K metro 0 – Roma – Ci accoglie in una domenica piovosa nel suo studio romano. La stanza è piena di libri, quadri, oggetti da collezione. Al contrario di ciò che ci si aspetterebbe in un ambiente di studio, tutto è ben riposto, pulito e ordinato, in barba a quelli che vogliono far coincidere disordine
K metro 0 – Roma – Ci accoglie in una domenica piovosa nel suo studio romano. La stanza è piena di libri, quadri, oggetti da collezione. Al contrario di ciò che ci si aspetterebbe in un ambiente di studio, tutto è ben riposto, pulito e ordinato, in barba a quelli che vogliono far coincidere disordine e genio.
Danilo Campanella non è nulla di tutto questo. Tenta di mantenere un profilo basso, ma i riconoscimenti e i premi che lo circondano parlano per lui. E poi le foto, lui assieme a personaggi famosi: filosofi, giornalisti, scrittori, politici, papi. Un mondo dentro il mondo. Ma non si ritiene un mondano. Gli interessano gli studi, in particolare quelli sull’esoterismo, a cui ha dedicato con profitto molti anni di lavoro. Ci dice che “la storia e la filosofia sono alla base della conoscenza, e che tutto ciò che è nascosto, misterioso e sconosciuto, ha sempre una base razionale e misurabile, anche se molti guadagnano nel farci credere l’opposto”. L’autore ci apre le porte del suo “laboratorio”, fatto di libri (molti dei quali antichi), enciclopedie, riviste, vocabolari, ma anche fotografie di persone e luoghi che egli ha conosciuto personalmente. “Non si può stare col naso dentro i libri” ci dice lo scrittore mentre ci prepara un caffè, “bisogna toccare con mano, viaggiare. Ma ciò presuppone una preparazione, una conoscenza teorica che sta alla base di ogni altra conoscenza. Soltanto quando si conosce la storia possiamo fare tesoro di nuove esperienze”.
Lo scrittore è salito alla ribalta per la sua trilogia pubblicata due anni fa dalla Tau Editrice e tutt’ora nelle librerie. I suoi testi “Occultismo” e gli altri della serie trattano dei grandi temi che, dall’antichità fino ai giorni nostri, ruotano attorno a maghi e streghe, fantasmi, medium, esorcisti, posseduti, ma anche angeli e demoni. Partendo dalla storia e dalla filosofia, è andato ad approfondire quelle conoscenze che, nelle varie epoche della storia umana, sono state definite a vario titolo come “occulte”. Dopo averci raccontato di quando gli venne dato uno scontrino fiscale con il numero “666”, e di quando rivelò a una barista un segreto che soltanto lei poteva sapere, causando lo stupore di tutti i presenti, Campanella ci svela alcuni “segreti” occulti: “Il segreto sta nelle parole. Avete sentito parlare delle parole magiche? Ecco. Il segreto sta nell’origine delle parole, nel loro significato. Se io vi dico latronis, o latro, sostantivo maschile di terza declinazione, voi potrete pensare che significhi in latino ladro, o qualcosa di simile. Invece i romani descrivevano con questo appellativo non solo i briganti ma anche i mercenari e i partigiani. La maggior parte dei cosiddetti specialisti fanno corsi, lezioni, tutorial su come evocare questo o quello spirito, parlare coi defunti, tracciare un pentacolo per un corretto rituale, ed altre cose assolutamente inutili per tutti, tranne che per le loro tasche. Il vero segreto è nel ricercare l’origine di una parola, partendo dal suo significato, ad esempio, in greco antico, aramaico, o masoretico … e scopriamo che la storia assume tutto un altro sapore. Così come le scienze occulte, che sono tali soltanto per chi non le conosce. Anche la chimica è occulta se non ne conosciamo i processi”. Il primo libro di Danilo Campanella sull’argomento dal titolo “Occultismo, l’attualità di un mito, la presenza dell’ignoto” ha venduto così tanto che è in ristampa. Un unicum, in questo periodo in cui sempre meno persone leggono.
Gli chiediamo quale sia il suo segreto: “Anche qui, non credo si possa parlare di segreto ma di metodo. Amo scrivere per tutti, anche se mi rendo conto che certe cose saranno sempre per una nicchia. Eppure, cerco di essere semplice e chiaro nell’esposizione. Se non riesci a far capire quello che vuoi dire a un bambino di sei anni significa che non l’hai capito nemmeno tu. Io faccio così”. Tra i tanti oggetti da lui conservati scorgiamo anche qualche bacchetta, pendolino, statuine, pendagli “ricordi di viaggio o regali” ci dice, e gli chiediamo se crede alle magie. Ci risponde scherzando: “Le magie le fanno solo le streghe e gli omeopati”, sorride. Gli chiediamo a cosa stia lavorando in questo momento. Ci risponde che il suo ultimo lavoro ha per oggetto nientemeno che la Bibbia: “Sono molti anni che raccolgo materiale e credo sia venuto il momento di mettere insieme le cose. Tutti i testi antichi, e la Bibbia è uno di questi, ci parlano di un mondo lontano e misterioso che sarebbe il caso di approfondire, conoscerlo alla radice. Potremmo stupirci di quante cose ci siano passate sotto il naso senza che noi ce ne accorgessimo”. Gli chiediamo se ciò che ricerca abbia una qualche importanza nel presente: “Conoscevo un tale a cui dissero di essere figlio naturale di un diverso padre. A lui non importò nulla, fin quando, assieme all’identità del padre biologico, non gli parlarono anche di una cospicua eredità. Ecco, conoscere le nostre origini significa aprirci a nuovi sviluppi, anche concreti, per condurre la nostra vita. Certe notizie, storie, intuizioni, ci segnano”. Prima di lasciarlo, ringraziandolo per quell’incontro, gli chiediamo come sia finita per quel tale: “Non ne so molto, tranne che è rimasto con la sua famiglia adottiva. Ma sono tutti molto più ricchi di prima”. Conclude, sorridendo.
di Anita Colombaro