K metro 0 – Washington – Che il presidente Trump veda l’Unione Europea come fumo negli occhi è noto, così come non è un mistero il suo sostegno alla Brexit. Ma ora sembra deciso a sostenere anche una Italexit. Lo ha reso noto l’altro giorno, nella notte di Halloween, durante un’intervista all’emittente inglese Lbc, in
K metro 0 – Washington – Che il presidente Trump veda l’Unione Europea come fumo negli occhi è noto, così come non è un mistero il suo sostegno alla Brexit. Ma ora sembra deciso a sostenere anche una Italexit. Lo ha reso noto l’altro giorno, nella notte di Halloween, durante un’intervista all’emittente inglese Lbc, in cui ha risposto in collegamento da Washington alle domande che gli venivano rivolte dal leader degli anti-europeisti britannici, Nighel Frage. Questa la frase che probabilmente ha fatto sobbalzare sulla sedia sia Macron che la Merkel e, forse, anche il nostro Di Maio alla Farnesina: “Ci sono Paesi, come ad esempio l’Italia, ma anche altri, che starebbero sicuramente molto meglio senza l’Unione europea”.
Un’affermazione da non sottovalutare per due evidenti motivi: il presidente è già in piena campagna elettorale e ha bisogno di portare a casa risultati che rendano percepibile a tutti gli americani il ritorno della supremazia Usa nel mondo. Il secondo è più strutturale e risiede nel Dna politico di Trump. Lo ha spiegato bene sul Wall Street Journal l’editorialista di punta Walter Russel Mead: “Trump rifiuta tutto ciò che l’Unione Europea rappresenta oggi nel sistema internazionale: un progetto politico post-nazionale, quindi sviluppato sul superamento del concetto di sovranità statale, e basato sull’interdipendenza tra paesi. Non solo. L’Unione Europea – ha aggiunto il noto politologo – ha fondato buona parte della sua forza sul concetto che sia possibile trovare un accordo tra Stati che soddisfi le parti coinvolte, cioè vincente per tutti. Trump, al contrario, non pensa che le istituzioni internazionali come l’Unione Europea possano e debbano svolgere un ruolo così importante, crede che lo stato in quanto tale continuerà a rimanere il soggetto più forte e dominante della politica internazionale, e ritiene che le negoziazioni commerciali possano avere un solo vincitore”.
La sortita del tycoon Usa non ha colto di sorpresa gli analisti di politica internazionale che ben conoscono i modi irriverenti e, a tratti brutali, del paladino di America First.
Proprio in queste settimane, in piena guerra dei dazi, il presidente Macron ha avuto un fitto scambio di messaggi con i leader cinesi. Xi Jinping aveva accusato Trump di “bullismo” riferendosi alla proposta statunitense di escludere Pechino dalla rete delle telecomunicazioni. In questo clima arroventato l’inquilino del’Eliseo ha annunciato che dal 4 al 6 novembre andrà a Shanghay dove incontrerà il corrispettivo cinese in occasione della Fiera delle Importazioni.
di Andrea Lazzeri