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Rassegna stampa europea. Spagna. Gran Bretagna, la campagna elettorale. Francia contro l’islamofobia. Turchia, rispedisce i jihadisti catturati

Rassegna stampa europea. Spagna. Gran Bretagna, la campagna elettorale. Francia contro l’islamofobia. Turchia, rispedisce i jihadisti catturati

K metro 0 – Parigi – Autunno elettorale in Spagna e Gran Bretagna. In Spagna si è votato per le legislative domenica 10 novembre, mentre in Gran Bretagna si voterà il prossimo 12 dicembre e la campagna elettorale appare feroce, concentrata su grandi temi, come la scuola, la sanità e la Brexit. In Francia si

K metro 0 – Parigi – Autunno elettorale in Spagna e Gran Bretagna. In Spagna si è votato per le legislative domenica 10 novembre, mentre in Gran Bretagna si voterà il prossimo 12 dicembre e la campagna elettorale appare feroce, concentrata su grandi temi, come la scuola, la sanità e la Brexit. In Francia si marcia contro i rischi legati all’esplosione dell’islamofobia. In Turchia, si fanno sentire le minacce del presidente Erdogan all’Europa dopo l’invasione militare del Rojava. Questi i temi caldi della stampa internazionale.

“E adesso che si fa?”, titola El Paìs, dopo i risultati elettorali di domenica sera, che hanno consegnato la vittoria al Psoe, i socialisti, anche se in flessione rispetto alla passata tornata del 28 aprile scorso. La vicepresidente del governo uscente, Carmen Calvo ha affermato che Pedro Sanchez farà subito una proposta per sbloccare la fase di impasse politica in cui è caduta la Spagna dopo quattro elezioni consecutive nel giro di pochi anni. Il segretario organizzativo del Psoe, José Luis Ábalos, ha detto, nel corso di una conferenza stampa: “non sappiamo cosa faranno coloro che bloccano. Hanno una nuova opportunità, perché non vi è alcuna alternativa. Tuttavia, noi siamo speranzosi, saremo proattivi”. Ed ha scartato un patto con i popolari: “non lavoreremo ad un governo di grande coalizione, con una destra che non si assume le sue responsabilità”. Anche Vox, il partito di estrema destra che di fatto ha vinto queste elezioni, passando da 24 a 55 seggi, riunisce il suo esecutivo, ed è convinto che nessun governo sia possibile.  Le due uniche opzioni possibili, scrive ancora El Paìs, nelle quali i separatisti catalani non condizioneranno il nuovo governo, saranno la formazione di un patto tra socialisti e popolari (208 seggi) oppure un accordo tra le formazioni non indipendentiste, i socialisti e Ciudadanos (180 seggi). La formazione del nuovo governo si è del tutto complicata, come mai. Certo, aggiunge il quotidiano spagnolo, vi sono più formule aritmetiche che renderebbero possibile la nuova investitura di Pedro Sanchez, ma le maggioranze sono politicamente insostenibili. A esempio, Sanchez potrebbe essere investito, ma dovrebbe chiedere i voti dei 10 deputati di Ciudadanos, cosa complicata dal fatto che quest’ultimo difficilmente si unirebbe in una coalizione con Unidas Podemos e i nazionalisti baschi. L’altra opzione, simile a quella che saltò nello scorso luglio, necessiterebbe del voto favorevole di Unidas Podemos, PNV e delle varie formazioni piccole, più l’astensione di ERC. El Paìs conclude che, nei fatti, l’unico governo possibile uscito dalle urne di domenica scorsa 10 novembre nascerebbe da un accordo di grande coalizione tra i socialisti e i popolari, anche se, come si è detto, il Psoe nega la volontà di aprire un tavolo di confronto col Ppe. Insomma, in Spagna si è aperta una nuova stagione di incertezza politica.

