K metro 0 – Parigi – Si inasprisce lo scontro sociale in Francia, dove il braccio di ferro tra sindacati e governo francese sulla riforma delle pensioni si fa durissimo e, mentre centinaia di migliaia di manifestanti scendono in strada, segna una svolta nei metodi con il sabotaggio della rete elettrica che ha lasciato al
K metro 0 – Parigi – Si inasprisce lo scontro sociale in Francia, dove il braccio di ferro tra sindacati e governo francese sulla riforma delle pensioni si fa durissimo e, mentre centinaia di migliaia di manifestanti scendono in strada, segna una svolta nei metodi con il sabotaggio della rete elettrica che ha lasciato al buio almeno 90.000 famiglie e minaccia di essere “più massiccio”.
Se le proteste dei gilet gialli sembrano ormai un ricordo da celebrare in un anniversario, la rabbia dei francesi resta e continua a riversarsi in piazza, convocata per la terza giornata di sciopero nazionale interprofessionale; in 615 mila hanno manifestato in 110 città francesi, secondo i numeri diffusi dal ministero dell’Interno, ma per i sindacati sono almeno il triplo. “E’ stato un grande successo”, ha detto Philippe Martinez, nel commentare i numeri della protesta, che per il sindacato Cgt è di 1,8 milioni di partecipanti. Solo a Parigi, secondo queste stime, si sono mobilitate 350mila persone – 76mila per la prefettura – confluite in un maxi raduno in Place de la Nation, segnato da qualche tafferuglio e disperso dalla polizia con gas lacrimogeni.
Francis Casanova, delegato sindacale Cgt presso il gestore di elettricità Rte, ha parlato di “azioni legate allo sciopero” e che il governo deve “prendere come primo avvertimento” in quanto – se continuerà così – si “esporrà a blackout più massicci”.
Anche a Parigi, circa 2.000 abitazioni sono rimaste senza elettricità nel III e XI arrondissement, dopo i sabotaggi commessi a due riprese lungo il percorso della manifestazione, stando a quanto riferisce il gestore Enedis. Proprio l’ente elettrico ha denunciato “atti dolosi” sui quali dovrà fare luce la magistratura.
La ministra per la Transizione ecologica, Elisabeth Borne, ha “condannato questi fatti inammissibili, contrari ai principi del servizio pubblico e che non hanno niente a che vedere con il diritto di sciopero costituzionalmente garantito”.