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Madrid. Clima: l’incapacità a riconoscere che siamo di fronte ad un’emergenza

Madrid. Clima: l’incapacità a riconoscere che siamo di fronte ad un’emergenza

K metro 0 – Madrid – Alla conferenza stampa di Greta Thunberg a Madrid, a margine della Cop 25, si sono presentati 420 giornalisti. E l’attivista svedese ne ha approfittato per confessare di essere “stanca dell’attenzione implacabile che sta ricevendo dai media” e ha chiesto di dare la possibilità ad altri di fare sentire la

K metro 0 – Madrid – Alla conferenza stampa di Greta Thunberg a Madrid, a margine della Cop 25, si sono presentati 420 giornalisti. E l’attivista svedese ne ha approfittato per confessare di essere “stanca dell’attenzione implacabile che sta ricevendo dai media” e ha chiesto di dare la possibilità ad altri di fare sentire la propria voce, in particolare le comunità indigene. All’evento a La Casa Encendida, nella capitale spagnola, parlando al fianco dell’eminente attivista tedesca, Luisa Neubauer, ha affermato che le loro storie “sono state raccontate più e più volte”. “Non è più necessario ascoltarci”, ha aggiunto. “Sono le persone soprattutto del sud del mondo, in particolare delle comunità indigene, che hanno bisogno di raccontare le loro storie”, ha sottolineato Greta prima di passare il microfono a giovani attivisti provenienti da Stati Uniti, Filippine, Russia, Uganda, Cile e Isole Marshall. La 16enne svedese ha tuttavia sottolineato ancora una volta che “l’impatto del cambiamento climatico non riguarderà solo i bambini di oggi”. “Sta colpendo molte persone, che oggi soffrono e muoiono – ha aggiunto – Ecco perché abbiamo creato questo evento, come piattaforma per condividere storie che dovrebbero essere contati”, ha aggiunto.

A Madrid sono attesi i ministri dell’Ambiente e delle Finanze di più di 190 Paesi per prendere parte ai colloqui ad alto livello, ultima tappa del negoziato sulla dichiarazione finale, che andrà approvata dai governi. In parallelo rispetto alla conferenza ufficiale è in corso il summit della società civile presso l’Università Complutense di Madrid, dal quale stanno venendo fuori voci e proposte di ong, movimenti ambientalisti giovanili, ma non solo, e gruppi indigeni. Stop ai finanziamenti delle energie fossili per ridurre le emissioni di gas ad effetto serra, stop al petrolio nelle aree protette che inquinano acqua e terreni, avvelenando comunità indigene: questi alcuni degli appelli lanciati dai partecipanti al “cumbre social por el clima” e alla “minga indigena”. Le aspettative nella Cop 25 non sono però molto alte né ottimistiche. “Rischiamo di rimanere impantanati in tecnicismi incrementali e di dimenticare di guardare alla foresta per i suoi alberi. Rischiamo di essere delusi dal processo Onu a causa dell’incapacità a riconoscere che siamo effettivamente di fronte ad un’emergenza”, ha commentato Johan Rockstrom, direttore congiunto del Potsdam Institute for Climate Impact Research.

Di fronte a fenomeni meteorologici sempre più estremi e frequenti, oltre ai dati allarmanti contenuti in numerosi rapporti, “risposte all’emergenza climatica non possono più aspettare”, sottolineano ai media diversi scienziati e osservatori, deplorando che il “dibattito politico si focalizza sui dettagli, con ciascun paese interessato a difendere i propri interessi invece di unirsi per decidere di ridurre subito le emissioni e mettersi d’accordo sul traguardo emissioni zero”. Colloqui e negoziati, per ora, si stanno concentrando sull’attuazione dell’accordo di Parigi del 2015, senza prendere in considerazione l’urgenza con la quale il mondo deve tagliare le sue emissioni di gas serra. Del resto, l’ultima bozza di dichiarazione finale, stilata nel fine settimana dai negoziatori, ad oggi non otterrebbe il consenso necessario per essere approvata entro il 13 dicembre. Uno stallo che potrebbe preannunciare un fallimento di Cop 25, in netto contrasto con la crescente consapevolezza e l’attivismo della società civile mondiale, come dimostrato dalla marcia per il clima guidata dalla Thunberg, a cui hanno partecipato più di 500 mila persone venerdì scorso per le strade di Madrid, oltre ai cortei di Extinction Rebellion e altri gruppi nel fine settimana. Per invertire la rotta negoziale e accrescere il livello delle ambizioni politiche, a Madrid c’è molta attesa per il discorso del potenziale candidato alla presidenza Usa, Michael Bloomberg, e ovviamente per quello dell’iconica 16enne svedese. Nel 2020 scadono gli impegni presi a Parigi di riduzione delle emissioni inquinanti per mantenere l’aumento delle temperature sotto la soglia di 1,5-2 gradi. Molti dei Paesi firmatari, quelli più ricchi ed inquinanti, non stanno raggiungendo il traguardo. Nella capitale spagnola un gruppo costituito da Cina, India e Arabia Saudita sta strategicamente aumentando la pressione diplomatica per spingere gli altri a varare anticipatamente nuovi piani ambiziosi, pur sapendo che difficilmente saranno attuabili. Il documento finale di Madrid finirà poi sul tavolo della Cop 26, in agenda nel novembre 2020 a Glasgow. Nel frattempo sono in molti a guardare in direzione di Bruxelles, sperando in un piano verde ambizioso da parte della nuova Commissione Ue, uno “European Green Deal” che possa in qualche modo compensare il fallimento delle trattative Onu.

di Beppe Pisa

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