K metro 0 – Baghdad – Migliaia di persone hanno marciato per le strade Bagdad durante la cerimonia funebre per ricordare il generale iraniano, Qassem Soleimani, rimasto ucciso in un raid aereo degli Stati Uniti. “Morte agli Usa”, hanno cantato, in riferimento alla morte del capo della “brigata Al Quds” e delle strategie di sicurezza
K metro 0 – Baghdad – Migliaia di persone hanno marciato per le strade Bagdad durante la cerimonia funebre per ricordare il generale iraniano, Qassem Soleimani, rimasto ucciso in un raid aereo degli Stati Uniti. “Morte agli Usa”, hanno cantato, in riferimento alla morte del capo della “brigata Al Quds” e delle strategie di sicurezza regionale, avvenuta venerdì nei pressi della capitale irachena.
L’Iran ha intanto promesso una risposta alla mossa statunitense, con il presidente Usa, Donald Trump, che ha giustificato l’operazione spiegando come il raid sia stato ordinato per prevenire un conflitto. Il governo ha infatti svelato come Soleimani stesse tramando una serie di attacchi nei confronti delle truppe e degli ufficiali americani, senza però fornire prove concrete. Dal Pentagono, il generale Mark Milley, a capo dell’Ente Consultivo della difesa, ha dichiarato che Washington ha potuto constatare “chiaramente” che Soleimani stesse progettato alcuni atti violenti e che potrebbero comunque avvenire nonostante la sua morte. Trump ha definito il generale iraniano una persona spietata che “ha reso la morte di innocenti la sua passione. Siamo confortati dal fatto che il suo regno di terrore si a finito”. Il tycoon, inoltre, ha avvertito l’Iran sulle possibili ritorsioni, visto che l’esercito Usa avrebbe già “identificato” gli obiettivi iraniani per una contro-risposta. Interpellato sul tema, Milley agli organi di stampa ha detto: “Se c’è rischio di ritorsione? Certamente. Sono in ballo varie ipotesi ma tutto dipende dall’Iran”.
Gli Stati Uniti, come riporta AP, avrebbero agito nella piena autorità legale del presidente, comandante in capo, utilizzando la forza in difesa della nazione, seguendo l’articolo II della Costituzione. Far leva sull’auto-difesa come giustificazione, però, potrebbe creare ancora più minacce per gli americani. Soleimani ha guidato in questi anni gli spostamenti delle milizie iraniane in Iraq, Siria e Libano, anche nella guerra contro lo Stato Islamico. E’ stato anche accusato di esser responsabile per gli attacchi alle truppe americane 2003, durante l’avanzata in Iraq.
Bagdad, che è alleata sia di Washington che di Teheran, ha condannato le azioni degli Usa e le ha definite “un attacco alla sovranità nazionale”. Il parlamento si riunirà per una sessione straordinaria domenica e il governo dovrà gestire le pressioni per l’espulsione delle 5.200 truppe americane che stazionano nel Paese per aiutare a prevenire una resurrezione dell’Isis.
Tra le possibili ripercussioni da parte dell’Iran nei confronti degli Stati Uniti, invece, ci potrebbero essere anche Cyber-attacchi, come ricordato dagli esperti di sicurezza ai microfoni di AP. Gli hacker iraniani, sostenuti dallo stato, sono tra i più abili e aggressivi al mondo e potrebbero iniettare software malevolo per causare disordini sia nel settore pubblico statunitense che in quello privato. Gli obiettivi principali includono impianti manifatturieri, raffinerie di gas e petrolio e sistemi di transito. Per questo i funzionari di cybersecurity Usa starebbero già mettendo in guardia imprese e agenzie riguardo i possibili rischi. Già nel 2012 e nel 2013, in risposta alle sanzioni imposte da Washington, vennero portati avanti una serie di attacchi che mandarono in tilt i siti di alcune delle principali banche degli Stati Uniti, tra cui la Bank of America e non solo, anche i portali della New York Stock Exchange e del NASDAQ furono coinvolt. Due anni più tardi, vennero invece cancellati i dati nei server del Sands Casino di Las Vegas, causando disagi agli hotel e al settore dlle scommesse.
L’Iran sta diventando una potenza al pari della Cina e della Russia sotto questo punto di vista ma non è ancora altrettanto abile nel sabotare infrastrutture critiche. Il vero problema, secondo gli esperti in materia, è che negli Stati Uniti la maggior parte delle compagnie private e delle amministrazioni locali non hanno investito adeguatamente in cybersecurity e risultano quindi altamente vulnerabili.