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Il rapporto Caritas: 5 milioni di poveri e cresce l’indigenza tra gli operai

Il rapporto Caritas: 5 milioni di poveri e cresce l’indigenza tra gli operai

K metro 0 – Roma – Troppe volte, sedotti dal prurito della curiosità, ci lasciamo attrarre da chi urla “più forte e più arrabbiato” e dimentichiamo l’essenziale: “inseguiamo le nuvole che passano e perdiamo di vista il cielo”. Usa un’immagine molto suggestiva papa Francesco per parlare del nostro atteggiamento nei confronti dei più bisognosi, durante

K metro 0 – Roma – Troppe volte, sedotti dal prurito della curiosità, ci lasciamo attrarre da chi urla “più forte e più arrabbiato” e dimentichiamo l’essenziale: “inseguiamo le nuvole che passano e perdiamo di vista il cielo”. Usa un’immagine molto suggestiva papa Francesco per parlare del nostro atteggiamento nei confronti dei più bisognosi, durante la Terza Giornata Mondiale per i Poveri.

I poveri, afferma Francesco, sono i “portinai del cielo”, perché al Cielo facilitano l’accesso: “Sono il nostro tesoro, il tesoro della Chiesa. Ci dischiudono la ricchezza che non invecchia mai, quella che congiunge terra e Cielo e per la quale vale veramente la pena vivere: l’amore”. Allora, esorta, anziché provare fastidio quando li sentiamo bussare alle nostre porte, possiamo “accogliere il loro grido di aiuto come una chiamata a uscire dal nostro io”. Dopo la messa e l’angelus della domenica, Bergoglio apre le porte dell’Aula Paolo VI per pranzare con 1500 poveri: una “riunione di amici”, dice ringraziando e benedicendo tutti. Anche il menu è accogliente per chi deve rispettare prescrizioni religiose: niente carne di maiale, ma lasagnetta, bocconcini di pollo alla crema di funghi e patate, dolce, frutta e caffè.

In Italia risultano oggi in uno stato di povertà assoluta 1milione 800mila famiglie (il 7,0% dei nuclei familiari), per un totale di oltre 5 milioni di individui (l’8,4% della popolazione). I dati appaiono pressoché stabili se confrontati con quelli dell’anno precedente; nel 2017, infatti, l’incidenza si attestava al 6,9% per le famiglie e all’8,4% per gli individui. Pur arrestandosi la crescita in termini percentuali – evidenzia il Rapporto – il numero dei poveri in valore assoluto è di fatto ancora ai massimi livelli dal 2005, anno a partire dal quale è disponibile la serie storica. La tanto attesa inversione di tendenza anche nel 2018 non si è dunque realizzata: i livelli di indigenza attuali sono ben distanti da quelli conosciuti prima della crisi economica, che appaiono difficilmente ripristinabili: dal 2007 il numero dei poveri ha registrato un incremento del 181% (+121% sulle famiglie). Dal 2015, superati gli anni più bui della crisi (coincidenti in modo particolare con il biennio 2012-2013), la nostra economia ha iniziato a registrare piccoli segnali di “risalita” (dell’ordine per lo più di punti decimali) e che fino al primo semestre 2018 risultavano abbastanza consolidati. Ad esempio, nell’ultimo anno in Italia diminuisce il tasso di disoccupazione complessivo, che passa dall’11,2% al 10,6% (valore ancora molto distante dagli anni pre-crisi quando si attestava al 6,1%); sempre sul fronte lavoro, risulta in leggero calo anche la quota di famiglie che vivono in condizioni di bassa intensità lavorativa che scende dall’11,8% all’11,3%4. Ci sono poi da annoverare l’incremento del PIL pro-capite, che raggiunge quota 29.100 euro (dai 28.400 del 20175) e il calo dell’incidenza dei Neet, che passa dal 25,5% al 24,8%. In linea con tali trend positivi risulta anche il dato relativo alla grave deprivazione materiale: nel 2018 la percentuale di coloro che sperimentano situazioni di grave deprivazione è pari all’8,5%, contro il 10,1% di un anno prima.

Rapporto Caritas, cresciuta del 624% l’incidenza della povertà assoluta tra gli operai

“Colpisce e allarma il confronto tra la situazione delle famiglie di operai di oggi con quella antecedente al 2008: tra loro, in soli dieci anni, l’incidenza della povertà assoluta è aumentata del 624% (passando dall’ 1,7% del 2007 al 12,3% di oggi)” denuncia il Rapporto Caritas sulla povertà. “Ciò – rileva l’indagine – può attribuirsi alla mancata crescita dei salari di questi anni, un fenomeno globale esploso con la crisi economica e di fatto rimasto pressoché irrisolto negli strascichi della grande recessione, che ha generato una stagnazione della produttività e un boom di lavoratori a tempo parziale (sottoccupazione, part-time involontario, ecc.). Nel nostro Paese, secondo una ricerca realizzata dall’ETUI (The European Trade Union Institute), tra il 2009 e il 2018 i salari reali sono calati del 2%, dopo essere cresciuti del 7,3% fra il 2000 e il 2009. E in tal senso l’Italia risulta essere tra i fanalini di coda dell’Europa, con una flessione appena al di sotto di quella di Spagna, Croazia, Portogallo, Cipro e Grecia. I dati sui salari dimostrano chiaramente come spesso anche quando si registrano segnali di crescita economica, i benefici reali tra i lavoratori e la popolazione non sono mai così immediati. E i nuclei di operai – quelli che stanno pagando più pesantemente gli effetti della grande recessione- sono realmente ancora molto lontani dallo sperimentare cenni di ripresa”.

di Beppe Pisa

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