K metro 0 – New Delhi – In India non si fermano le proteste contro la CAA, la legge sulla cittadinanza approvata il 12 dicembre: in tutto il Paese la tensione resta alle stelle. La legge di cittadinanza che legalizza la presenza degli immigrati di minoranze religiose, esclusa quella musulmana, continua a generare alte tensioni.
K metro 0 – New Delhi – In India non si fermano le proteste contro la CAA, la legge sulla cittadinanza approvata il 12 dicembre: in tutto il Paese la tensione resta alle stelle.
La legge di cittadinanza che legalizza la presenza degli immigrati di minoranze religiose, esclusa quella musulmana, continua a generare alte tensioni. Il primo ministro Modi in un comizio nella capitale ha detto: “Abbiamo approvato questa legge per aiutare chi è perseguitato. Adesso bisogna rispettare i deputati e il parlamento”.
Un’imponente marcia è in corso nella capitale per protestare anche contro l’imposizione dell’articolo 144 del codice penale, un divieto di manifestare e di riunirsi addirittura in più di quattro persone, imposto da questa mattina in varie aree centrali, tra cui la zona che circonda il Forte Rosso.
Una dittatura che usa un processo democratico, rende il fatto ancora più pericoloso. Il contestato provvedimento prevede che possano ottenere la cittadinanza i rifugiati di sei confessioni religiose provenienti dai tre Paesi confinanti con l’India – Pakistan, Afghanistan e Bangladesh – ma esclude i musulmani. Rahul Gandhi, leader dell’Indian National Congress, uscito sconfitto nelle ultime elezioni, ha affermato che “sia la legge che il controverso registro dei cittadini sono armi di polarizzazione di massa usate dai fascisti”.
Per il Primo Ministro Narendra Modi la nuova norma sulla cittadinanza ha seguito tutti i passaggi democratici, “un esempio dell’antica cultura indiana di accettazione, armonia, compassione e fratellanza e non ha conseguenze verso i cittadini indiani, a prescindere dalla loro religione di appartenenza”.