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Asia-UE: la missione di Macron in Cina e l’impronta europea

Asia-UE: la missione di Macron in Cina e l’impronta europea

K metro 0 – Pechino – La “missione europea” di Emmanuel Macron in Cina segna un primo e importante punto a favore: la firma di un trattato sul clima che definisce “irreversibili” gli impegni presi col trattato di Parigi del 2015. Il testo odierno, salutato con due coppe di Champagne, non annuncia significative innovazioni rispetto agli obiettivi originali

K metro 0 – Pechino – La “missione europea” di Emmanuel Macron in Cina segna un primo e importante punto a favore: la firma di un trattato sul clima che definisce “irreversibili” gli impegni presi col trattato di Parigi del 2015. Il testo odierno, salutato con due coppe di Champagne, non annuncia significative innovazioni rispetto agli obiettivi originali ma assume volutamente il significato di una risposta alla politica antieuropea di Trump e all’avvio, appena 48 ore prima, delle procedure Usa per abbandonare quell’intesa.

L’operazione francese non è stata improvvisata come si capiva fin dalla vigilia del viaggio presidenziale quando è stata diffuso l’elenco dei membri della delegazione che viaggiava sull’aereo di Monsieur le President che, come ha fatto notare Pierre Haski , inviato di France Inter , vede “due passeggeri inattesi: un ministro tedesco e un commissario europeo. I viaggi presidenziali – aggiunge Haski – solitamente sono eventi bilaterali in cui si vita un Paese, in questo caso la Cina, per firmare contratti o discutere temi importanti”. Particolari che però non meravigliano più di tanto gli analisti di faccende europee, che ricordano come appena qualche mese fa – quando il presidente Xi Jinping visitò la Francia – Macron ricevette l’illustre ospite all’Eliseo apparecchiando la tavola anche per Angela Merckel e Jean-Claude Junker.Fu un segnale eloquente nel linguaggio diplomatico che qualcosa stava cambiando nell’atteggiamento del “nocciolo duro” dell’Europa nei confronti dell’Impero Celeste. Fino ad allora i rapporti Ue-Cina erano tutt’altro che distesi, tanto che la stessa Commissione di Bruxelles aveva definito il colosso asiatico come un “rivale sistemico”, sposando in pieno le tesi espresse da George Soros in una tavola rotonda a Davos: “Un pericolo per il mondo”.Un anno dopo, sotto la leadership di Macron, l’Europa prova a ricompattarsi e abbandonare sgarbi e antipatie interne, per cercare di costruire un dialogo costruttivo. Macron e il ministro degli esteri italiano, Luigi Di Maio, non si sopportano ma, nonostante ciò, anche il rappresentante italiano ha avuto un posto d’onore alla cena organizzata a Shanghai dal presidente francese. La cordialità di Macron però non coinvolge la stampa d’Oltralpe che non si lascia sfuggire come Di Maio non sia accompagnato neppure dal sottosegretario al commercio estero. Mentre Le Monde, cedendo alla tentazione di un’improbabile grandeur, fa notare che la tradizione in cinese del nome Macron suona come “Ma Ke Long”, ossia “Il Cavallo che doma il Dragone”. Note fantasiose che fanno il paio con le annuali interpretazioni dei vaticini di Nostradamus secondo il quale il 2020 sarà caratterizzato da una guerra dell’Occidente contro l’Oriente. Tornando con i piedi per terra, le giornate cinesi di Macron rivelano anche un’ulteriore e importante novità: il prossimo anno, la cancelliera tedesca Angela Merkel organizzerà un vertice tra i 27 stati europei con il presidente cinese.Il programma che punta a parlare con una voce sola sembra definito nella mente dei due leader europei e Xi Jinping non chiude le porte. Restano da valutare le mosse del presidente Trump che non ha mai cessato di considerare l’Europa Unita una bizzarria politica di cui sbarazzarsi al più presto.

L’accordo di Parigi, voluto da Barak Obama, coinvolge 195 Paesi e ha l’obiettivo di limitare la crescita delle temperature sulla Terra entro i due gradi Celsius. La rottura unilaterale di Trump ha acuito le tensioni diplomatiche sia sul fronte asiatico che su quello atlantico anche con nazioni tradizionalmente alleate degli Stati Uniti.

Nella sala del Gran Palazzo del Popolo di Pechino l’europeo Macron e il celeste Xi Jinping siglano quindi un’alleanza che ha molteplici sfaccettature. Non manca – ca va sans dire – il business: un accordo da 20 miliardi di euro per la costruzione in Cina di un impianto di trattamento per combustibile nucleare esausto che sarà realizzata dalla francese Orion.

di Andrea Lazzeri

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