K metro 0 – Londra – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha spiegato martedì dal meeting tra i leader della Nato a Londra che non interferirà nella campagna elettorale del Regno Unito. Tuttavia, la sua presenza nella capitale britannica ha complicato le cose per il primo ministro, Boris Johnson, e può trasformarsi in
K metro 0 – Londra – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha spiegato martedì dal meeting tra i leader della Nato a Londra che non interferirà nella campagna elettorale del Regno Unito. Tuttavia, la sua presenza nella capitale britannica ha complicato le cose per il primo ministro, Boris Johnson, e può trasformarsi in un vantaggio per i suoi avversari. “Rimarrò fuori dalla questione delle elezioni, non voglio complicare ulteriormente le cose”, ha dichiarato. Ma è già troppo tardi visto che i partiti d’opposizione hanno prontamente criticato la visita del tycoon, molto impopolare in Gran Bretagna, e hanno sottolineato come le parole a sostegno di Johnson e della Brexit siano più dannose che utili. “Credo che Boris sia una persona molto abile e credo che farà un buon lavoro”, ha aggiunto il presidente Usa. Il partito laburista ha colto l’occasione per ricordare come un accordo commerciale tra gli Stati Uniti e il Regno Unito all’indomani della Brexit possa danneggiare il Servizio Sanitario Nazionale, finanziato dallo stato. “Non ci interessa minimamente l’argomento e non vogliamo immischiarci”, ha ribadito Trump agli organi di stampa – nonostante abbia fatto menzione proprio del Servizio sanitario nazionale durante la sua visita in Gran Bretagna di giugno – prima di incontrare il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. Quest’ultimo ha cercato di ricompattare l’alleanza e al termine del colloquio ha parlato così: “La Nato è l’alleanza che ha avuto più successo nella storia perché ha saputo adattarsi ai cambiamenti ed è esattamente ciò che dobbiamo provare a fare in questo momento”.
Ha esordito nel suo primo giorno alla conferenza criticando aspramente le parole del presidente francese, Emmanuel Macron, un tempo uno degli alleati europei più stretti, che ha parlato nelle scorse settimane di “morte cerebrale” dell’alleanza, risultato di una leadership meno robusta degli Stati Uniti con Trump. “Credo sia un insulto particolarmente grave. Non si può andare in giro a fare commenti del genere sulla Nato. E’ irrispettoso”, ha spiegato il presidente Usa. Macron nel faccia a faccia con Trump ha confermato quanto detto e ha anche espresso la propria frustrazione per il ritiro delle truppe americane dalla Siria ad ottobre. I rapporti tra le due nazioni si stanno rapidamente logorando, anche per la questione dei dazi sui beni francesi. Il ministro dell’Economia ha minacciato una “risposta europea decisa” se Washington dovesse scegliere di tassare i formaggi, lo Champagne, le borse e altri prodotti di oltre il 100%. I mercati azionari globali stanno risentendo della situazione. Martedì hanno chiuso in ribasso anche per le nuove tensioni tra Stati Uniti e Cina, con Trump che ha rivelato come il raggiungimento di un accordo commerciale entro fine anno sia altamente improbabile. Dal summit Nato ha infatti ha spiegato che l’unico fattore decisivo è proprio la sua volontà e che non c’è nessuna “deadline” per trovare una soluzione.
Anche in Germania non vedono di buon occhio l’atteggiamento del presidente degli Stati Uniti, che ha ripetutamente criticato Berlino per la spesa militare ancora troppo bassa. La cancelliera tedesca, Angela Merkel, si incontrerà con Donald Trump nelle prossime ore mentre un sondaggio pubblicato da YouGov ha rivelato come il 55% dei cittadini creda che i membri della Nato possano difendersi in autonomia, senza l’aiuto di Washington. La maggior parte degli intervistati, inoltre, crede che gli Stati Uniti debbano, parzialmente o completamente, rimuovere le 30 mila truppe che stazionano in Germania attualmente. Merkel, tuttavia, ha già spiegato la scorsa settimana che il Paese non sarebbe in grado di difendersi da solo e ha promesso di aumentare la spesa militare fino a raggiungere l’obiettivo del 2% del suo prodotto interno lordo “per il 2030”.