K metro 0 – Sassari – Dopo le disavventure dell’ultimo periodo, che hanno costretto il ricercatore indipendente sardo a rimandare la sua conferenza in Gallura, sono arrivate diverse richieste a Leonardo Melis e inviti per conferenze ad Arbus, Iglesias, ed altre città; fra queste, finalmente, Sassari, ospite del circolo culturale “Il Gazebo”. Il libro “Shardana
K metro 0 – Sassari – Dopo le disavventure dell’ultimo periodo, che hanno costretto il ricercatore indipendente sardo a rimandare la sua conferenza in Gallura, sono arrivate diverse richieste a Leonardo Melis e inviti per conferenze ad Arbus, Iglesias, ed altre città; fra queste, finalmente, Sassari, ospite del circolo culturale “Il Gazebo”.
Il libro “Shardana i popoli del mare” approda quindi in quella che viene considerata la “capitale della cultura” in Sardegna. Sassari, da sempre sensibile alle attività culturali, accoglie Melis e la sua divulgazione storica, certamente non da tutti condivisa (non è un accademico) eppure foriera di un interesse non comune. Per Melis, i Sardi appartengono a una delle tribù dei popoli del mare, denominata genericamente “fenicia” ma che in realtà sarebbe stata una confederazione di tribù di razziatori, commercianti e navigatori. Il mondo antico non sarebbe stato lo stesso se questi navigatori provenienti dal Medio Oriente non avessero viaggiato in Grecia, nel Mediterraneo e persino nel Baltico, formando quelle che poi sarebbero diventate le civiltà più famose: Greci, Etruschi, Scandinavi, etc. La Sardegna rappresenterebbe quindi, a pieno titolo, l’ultimo laboratorio culturale che conserva la presenza di questa antica cultura cosmopolita. Un retaggio che viene, a vario modo, ignorato dalle istituzioni nazionali, poiché considerato locale, ma anche da quelle isolane, spesso troppo ansiose di proiettarsi sempre al di là del regionalismo culturale e politico. In un momento storico in cui, in favore dell’Europa prima e del mondialismo poi, si mette in discussione il valore dei dialetti, della storia locale, delle tradizioni regionali, non stupisce che uomini e donne che parlano di tutto ciò vengano visti come arretrati e impreparati, in cerca di una qualche notorietà. Eppure, ci si chiede se la responsabilità sia dei dotti, che non riescono a farsi ascoltare, interessando il grande pubblico alle loro verità, oppure dei presunti “impreparati”, che invece riescono ad affascinare il pubblico, facendolo, a loro volta, affascinare alla storia.
di Alessandro Tonucci
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