K metro 0 – E’ stato introdotto ad ottobre, durante un convegno tenutosi in Italia, un nuovo antidoto per l’overdose da oppioidi. La campagna pubblicitaria recita: “Tieniti pronto. Prendi naxolone. Salva una vita”. Alcuni partecipanti al convegno sono rimasti sorpresi nel riconoscere il logo di Mundipharma, affiliato internazionale di Purdue Pharma – che produce uno
K metro 0 – E’ stato introdotto ad ottobre, durante un convegno tenutosi in Italia, un nuovo antidoto per l’overdose da oppioidi. La campagna pubblicitaria recita: “Tieniti pronto. Prendi naxolone. Salva una vita”.
Alcuni partecipanti al convegno sono rimasti sorpresi nel riconoscere il logo di Mundipharma, affiliato internazionale di Purdue Pharma – che produce uno dei più famosi oppioidi in commercio, l’OxyContin, che sembra abbia causato un’epidemia di overdose in America. “Sei nel mercato dei farmaci che causano dipendenza e overdose, e adesso in quello dei farmaci che curano la dipendenza e l’overdose?”, si è chiesto il Dr. Andrew Kolodny parlando ai microfoni di AP, uno dei maggiori critici di Purdue che ha addirittura testimoniato contro l’azienda in tribunale. “E’ una cosa abbastanza furba, no?”, ha aggiunto. Purdue Pharma si sta preparando ad affrontare una serie di cause e di manifestazioni pubbliche negli Stati Uniti mentre l’azienda affiliata Mundipharma si è estesa all’estero, utilizzando la stessa tattica di vendere oppioidi che danno dipendenza, gli stessi che hanno reso la famiglia Sackler tra le più ricche al mondo. Mundipharma sta quindi cercando di imporre una nuova strategia sul mercato: vendere dall’Europa all’Australia la cura per l’overdose di oppioidi.
Negli Stati Uniti, intanto preoccupano anche i dati riguardanti i suicidi che avvengono nelle prigioni. Un report del Department of Corrections and Community ha sottolineato come il sistema non stia funzionando a dovere e non stia garantendo la sicurezza dei detenuti, in particolare quelli collocati nelle celle di isolamento. Sarebbe infatti cinque volte più probabile che questi ultimi decidano di togliersi la vita rispetto agli altri. Dal resoconto si evince che dei 130 suicidi commessi dal 2004 al 2013 nelle prigioni dello stato di New York, 30 riguardavano prigionieri in isolamento o inseriti in un programma speciale di ‘riabilitazione’. Proprio lo stato in questione starebbe cercando di limitare l’uso dell’isolamento e a inizio anno il governatore Andrew Cuomo ha annunciato un piano per raggiungere l’obbiettivo, limitando il tempo di confinamento a soli 30 giorni.
E in Europa la situazione non è delle migliori. L’Irlanda del Nord, in particolare, secondo quanto riportano il New York Times e l’ Ireland Statistics and Research Agency sarebbe in possesso del tasso di suicidi più alto del Regno Unito, con 18,5 suicidi ogni 100mila persone nel 2017, un dato tra i 15 più alti del mondo. Il tasso per gli uomini risulta più alto al raggiungimento del 30esimo anno di età. La stessa statistica in Gran Bretagna riporta la metà delle morti, 9,2 ogni 10 mila persone. L’Irlanda stessa ha storicamente una percentuale di suicidi alta ma è andata diminuendo negli ultimi anni. La cosa più sorprendente è che il tasso in Irlanda del Nord è raddoppiato da quando i gruppi militanti della regione hanno raggiunto un accordo di pace più di 20 anni fa. Il picco è stato registrato dal 2004 al 2006 ed è stato probabilmente causato dalle modifiche alla prassi di registrazione che ha sincronizzato il Paese con il resto del Paese. Negli anni successivi, i numeri sono andati generalmente crescendo, spingendo i ricercatori ad analizzare il rapporto tra i comportamenti suicidi e gli eventi traumatici causati dal conflitto. Nel 2017, il numero più alto di suicidi si è registrato tra uomini in età comprese tra i 35 e i 44 anni, ovvero coloro i quali sono cresciuti all’ombra della guerra, hanno convissuto con la violenza quotidiana, la migrazione obbligata, la disoccupazione e la povertà.