K metro 0 – Mosca – Vladimir Leontyev, a capo del dipartimento per il controllo degli armamenti del ministero degli Esteri russo, è tornato a parlare venerdì del trattato sul nucleare con gli Stati Uniti.

Il tempo per concordare un’estensione è sempre meno ed “è ormai chiaro che non sarà possibile stringerne uno nuovo” per rimpiazzare il New START, in scadenza nel 2021. Le negoziazioni tra Washington e Mosca negli ultimi anni, come sottolinea Leontyev, hanno evidenziato che “ci sono alcune questioni che vanno esaminate attentamente”. Progetti come il missile balistico intercontinentale Sarmat e il veicolo ipersonico Avangard rientrano ancora nel patto ma i nuovi, annunciati dal presidente russo Vladimir Putin, no: il drone nucleare sottomarino Poseidon, il missile cruise nucleare Burevestnik e il missile ipersonico Kinzhal. Le trattative con gli Stati Uniti proseguiranno nei prossimi mesi, nel frattempo il governo Trump è al lavoro per conservare alcune componenti dell’accordo sul nucleare del 2015 con l’Iran, estendendo la deroga alle sanzioni che permetterà alle aziende estere di collaborare al programma nucleare civile dell’Iran. I termini sarebbero dovuti scadere martedì ma il segretario di Stato, Mike Pompeo, ha rinviato la deadline per altri 90 giorni e l’annuncio è stato dato giovedì. Con questa mossa le compagnie europee, russe e cinesi continueranno la propria collaborazione con gli impianti di Teheran.

Putin, intanto, sta rafforzando i legami con alcuni alleati storici come l’Ungheria e l’Armenia.  Il presidente russo è stato accolto mercoledì dal primo ministro ungherese Viktor Orban, figura affine a Putin, soprattutto per la diffidenza nei confronti della democrazia liberale. Orban sta cercando di contrastare in qualsiasi modo l’immigrazione, ha costruito recinzioni per allontanare i migranti e ha limitato la libertà di stampa. La relazione tra i due Paesi si fonda anche, e soprattutto, sull’economia, nello specifico sul gas naturale. L’Ungheria è da tempo legata alla Russia per gran parte del suo approvvigionamento e la dipendenza andrà solamente ad aumentare quando la compagnia energetica Gazprom completerà il gasdotto che arriverà in Turchia passando per il mar Nero, e che avrà un ramo anche in Ungheria. Martedì, invece, il ministro della Difesa, Sergei Shoigu, era in visita in Armenia per discutere della cooperazione militare tra i due ex alleati sovietici. Yerevan ospita, infatti, una base militare russa e che ha al proprio interno 4 mila truppe e mezzi di difesa aerea, essendo uno dei “partner” di Mosca. Questa è stata ispezionata da Shoigu che ha sottolineato ancora una volta come sia fondamentale “per garantire la stabilità nella regione del Caucaso”. Il comandante della base ha spiegato al ministro della Difesa russo che la capacità della stessa è aumentata notevolmente con l’impiego dei nuovi sistemi di armamento moderni.

I rapporti con la Bulgaria, invece, uno degli alleati russi durante la guerra fredda, non sembrano altrettanto idilliaci. A inizio settimana, il ministro degli Esteri bulgaro ha chiesto all’ambasciatore russo di Sofia di richiamare un diplomatico accusato di spionaggio. La procura ha spiegato che l’indiscrezione è arrivata dall’agenzia per la sicurezza nazionale ed è stata confermata dalle indagini svolte. Dal 2018 il primo segretario dell’ambasciata di Mosca a Sofia si è incontrato regolarmente con alcune personalità bulgare, tra queste anche un alto funzionario con accesso a informazioni riservate riguardanti la Bulgaria, l’Unione europea e la NATO.