dei Paesi hanno alzato il livello di protezione.

La costruzione di sistemi di difesa per le infrastrutture informatiche non nasce in queste ore. Da tempo la questione è sul tavolo delle cancellerie di tutto il mondo e si intreccia con il timore di essere controllati dalle tecnologie straniere. Si è sviluppato, così, un desiderio di sovranismo hi-tech.

La neopresidente Ursula Von Der Leyen ha tra le mani il dossier “Gaia-X”, nome in codice dell’ambizioso progetto per costruire una “nuvola europea”, un sistema di server made in UE, che sfugga al controllo dei colossi della Silicon Valley e, quindi, agli interessi degli Usa. Nelle intenzioni europee è anche un modo per sottrarsi alla tenaglia che vede contrapposti americani e cinesi.

“Gaia X” è l’evoluzione di un precedente piano francese, chiamato Andromeda che, circa dieci anni fa, ipotizzava una rete pubblico-privata al servizio del Vecchio Continente. Parigi si impantanò nelle difficoltà tecniche – dovute alle compatibilità di ambienti digitali globali – e tutto naufragò per i contrasti sugli impegni finanziari da ripartire tra stato e colossi privati.

Ora, incalzati dagli avvenimenti internazionali, la questione tecnologica riprende quota. 

Sullo sfondo si profila anche lo scontro Usa-Cina sul 5G. Gli Stati Uniti hanno ormai maturato la concreta sensazione di essere all’inseguimento rispetto ad un paese che invece sta bruciando le tappe. Uno studio del 2018 dà una misura di questo vantaggio in termini infrastrutturali: se negli Stati Uniti ci sono 4,7 small cell per il 5G ogni 10mila abitanti, i cinesi sono già arrivati a 14,1. Il controllo delle supply chain del 5G, una filiera industriale molto articolata e che presenta una pluralità di nodi tecnologici sensibili, diviene dunque un’esigenza strategica. Controllare questi nodi significa avere il potere di condizionare, rallentare o addirittura bloccare la produzione di un paese rivale, colpendolo non solo nello sviluppo delle telecomunicazioni ma in tutte le industrie che da queste dipendono, dai servizi per le smart city alla manifattura intelligente agli armamenti.

L’italiano Marco Landi, dopo anni di lavoro in California ai vertici di Apple come chief operating officer, ha recentemente scritto un’accorato intervento sul Corriere della Sera: “L’Europa non può rimanere inerte o lasciare ai singoli Paesi i piani nazionali. Gli stati europei hanno firmato la Declaration of cooperation on Artificial Intelligence, per unire e coordinare gli sforzi. Le linee guida – sottolinea Marco Landi – sono state definite nel piano coordinato per un’intelligenza artificiale umano-centrica nel rispetto dei nostri valori umanistici e democratici”. Tuttavia, gli impegni finanziari in questo campo sono ancora scarsi. Il contributo italiano è stato di solo un miliardo per finanziare l’innovazione e favorire le start up. La Francia, dal 2016, ha destinato 10 miliardi ai quali ha aggiunto 3 miliardi per la IA.

La “nuvola europea” è uno passaggio decisivo che riguarda sia la sicurezza che la possibilità di continuare a sviluppare ricerca competitiva a livello mondiale. Da tempo le diplomazie europee, la stessa Commissione UE e l’agenzia della difesa europea, utilizzano la piattaforma BooleBox, interamente a tecnologia italiana.

Anche la Russia cerca di sottrarsi alla contrapposizione tecnologica tra Cina e Usa e, da un paio di mesi, ha varato le leggi per costruire una sorta di internet russo.

L’agenzia per la cybersecurity dell’UE ha in programma due appuntamenti in questo inizio di anno. Il primo, il 30 gennaio, sulle minacce informatiche. Il secondo, il 3 febbraio, sulla cybersicurezza. In entrambi i casi, gli esperti europei si riuniscono a Bruxelles per cercare di trovare una strada comune che vinca le reciproche diffidenze su una materia che è ormai divenuta una vitale urgenza.

Condividi su:
Andrea Lazzeri
CONTRIBUTOR
PROFILE

Posts Carousel

Latest Posts

Top Authors

Most Commented

Featured Videos

Che tempo fa



Condividi su: