K metro 0 – Si sono mossi anche i reparti speciali dei carabinieri per vigilare sul tragitto segreto dei furgoni blindati che hanno portato a Livorno i 120 capolavori di Amedeo Modigliani, per la grande mostra-evento che animerà i mesi invernali della città. Il titolo ufficiale dell’esposizione è “Modigliani, l’avventura di Montparnasse” ma per i
K metro 0 – Si sono mossi anche i reparti speciali dei carabinieri per vigilare sul tragitto segreto dei furgoni blindati che hanno portato a Livorno i 120 capolavori di Amedeo Modigliani, per la grande mostra-evento che animerà i mesi invernali della città. Il titolo ufficiale dell’esposizione è “Modigliani, l’avventura di Montparnasse” ma per i livornesi sarebbe stato più adeguato “Dedo torna a casa”.
Un appuntamento che ha il sapore salmastro delle sfide controvento alle quali è abituata la gente di mare. Perché Modigliani non ha mai amato Livorno e i suoi macchiaioli così provinciali e detestabilmente accademici. Con i labronici Modì condivideva l’esuberanza, l’amore per le donne e, ahimè l’abbondante consumo di vino e liquori. Nessuna fatale attrazione mentre fu in vita. Anche da morto le cose non andarono meglio. Per rintracciare un precedente nella mostra su Modì all’ombra dei Quattro Mori, bisogna risalire al 1984, l’anno delle famose false teste, la beffa del Fosso Reale. Si risolse in un disastro, una figuraccia mondiale che mise a nudo dilettantismo, giochi sporchi di critici d’arte che si coprivano a vicenda, sceneggiate dei soliti politici allo sbaraglio. Ecco perché quella che si apre il 7 novembre (fino al 16 febbraio) è anche un atto riparatorio.
Questa volta le istituzioni locali si sono affidate a professionisti di provata credibilità internazionale, i gestori delle collezioni Netter ed Alexander, le famiglie che più di ogni altro videro in quel “morto di fame” e svalvolato italiano che viveva in una soffitta di Montparnasse, un genio del Novecento e ne finanziarono le opere con generose elargizioni che finivano regolarmente a coprire debiti e stravizi di una vita “maudìt”.
I presupposti oggi sono ben diversi, a cominciare dalla garanzia di autenticità delle opere. Bisogna sempre aver presente che l’intricata e controversa storia artistica post-mortem di Modigliani è costellata da una lunga sequela di falsi e di traffico milionario di expertise, con conseguente contorno di inchieste giudiziarie, sequestri e arresti. Anche la morte della figlia, Jeanne Modigliani, è avvolta nel mistero: si è parlato di suicidio e sospetto incidente legato proprio alle autenticazioni che la donna avrebbe potuto concedere. Sempre in tema di falsi dell’artista livornese, un paio di anni fa, la magistratura mise i sigilli alla mostra organizzata dal Comune di Genova nelle sale del Doge perché alcune opere esposte– di cui si accreditava l’autenticità – risultarono delle “croste”.
Quadri, sculture e disegni visitabili a Livorno provengono tutti da acquisti effettuati dai collezionisti quando Modigliani era ancora in vita, spesso commissionati dallo stesso Paul Alexander, come il celebre ritratto.
Opere non esposte molto frequentemente, come il ritratto di grandi dimensioni Fillette en Bleu del 1918 o quello di Chaïm Soutine del 1916, amico del pittore durante gli anni parigini, della cortigiana italiana Elvire “La Quique” e di Jeanne Hébuterne, “Jeune fille rousse”, in cui compare l’amata compagna e artista, che si suicidò dopo la morte di Amedeo. E poi, i capolavori di altri grandissimi come, tra gli altri, Chaïm Soutine, Andrè Derain, Maurice Utrillo, Suzanne Valadon e Mose Kisling.
“La mostra è un ritorno a casa. Sono felice di questa occasione”, ha commentato il curatore Marc Restellini. Non poteva esserci decisione migliore di portare Modigliani nella sua città nell’anniversario del centenario della morte. Qui a Livorno Amedeo ha sviluppato la sua capacità creativa e lo spiritualismo ebraico e qui a Livorno mi auguro che la storia, e non solo il mercato, possano approfittare di questa meravigliosa opportunità per dargli la giusta posizione nell’arte occidentale”.
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di Andrea Lazzeri