K metro 0 – Tel Aviv – Il Kahol Lavan, il partito di opposizione guidato da Benny Gantz, ha chiesto le dimissioni del primo ministro Benjamin Netanyahu a seguito della sua incriminazione per corruzione, frode e abuso d’ufficio. Netanyahu è stato incriminato per corruzione, frode e abuso d’ufficio, nell’ambito di tre diverse inchieste. Ieri il
K metro 0 – Tel Aviv – Il Kahol Lavan, il partito di opposizione guidato da Benny Gantz, ha chiesto le dimissioni del primo ministro Benjamin Netanyahu a seguito della sua incriminazione per corruzione, frode e abuso d’ufficio. Netanyahu è stato incriminato per corruzione, frode e abuso d’ufficio, nell’ambito di tre diverse inchieste. Ieri il procuratore Mendelblit ha parlato di una decisione sofferta, sottolineando però che “l’applicazione della legge non è una scelta, non è una questione di destra o sinistra”. Il procuratore ha aggiunto che “le indagini sono state condotte su prove e testimonianze dettagliate” e che “niente è stato tralasciato”.
Il leader del Likud è accusato di aver elargito favori a un editore e al presidente di una delle maggiori compagnie di telecomunicazioni del Paese in cambio di una copertura mediatica favorevole, e di aver ricevuto regali da due facoltosi produttori cinematografici e amici in cambio di favori. La decisione della giustizia israeliana arriva dopo quattro giorni di incontri con il team di avvocati della difesa del primo ministro, a ottobre, a cui ha poi fatto seguito un mese di lavori nell’ufficio del procuratore. Ieri sera, Netanyahu ha definito le incriminazioni a suo carico un “tentativo di colpo di stato”, sottolineando che non si dimetterà e che non è legalmente tenuto a farlo. Subito dopo la decisione non si sono fatte attendere le reazioni della politica israeliana.
Gantz, principale sfidante del premier alle elezioni di settembre, ha detto alla stampa: “Israele non sta andando incontro a un colpo di stato, piuttosto vediamo un attaccamento alla poltrona. Netanyahu ha dimostrato oggi che deve abbandonare il suo posto e concentrarsi sulle questioni legali che lo riguardano”. Le incriminazioni a danno del premier arrivano in un momento molto delicato per la politica israeliana. Mercoledì Benny Gantz ha annunciato di non essere riuscito a creare una coalizione di governo con la complessa maggioranza in Parlamento emersa dopo le due votazioni di aprile e settembre. Il tentativo di Gantz seguiva quello dello stesso Netanyahu, sempre risoltosi in un nulla di fatto.
In una nota, i laburisti hanno chiesto al Likud, il partito del premier, “di avere pietà di Israele” e premere su Netanyahu affinché si dimetta in modo da evitare una terza elezione che, hanno sostenuto, servirà solo “ai personali interessi legali del premier”. Il Movimento per la qualità del governo, organizzazione che si definisce apolitica, ha annunciato una grande manifestazione pubblica il 30 novembre per “estromettere” Netanyahu. Da destra, il ministro degli esteri, Israel Katz – figura chiave del Likud – ha espresso appoggio a Netanyahu. “Israele – ha detto – è uno stato di diritto e la presunzione di innocenza vale per ogni persona e certamente per il premier”.
Rivoluzione a Tel Aviv, bus passa anche di sabato
La laica Tel Aviv si scrolla di dosso vincoli imposti da sempre da governi condizionati da partiti confessionali e stasera scriverà “una pagina di storia” mettendo a disposizione dei suoi cittadini trasporti pubblici anche durante lo ‘Shabbat’, il riposo sabbatico.
Finora treni ed autobus cessavano gradualmente le attività nel pomeriggio del venerdì per riprendere il sabato sera. Ma da oggi, su iniziativa del sindaco laburista Ron Huldai, gli abitanti di Tel Aviv privi di mezzi privati potranno raggiungere popolosi sobborghi della città – e viceversa – grazie a minibus gratuiti, che passeranno ogni mezz’ora.
“La possibilità di muoversi da un punto all’altro durante il fine settimana – ha osservato Huldai – è un diritto fondamentale”. La nuova rete di trasporti metropolitani è stata creata, ha spiegato, per venire incontro alle esigenze di chi finora soffriva per la mancanza di trasporti pubblici di sabato.
Immediate – ma molto misurate – le proteste delle forze politiche religiose. Alle fermate degli autobus di Tel Aviv sono stati apposti vistosi cartelli di protesta in cui veniva ricordato che anche i fondatori del sionismo laico “avevano bene a mente l’importanza che in pubblico fosse rispettato il riposo sabbatico”. Un appello in tal senso – hanno aggiunto – fu lanciato il secolo scorso anche dal primo sindaco della città laica per antonomasia, Meir Dizengoff.
In rioni a maggioranza religiosa è stato lanciato un appello accorato a scendere in strada, al termine delle preghiere, per intralciare il transito dei minibus del municipio. Ma quest’ultimo ha già fatto sapere che gli itinerari sono stati concepiti in modo da evitare il transito attraverso aree omogenee religiose. La speranza – conclude il municipio – è che la iniziativa faccia scuola e prenda piede anche altrove in Israele. Alle porte di Tel Aviv il comune di Ramat Gan ha già iniziato un progetto analogo settimane fa. Anche i comuni di Natanya, Tiberiade e Shoham sembrano in procinto di seguire l’esempio.