K metro 0 – Milano – Lo hanno trovato riverso per terra, con la siringa della dose letale ancora conficcata nel braccio. E, accanto, il fondo di una lattina di birra parzialmente bruciato e un accendino. È morto così, un milanese di 47 anni, stroncato per overdose di eroina, nel bagno dell’ostello di viale Rimembranze
K metro 0 – Milano – Lo hanno trovato riverso per terra, con la siringa della dose letale ancora conficcata nel braccio. E, accanto, il fondo di una lattina di birra parzialmente bruciato e un accendino. È morto così, un milanese di 47 anni, stroncato per overdose di eroina, nel bagno dell’ostello di viale Rimembranze di Lambrate 14. L’ultima di una lunga serie di vittime del “buco”. Il tossicodipendente, oltre ad essere già noto alla giustizia per piccoli reati contro il patrimonio, in passato era stato ospite di una comunità di recupero e riabilitazione al Giambellino. Sarà ora l’autopsia a chiarire definitivamente i dettagli del decesso. Le indagini intanto cercheranno di stabilire dove il 47enne si fosse procurato la dose micidiale. Ma non sarà facile, perché a Milano la droga la trovi ovunque e di qualsiasi tipo e prezzo.
Già lo sorso luglio un uomo di 33 anni era stato trovato morto per overdose da eroina nei pressi del boschetto di Rogoredo, il famigerato boschetto della droga. Qualche giorno dopo un altro uomo, un indiano di 31 anni, era stato salvato da un’overdose grazie alla telefonata anonima ai soccorsi di qualcuno che era con lui. Sempre qui, fra siringhe e degrado, a maggio era nato un bambino, figlio di una tossicodipendente.
Nello stesso luogo dove alle 23 di lunedì 19 agosto qualcuno ha urlato, invocando aiuto. Un paio di minuti dopo, la torcia dei carabinieri aveva inquadrato una ragazza. Piangeva, vomitava, si toccava la faccia e l’orecchio. Qualcuno l’aveva picchiata e lei aveva gridato. Ha 17 anni ed è incinta. Dormiva su un terrapieno, tra i cespugli, come un topo. Non ha raccontato chi l’ha aggredita. Piangeva e basta. I carabinieri invece le avevano parlano di continuo e le avevano strappato qualche informazione: che non aveva un padre, che la madre viveva fuori Milano e che sapeva di essere incinta da poco. E così in quella notte d’agosto, vicino alla stazione ferroviaria dei pendolari e dell’alta velocità, a pochi metri dalla sede di Sky, i carabinieri si sono fatti carico di quella ragazza e del suo grande dolore. Che è poi il dolore che sta iniziando a scavare larghe piaghe in una nuova generazione.
Una piaga che già nel 2018, in Lombardia, aveva ucciso 32 persone di overdose (9 a Milano). L’anno prima erano state 14. Per le statistiche, un aumento del 128 per cento. I decessi sono tornati al livello del 2010 e dietro questo sconvolgimento c’è una sola sostanza, l’eroina. Succede anche a livello nazionale, e i pochi veri esperti di tossicodipendenze vedono i segni di un possibile ritorno all’ecatombe degli anni Ottanta e Novanta. Con un nuovo rischio, gli oppiacei sintetici, molto più potenti. Un’ulteriore allerta sulla circolazione di queste sostanze è stata diramata quest’anno. E i drammi umani continuano a moltiplicarsi nella opulenta Milano.
La realtà è che l’eroina non è tornata: non se ne è mai andata. L’avevamo cancellata con l’ombra di mille altre dipendenze patologiche reali ed immaginarie, ma è rimasta dove era, in mezzo a noi. Abbiamo dimenticato che ancor prima di diventare una droga è un business e ora che la crisi sembra allentarsi, girano più risorse e si può ritornare a investire. Così i fenomeni nascosti tornano ad apparire.
Dopo vicende come queste il ministero dei Beni Culturali, ha dato il via libera al progetto del campus della musica a Rogoredo, estendendo il conservatorio alla palazzina “ex chimici”. Tra le finalità del progetto ci sarebbe anche quella di sostituire il boschetto della droga con una sorta di “cittadella della musica”.
“Rigenerare le periferie – ha sottolineato Ricardo De Corato, assessore regionale alla Sicurezza – è un’ottima cosa, tanto che noi del centrodestra inaugurammo il primo teatro di periferia, quello degli Arcimboldi in zona Bicocca. Il punto è che fino al 2022, anno in cui dovrebbe concretizzarsi il progetto, la gente al boschetto di Rogoredo e non solo quella, continuerà a soffrire e persino a morire”.
di Michele Focarete
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