In Gran Bretagna ferve la campagna elettorale. Protagonista in questa settimana il Labour Party, con una proposta che ha fatto molto rumore a Londra: la promessa di una “migrazione guidata” dopo la Brexit. Ne parla il Guardian, che scrive: “un governo laburista introdurrà una migrazione guidata per i cittadini della Ue in caso di Brexit, ha detto la ministra ombra agli Esteri, Emily Thornberry. Il coordinatore della campagna elettorale laburista Andrew Gywnne, ha ribadito che il Labour cercherà di accentuare un reciproco accordo con la Ue”. In un articolo apparso invece sul Times, il ministro conservatore Michael Gove ha sostenuto che un governo a guida Corbyn metterebbe in piedi “una forte pressione sui servizi pubblici attraverso la libertà di movimento, definendo l’idea estrema, pericolosa e senza legame col popolo britannico”. A Radio5 live della Bbc, la stessa Thornberry ha precisato che se “un governo laburista lasciasse la Ue, la politica migratoria post-uscita dovrà includere i controlli sui cittadini Ue, anche se non affrontano alcuna restrizione oggi nel Regno Unito”. Il punto è che, scrive ancora il Guardian, i laburisti riflettono sull’esito che potrebbe avere l’assenza di regole per i cittadini Ue in caso di secondo referendum sulla Brexit. “Porterebbe un vantaggio all’opzione contraria al remain?”, si chiedono i laburisti. La ministra ombra ribadisce: “se lasciamo l’Unione europea, allora ciò che vogliamo è di avere regole giuste e migrazione guidata. Ma a coloro che sono già qui garantiremo che gli sarà consentito di stabilizzarsi”. L’accordo che i laburisti vogliono siglare con la Ue, aggiunge la ministra ombra, “è un accordo nel quale restiamo nell’unione doganale e possiamo essere aperti al mercato unico, al fine di massimizzare le opportunità per l’occupazione e l’economia. Ovviamente, se fossimo nel mercato unico avremmo bisogno di aderire a tutte le regole, proprio a partire dalla libertà di movimento. È una delle cose aperte al negoziato. Ecco perché pensiamo che ciò che va fatto è il miglior negoziato possibile, anche per lasciare la Ue”.

Il quotidiano francese Le Monde dedica alla Turchia un’inchiesta assai interessante sulla minaccia del presidente turco Erdogan di rispedire nei paesi d’origine i jihadisti stranieri catturati in Siria. Undici francesi, un americano, dei tedeschi, e così via, come ha annunciato Ankara. “Un terrorista americano è stato deportato dalla Turchia dopo aver compiuto tutti i passaggi necessari”, ha dichiarato Ismail Catakli, portavoce del Ministero dell’Interno turco, senza però precisare verso quale destinazione. Secondo lui, due altri jihadisti, un tedesco e un danese, dovranno essere rispediti verso i loro paesi. Altri sette “terroristi stranieri di origine tedesca saranno deportati in questa settimana”, ha aggiunto. A altri quindici seguiranno la stessa sorte: undici francesi, due tedeschi, due irlandesi. Inoltre, scrive Le Monde, la tv pubblica turca TRT Haber sostiene che il governo si preparerebbe a rimpatriare bel 2500 attivisti, la maggioranza dei quali verso i paesi della Ue, e che 813 jihadisti presunti sono attualmente in attesa di espulsione in dodici centri di detenzione. Il presidente turco Erdogan, conclude Le Monde, aveva annunciato venerdì che la Turchia aveva catturato 287 persone fuggite dalle prigioni per i membri del Daesh in Siria dopo l’offensiva di Ankara. “Siamo in attesa di capire cosa faranno i paesi europei”, scrive Le Monde.

Il quotidiano francese Liberation si diffonde invece sulla manifestazione contro l’islamofobia a Parigi. Tante migliaia di persone vi hanno partecipato, scrive Liberation, 25mila secondo gli organizzatori, e tante famiglie. Liberation intervista alcune donne che parlano di un clima ormai “degradato, non si tratta più di stereotipi e altri pregiudizi, né di pensieri o parole, ma di azioni criminali”. Per Saïda, funzionaria statale, “quando arrivo la mattina al lavoro tolgo il velo, perché questa la laicità dello Stato. Ma ascolto le ingiurie pesanti quando esco, quando prendo il bus. Quest’ultimo mese ho dovuto perfino modificare il modo in cui porto il foulard”. Fatima l’accompagna e annuisce: “ci si sente catalogati in base a un foulard. Ma ci vien detto che questa non è la Francia”. Alla manifestazione contro l’islamofobia hanno partecipato molt personalità della politica e dei sindacati, tra le quali Jean-Luc Mélenchon, Clémentine Autain, Eric Coquerel e Danièle Obono, gli ecologisti Esther Benbassa et Julien Bayou, il comunista Ian Brossat.

 

di Joseph Villeroy

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