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Unicredit. Gli 8.000 tagli si concentreranno in Italia, Germania e Austria

Unicredit. Gli 8.000 tagli si concentreranno in Italia, Germania e Austria

K metro 0 – Roma – Unicredit ridurrà il personale di circa 8.000 unità nell’arco del periodo 2020-2023, mentre l’ottimizzazione della rete di filiali porterà alla chiusura di circa 500 sportelli. È quanto prevede il piano presentato dalla banca oggi, 3 dicembre. Gli 8.000 tagli si concentreranno soprattutto in Italia, Germania e Austria, dove il

K metro 0 – Roma – Unicredit ridurrà il personale di circa 8.000 unità nell’arco del periodo 2020-2023, mentre l’ottimizzazione della rete di filiali porterà alla chiusura di circa 500 sportelli. È quanto prevede il piano presentato dalla banca oggi, 3 dicembre. Gli 8.000 tagli si concentreranno soprattutto in Italia, Germania e Austria, dove il personale verrà ridotto complessivamente del 12% e verrà chiuso il 17% delle filiali. Il nostro Paese appare quindi destinato a sostenere la parte più consistente degli esuberi: degli 1,4 miliardi di euro di costi di integrazione stimati per la loro gestione, infatti, 1,1 miliardi riguarderanno l’Italia (pari al 78% del totale) e solo 0,3 miliardi l’Austria e la Germania. Lo si legge nelle slide sul piano strategico. Prime valutazioni informali del mondo sindacale fissano in oltre 6mila gli esuberi che ci saranno nel Paese, ma le trattative fra la banca e i sindacati devono ancora iniziare.

Unicredit ridimensiona anche la sua partecipazione in Turchia, Paese alle prese con una difficile situazione economica e finanziaria. Dopo le indiscrezioni c’è l’annuncio ufficiale: il gruppo guidato da Jean Pierre Mustier ha sciolto della joint.venture con la famiglia Koc, con cui controllava all’82% di Yapi Kredit. la terza banca turca, scendendo al 31,93% nel capitale dell’istituto, mentre Koc holding sale al 49,99%, di cui il 40,95% tramite Kfs e il 9,04% in modo diretto. Il restante 18% circa delle azioni di Yapi continuerà ad essere quotato alla Borsa di Istanbul. Resta da capire se questo sarà solo un ridimensionamento o il primo passo dell’addio al Paese.

Il comunicato di Unicredit mostra al contrario un progetto imperniato sulla crescita e sulla larghissima diffusione del digitale. Per il 2019, si legge nella nota diffusa dal gruppo bancario, il gruppo ha deciso di raddoppiare la distribuzione di capitale prevista dal precedente piano al 40%, di cui il 10% attraverso buy-back e il 30% con dividendi. Unicredit punta infatti a creare 16 miliardi di valore per gli azionisti nell’arco del piano 2020-2023.

Il nuovo Piano industriale preoccupa ovviamente la Fisac Cgil. “Il numero di esuberi è sproporzionato rispetto agli obiettivi”, secondo il segretario di coordinamento Fisac Cgil del Gruppo Luca Dapporto e la segretaria nazionale con delega al Gruppo Susy Esposito. “Non è credibile che un così netto taglio degli organici venga giustificato da un piano industriale di crescita organica. Non vorremmo che questa cura dimagrante sia il preludio a scenari di aggregazioni europee che allontanino Unicredit dell’Italia. Per noi, la testa del gruppo deve restare italiana ed Unicredit deve continuare a garantire il sostegno all’economia del nostro Paese”, viene sottolineato dalla Fisac.

“Crediamo che in realtà gli unici veri esuberi della banca siano il Ceo Jean Pierre Mustier e il management che ha ideato un progetto senza visione industriale e di prosperità e sradica la banca dal tessuto sociale e territoriale in cui opera, con la promessa di enormi dividendi per gli azionisti da conseguire grazie a forti penalizzazioni per le lavoratrici e i lavoratori, chiusure di 500 filiali e pesanti ricadute occupazionali”, sottolinea invece il segretario generale della Uilca, Massimo Masi “Siamo pronti a qualsiasi iniziativa di opposizione – ribadisce Masi – e non permetteremo che inquini il confronto con Abi per il rinnovo del contratto nazionale dei bancari”.

Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini annuncia una dura battaglia: “Diciamo no e diciamo basta. Il lavoro non può più essere considerato una merce che si prende quando serve e si butta quando fa comodo. Unicredit annuncia 8mila esuberi e intanto distribuisce dividendi e chiude i primi nove mesi dell’anno con un utile di 4,3 miliardi”. Secondo Landini “questo non è fare impresa, è essere irresponsabili. Non lo possiamo accettare. Il governo non può accettarlo. Prima di aprire un gravissimo conflitto Unicredit riveda tutto”.

Sul tema è intervenuta anche la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo: “Vedremo di capire cosa sta avvenendo e di intervenire nel caso ci dovessero essere degli esuberi – ha detto -. Il nostro obiettivo non è intervenire in emergenza, ma prevenire in qualche modo le crisi. Ad esempio, attraverso un osservatorio sul mercato del lavoro che inizia a studiare quali sono i settori in Italia nei quali si investe e quali sono i settori in sofferenza, anticipando così le crisi”.

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Nino Battaglia
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