K metro 0 – New York – Più di 400 pagine tra documenti interni e manuali che descrivono il giro di vite della Cina contro le minoranze etniche musulmane nella regione di Xinjiang, prendendo di mira gli uiguri, ma anche i kazaki rinchiusi in campi di prigionia o nelle carceri. A pubblicarli il New York
K metro 0 – New York – Più di 400 pagine tra documenti interni e manuali che descrivono il giro di vite della Cina contro le minoranze etniche musulmane nella regione di Xinjiang, prendendo di mira gli uiguri, ma anche i kazaki rinchiusi in campi di prigionia o nelle carceri.
A pubblicarli il New York Times, che ha ottenuto anche dichiarazioni del presidente Xi Jinping, il quale nel 2014 parlò di “nessuna pietà” nei confronti degli uiguri. Dai documenti trapela anche la volontà di Pechino di allargare le restrizioni all’islam ad altre parti della Cina. Il governo descrive i suoi sforzi nello Xinjiang come una campagna per contenere l’estremismo, ma i file documentano una campagna spietata: gli sforzi del partito per organizzare gli arresti di massa.
Insomma, la più grande fuga di notizie da Pechino, da decenni. Ma si parla anche di un manuale distribuito alle forze dell’ordine della regione dello Xinjiang che spiega agli studenti, in visita alle loro famiglie, perché i loro cari fossero spartiti da casa. Già alla stazione, al rientro dal semestre scolastico, gli studenti venivano avvicinati e veniva spiegato loro che i genitori si trovavano in “scuole di addestramento” del governo e che quindi non potevano vederli.
I campi di reclusione – emerge dai documenti – sono aumentati dal 2016 con la nomina di Chen Quanguo a nuovo capo del partito per la regione di Xinjiang. – poi, nel 2017, – “il partito ha aperto oltre 12.000 indagini sui membri del partito nello Xinjiang per infrazioni nella “lotta contro il separatismo”, oltre 20 volte la cifra dell’anno precedente, secondo le statistiche ufficiali”.
Lo scorso ottobre Ilham Tohti, ex docente uiguro di economia internazionale, in carcere dal 2014, con l’accusa di istigamento al separatismo, ha ricevuto il Premio Sacharov per la libertà di pensiero da parte del Parlamento Europeo, mentre il 30 settembre aveva già ricevuto il Premio Václav Havel, per i diritti umani da parte dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa.
Le due onorificenze arrivano a seguito di mesi di sensibilizzazione alla questione uigura da parte della società civile e della comunità accademica internazionale, mossa dalle testimonianze dirette (raccolte principalmente da Radio Free Asia) sull’istituzione dei cosiddetti “campi di rieducazione” nella regione.
Dal 2018 sono numerose le segnalazioni da parte delle Nazioni Unite e di organismi come Amnesty International che mostrano come il governo cinese abbia trasformato la regione in “un enorme campo rieducazione”.
Importante il report dell’Unione Europea del gennaio 2019 dove si evidenziano “e profonde preoccupazioni dell’UE sui diritti umani nello Xinjiang, anche in relazione alla detenzione di massa, alla rieducazione politica, alla libertà religiosa e alle politiche di sinicizzazione”. Negli ultimi tre anni qui si è passati a un controllo sempre più massiccio delle persone, soprattutto tramite l’uso del riconoscimento facciale. Nella regione si contano quasi 1000 campi di “rieducazione”, dove, periodicamente, vengono inviati decine di migliaia di persone per facilitare la loro assimilazione nel tessuto socioeconomico della Repubblica Popolare. Il governo cinese seleziona accuratamente i visitatori nella regione e spinge affinché in Occidente e nelle istituzioni internazionali nessuno parli dello Xinjiang.
Lo Xinjiang è una regione autonoma della Cina nordoccidentale tra le più grandi della Cina: si trova tra Mongolia, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Afghanistan, Pakistan, India, la regione autonoma del Tibet e le province del Qinghai e del Gansu. Lo status di regione autonoma le garantisce un proprio governo locale e una maggiore autonomia legislativa rispetto alle province cinesi. Lo Xinjiang, ceduto dal Guomindang alle forze comuniste durante la guerra civile del 1949, ha acquisito lo status di regione autonoma nel 1955, per la presenza sul territorio della minoranza uigura, uno dei cinquantasei gruppi etnici riconosciuti dal Partito Comunista Cinese (PCC).