K metro 0 – Londra – Il Regno Unito ieri ha ottenuto un po’ di tregua sulla Brexit ma il futuro del Paese non è ancora chiaro, nonostante l’Unione europea abbia acconsentito a un nuovo rinvio di tre mesi e fissato la nuova deadline al prossimo 31 gennaio. I politici britannici hanno sfruttato immediatamente il
K metro 0 – Londra – Il Regno Unito ieri ha ottenuto un po’ di tregua sulla Brexit ma il futuro del Paese non è ancora chiaro, nonostante l’Unione europea abbia acconsentito a un nuovo rinvio di tre mesi e fissato la nuova deadline al prossimo 31 gennaio.
I politici britannici hanno sfruttato immediatamente il tempo concesso per continuare a dibattere sulla Brexit. Il primo ministro Boris Johnson ha spinto per andare ad elezioni anticipate, secondo lui l’unica via per superare l’impasse in cui è impantanato il Paese. I parlamentari hanno prontamente respinto la richiesta di tornare alle urne il prossimo 12 dicembre, con 299 voti a favore e 70 contrari – quindi senza la maggioranza dei due terzi del Parlamento necessaria per passare la mozione. Il voto sembra comunque inevitabile e potrebbe avvenire molto prima di quello previsto nel 2020 o almeno potrebbe essere l’unica strada percorribile per risolvere la stasi attuale, causata principalmente dall’intenzione del premier di portare fuori dall’Ue la Gran Bretagna “ad ogni costo”. Johnson ha già dichiarato che inoltrerà una seconda richiesta oggi, utilizzando una procedura differente: un decreto che necessita di una semplice maggioranza per essere approvato. “Non permetteremo che questa paralisi continui, in un modo o nell’altro dobbiamo arrivare a un’elezione”, ha dichiarato Johnson, che in precedenza aveva accusato l’opposizione di aver tradito la decisione degli elettori di abbandonare l’Unione ostacolando i piani del governo. “Se non si andrà al voto il governo sarà come Charlie Brown, che corre all’infinito per calciare un pallone che sarà poi calciato via dal Parlamento. Non possiamo avallare questi continui rinvii”, ha aggiunto.
L’Unione ha deciso, a soli tre giorni dalla data prescelta, quella del 31 ottobre, di posporre la Brexit fino al prossimo 31 gennaio, con l’obiettivo di evitare un’uscita troppo caotica. Proprio il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, dopo un breve incontro con alcuni diplomatici a Bruxelles, sul suo profilo Twitter ha svelato l’accettazione da parte degli altri 27 Paesi dell’Unione della richiesta di “flextensione” inviata dal Regno Unito.
Secondo quanto accordato tra le parti, Londra potrà lasciare il blocco anche prima del 31 gennaio: o il 1° dicembre o il 1° gennaio, se il Parlamento britannico e quello europeo dovessero ratificare un accordo di divorzio. Si tratta del terzo rinvio da quando gli elettori britannici hanno deciso nel 2016 di abbandonare l’Ue, la decisione è stata accolta con favore dai politici in Gran Bretagna e all’interno dell’Ue, è considerata infatti una tregua dall’ansia Brexit – ma non da Johnson, che solamente due settimane fa ha dichiarato che preferirebbe “morire in un burrone” piuttosto che rinviare ulteriormente la Brexit.
Nel frattempo, il ministro dell’Interno britannico, Priti Patel, ha annunciato che verranno rinforzati i controlli in due porti utilizzati dai trafficanti di esseri umani responsabili della morte delle 39 persone ritrovate in un camion-frigo la scorsa settimana. Nel suo discorso al parlamento di lunedì, Patel ha spiegato che i funzionari della frontiera britannica monitoreranno capillarmente il porto di Purfleet, dove è arrivato il container e che il Belgio ha già dato l’ok per l’invio di alcuni agenti al porto di Zeebrugge, utilizzato anch’esso dai trafficanti.