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Il Generale Gianni Gola sui diritti umani “La comunità internazionale dovrebbe fare molto di più”

Il Generale Gianni Gola sui diritti umani “La comunità internazionale dovrebbe fare molto di più”

K metro 0 – Roma – Il tema dei diritti umani è oggi un campo di battaglia, caldo ed affollato, nel quale si vanno a scontrare, in modo costruttivo e non, le più diverse idee, ideologie e soluzioni, consce da parte di chi le propone, dell’importanza sempre più pregnante che il rispetto dei diritti umani

K metro 0 – Roma – Il tema dei diritti umani è oggi un campo di battaglia, caldo ed affollato, nel quale si vanno a scontrare, in modo costruttivo e non, le più diverse idee, ideologie e soluzioni, consce da parte di chi le propone, dell’importanza sempre più pregnante che il rispetto dei diritti umani svolge nella nostra società.

Questa volta però, non affideremo la discussione della tematica ad un dibattito, bensì ci faremo aiutare dalle esperienze in ambito sportivo e militare, del Generale Gianni Gola, che ha avuto modo di ricoprire sia cariche dirigenziali in ambito sportivo sia civile, ricoprendo la presidenza della Federazione Italiana di Atletica Leggera, e sia in ambito militare (sportivo e non) con l’appartenenza ai corpi delle Fiamme Gialle.

L’intervista con il Generale Gola ha dato modo di enucleare non solo l’importanza dello sport, all’interno dei diritti umani ma anche, per quanto riguarda gli stessi, l’importanza soprattutto operativa che ricoprono i corpi militari italiani.

Generale Gola, in che modo lo sport italiano partecipa ai diritti umani?

Io non posso rispondere a nome dello sport italiano, ma penso che per esperienza si possa affermare, senza enfasi, che nelle migliaia di attività sportive, di tutti i generi, che si svolgono ogni giorno in Italia – da quelle amatoriali a quelle agonistiche, giovanili, assolute, paraolimpiche, eccetera – i diritti umani sono vissuti e rispettati, molto spesso in maniera mirabile. I casi contrari sono rarissimi, e proprio per questo interessano le cronache.

Che differenza c’è tra gli atleti del comparto militare con quelli del comparto sportivo?

Nessuna differenza sul piano pratico. Mentre dal punto di vista formale è chiaro che gli atleti militari sono chiamati ad adeguare i loro comportamenti al loro status e all’uniforme che indossano.

Da Dirigente militare, come vede lei oggi la situazione dei diritti umani?

Se dall’Italia ci trasferiamo al mondo, la mia esperienza di Presidente dello Sport militare internazionale mi ha insegnato che i Paesi in cui i diritti umani non vengono riconosciuti o vengono addirittura calpestati sono purtroppo molto numerosi. La comunità internazionale dovrebbe fare molto di più per questo, soprattutto nelle regioni e nei Paesi in cui queste violazioni sono più gravi e palesi. Sono molto fiero per aver contribuito, molti anni fa, a dare il via a progetti che hanno consentito allo sport militare, in varie parti del mondo, di realizzare iniziative importanti in questo campo.

Quali sono le differenze tra i nostri ragazzi italiani e quelli degli altri Paesi UE in ambito di diritti umani?

Come sappiamo, l’Italia di oggi ha molti problemi. Ma la fortuna dei nostri ragazzi è quella di essere nati in un Paese ricco di storia, umanità, civiltà incomparabili. I riflessi di questo retaggio durano nei secoli e vengono arricchiti da noi oggi. Nonostante le numerose difficoltà, i nostri ragazzi sono aiutati a crescere nel rispetto dei valori portanti dell’Umanità dalle loro famiglie, dai loro insegnanti, dai loro allenatori, dai loro sacerdoti. E’ un’opera silenziosa e “invisibile”, ma concreta, duratura. Nonostante le derive che il disagio giovanile a volte produce, possiamo essere ottimisti per il futuro. E un più forte e capillare sviluppo della pratica sportiva giovanile potrà costituire un prezioso aiuto.

 

di Emmanuel Giuseppe Colucci Bartone

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