K metro 0 – Jobsnews – Roma – Aveva 30 anni ed era da cinque nell’esercito la donna che si è tolta la vita in un bagno della stazione Flaminio della metro A di Roma. Faceva parte del Genio pontieri di Piacenza, era originaria di Capua e da cinque mesi era stata trasferita nella Capitale. Martedì mattina
K metro 0 – Jobsnews – Roma – Aveva 30 anni ed era da cinque nell’esercito la donna che si è tolta la vita in un bagno della stazione Flaminio della metro A di Roma. Faceva parte del Genio pontieri di Piacenza, era originaria di Capua e da cinque mesi era stata trasferita nella Capitale. Martedì mattina era in servizio con una collega presso la stazione, entrambe impegnate nell’operazione ‘Strade sicure’, quando verso le 8.30 le ha detto che si sarebbe allontanata pochi minuti. Da quel bagno non è più uscita: si è sparata un colpo in petto, con la pistola di ordinanza, ed è morta sul colpo. Durante i rilievi, nella stazione, è stato sospeso il servizio della metropolitana.
La notizia del suicidio scatena un’ondata di commozione e qualche polemica. Di “scarsa attenzione verso le divise”, scrive in una nota la senatrice Tatjana Rojc del Pd, e il M5S attacca per bocca dei senatori della Commissione Difesa: “è il quarto suicidio in due anni di militari in servizio nell’operazione Strade sicure dell’esercito italiano. Un fenomeno tragico e inaccettabile che richiede provvedimenti immediati da parte della Difesa a tutela del benessere del personale impiegato in questa come in tutte le operazioni, in patria e all’estero. Una tematica da sempre al centro dell’azione politica del Movimento 5 Stelle che su questo ha condotto indagini conoscitive in Parlamento e proposto leggi sul sostegno psicologico militare”.
La risposta del sindacato militari non si fa attendere: “Dopo anni di indagini conoscitive e inchieste sulla condizione militare questi personaggi ancora chiedono urgenti provvedimenti senza rendersi contro che il male oscuro che oggi ha mietuto un’altra vittima non si combatte con le chiacchiere né con le audizioni dei delegati del Cocer o dei vertici delle Forze armate che, sicuramente, non hanno alcun interesse a rivelare al Parlamento qual è la reale condizione dei militari e più in particolare di quelli impiegati nell’operazione di facciata Strade Sicure”.