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Erasmus+Virtual Exchange: un dialogo a distanza 0

Erasmus+Virtual Exchange: un dialogo a distanza 0

K metro 0 – Mantova – “L’arte del dibattito è uno strumento estremamente potente, dice l’Italiano Jacopo Cimmino, uno dei debate trainer – educa alla democrazia, allo scambio di opinioni e al massimo rispetto di punti di vista diversi dal nostro. E+VE rappresenta un’opportunità unica di crescita e di educazione civica, di dialogo interculturale e sfatamento di

K metro 0 – Mantova – “L’arte del dibattito è uno strumento estremamente potente, dice l’Italiano Jacopo Cimmino, uno dei debate trainer – educa alla democrazia, allo scambio di opinioni e al massimo rispetto di punti di vista diversi dal nostro. E+VE rappresenta un’opportunità unica di crescita e di educazione civica, di dialogo interculturale e sfatamento di stereotipi radicati”.

I giovani europei, oggi, pensano che basti un clic per avere accesso a un’infinità di informazioni, servizi e rapporti in vari angoli del pianeta. Questo però non ci ha reso più aperti gli uni con gli altri, soprattutto con i nostri vicini meno fortunati dei Paesi MENA che vivono dall’altra parte del Mediterraneo.

Invece, “È stato molto stimolante vedere come il Nord incontra il Sud a livello orizzontale, ci dice entusiasta dalla Germania BurakYasmak e uno dei debate team leader. L’Europa deve avvicinarsi al suo partner storico “il Mediterraneo” per trovare una soluzione comune ai problemi comuni attraverso l’empowerment dei giovani da entrambe le sponde con la costruzione di ponti interculturali per il futuro”.

In questi ultimi anni il razzismo ha preso il sopravvento per la poca comunicazione e interconnessione con i giovani dei Paesi che si trovano sull’altra riva del Mediterraneo. Ecco che la Commissione europea prosegue il percorso, attivando un nuovo programma di educazione formale e non formale chiamato Erasmus+Virtual Exchange e implementato da un consorzio di otto organizzazioni: “Faciliteremo più contatti tra le persone, raggiungeremo giovani di diversa estrazione sociale e promuoveremo la comprensione interculturale – ha dichiarato l’ex Commissario TiborNavracsics. – Questo strumento online collegherà un maggior numero di giovani dell’UE con i loro coetanei di altri Paesi; costruirà ponti e aiuterà a sviluppare abilità come pensiero critico, alfabetizzazione mediatica, lingue straniere e lavoro di squadra”.

Troviamo un’altra figura essenziale nel progetto, che arriva dagli USA, la giovane ShainaHirsch – facilitatrice del dialogo interculturale – e che si esprime con semplici parole: “E + VE è un programma importante perché fornisce agli studenti un quadro per esplorare i problemi delle loro realtà come il populismo e la migrazione globale. A differenza della lettura di un libro di testo e della partecipazione a lezioni, gli studenti E+VE acquisiscono esperienza reale, si incontrano e formano relazioni che vanno oltre il programma stesso”.

Tramite questo programma l’Unione Europea non solo avvicina, ma si avvicina ai giovani dei due lati del mediterraneo, rendendo possibile un’esperienza unica rimanendo nei propri Paesi d’origine ed esplorando culture altrui. Quindi non serve nessun passaporto e non ci sono confini da passare, se non quelli mentali dei pregiudizi. Basta un computer, un tablet o uno smartphone e una connessione internet per poter accedere ai numerosi programmi che vengono offerti ai giovani europei, del nord Africa e Medio Oriente, dai 18 ai 30 anni.

A conferma delle mie parole Sirine Ben Brahim dalla Tunisia e debate trainer si è espressa così: “Penso che fare dibattiti interculturali su una piattaforma online sia una soluzione per le questioni legate alla mobilità dei giovani, soprattutto del bacino meridionale del Mediterraneo”.

Parole confortanti usa anche KhadijaAmahal dal Marocco e debate trainer: “Essere un Trainer ha approfondito le mie conoscenze sul dibattito virtuale e migliorato la mia comunicazione sulla capacità di pensiero critico. Grazie a questa esperienza non esistono più barriere alla mobilità e persone con background diverso imparano a coesistere”.

Il programma infatti da spazio anche a rifugiati e studenti dal momento che molte università sono partner e prevedono nei loro piani didattici un corso Erasmus+ Virtual Exchange, tra cui è doveroso citare l’Università di Padova, che gioca un ruolo primario. Tra le varie iniziative ci sono corsi di lunga durata, in cui ci si incontra live affrontando tematiche di attualità; oppure si può partecipare al programma per migliorare le proprie doti nell’affrontare il “public speaking”. I programmi sono tutti gratuiti e al momento sono disponibili in inglese, Francese e Arabo e prevedono il rilascio di un badge che ne attesta la partecipazione. Da sottolineare il ruolo fondamentale dei facilitatori: in ogni sessione live, a cui si partecipa, la discussione è moderata da facilitatori del dialogo interculturale formati, che garantiscono uno spazio “safe” (sicuro) per i partecipanti, dove scambiare idee ed esprimere il pensiero critico.

Un’altra facilitatrice del dialogo interculturale, SanjaSillanpää dalla Finlandia, ci racconta la sua esperienza: “Ero scettica la prima volta che ho sentito parlare del dialogo virtuale, poiché pensavo che sarebbe stato difficile stabilire connessioni più profonde tra le persone su una piattaforma online. Mi sono sbagliata, e dopo aver facilitato per due semestri posso vederne il risultato. Per molti, è la prima volta che incontrano giovani di altri Paesi e attraverso la loro partecipazione al programma riescono a rendersi conto che nonostante abbiano una lingua, nazionalità, cultura o religione diverse, condividono molte esperienze e sfide quotidiane.”

Credo che il vero dialogo tra i popoli inizi con l’interazione tra giovani.Come il titolo della rivista kmetro0 “l’Europa a distanza 0”.

di Marjus Ceveli

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