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Rassegna internazionale: dal Medio Oriente all’Europa. Molti sono i temi, ne esaminiamo alcuni

Rassegna internazionale: dal Medio Oriente all’Europa. Molti sono i temi, ne esaminiamo alcuni

La rassegna internazionale: Molte le vicende e molti i temi. Ne esaminiamo alcuni K metro 0 – Parigi – Molti i temi sui quali la stampa internazionale si è soffermata in questa settimana, e in particolare negli ultimi giorni. Intanto, Donald Trump ha confermato domenica 27 ottobre la morte del capo dell’Isis Abu Bakr Al-Baghdadi,

La rassegna internazionale: Molte le vicende e molti i temi. Ne esaminiamo alcuni

K metro 0 – Parigi – Molti i temi sui quali la stampa internazionale si è soffermata in questa settimana, e in particolare negli ultimi giorni. Intanto, Donald Trump ha confermato domenica 27 ottobre la morte del capo dell’Isis Abu Bakr Al-Baghdadi, dopo un’operazione delle forze speciali, come scrive il Washington Post, nel nord ovest della Siria. L’uomo più ricercato al mondo si è fatto esplodere in un tunnel insieme ai tre figli e a due donne, secondo la ricostruzione del quotidiano. In Argentina, il candidato peronista di centrosinistra Alberto Fernandez ha vinto le elezioni presidenziali al primo turno, superando il presidente uscente Mauricio Macri. Fernandez ha ottenuto quasi il 48% dei voti, contro il 41 di Macri. In Cile, scrive il quotidiano spagnolo El Paìs, il presidente ha annunciato la fine dello stato di emergenza in tutte le regioni del Paese, stato di emergenza che egli stesso aveva instaurato per contrastare le manifestazioni sociali che avevano infiammato il Paese.  Il New York Times apre invece sull’Iraq, dopo due settimane di tregua nelle tensioni sociali antigovernative, si torna alla ribellione. A Baghdad i manifestanti tornano a reclamare la caduta del regime, in un week end tragico durante il quale sono state uccise 63 persone.

Ma i temi più caldi in Europa restano la Brexit e le elezioni in Turingia, strategico Land nella ex Germania dell’est. Sulla Brexit, tre giorni prima del 31 ottobre, data prevista per l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, gli ambasciatori dei 27 Paesi della Ue si sono riuniti per discutere di un rinvio di almeno tre mesi. In ogni caso, i deputati britannici devono votare su una mozione del primo ministro Johnson che vorrebbe le elezioni anticipate al 12 dicembre prossimo. Il settimanale tedesco Der Spiegel pubblica un’intervista a John Bercow, lo speaker della Camera dei Comuni, divenuto una sorta di star internazionale grazie alle sue battute di spirito. Alla domanda del settimanale tedesco se è vero quanto afferma Johnson che il Parlamento britannico sta boicottando la Brexit, Bercow replica: “Non credo proprio. Almeno fino a quando il parlamento avrà la spina dorsale per reggersi da solo. E sono felice di affermare che esso l’ha fatto bene. Certamente, io stesso molto esplicitamente sono ho avuto la schiena dritta per il Parlamento”. Inoltre, aggiunge Bercow: “ho detto che pensavo che la proroga della chiusura del parlamento fosse un oltraggio costituzionale e che il governo fosse andato oltre le norme. Bene, il governo è stato totalmente sconfitto dalla Corte Suprema. Ma non penso che la frattura tra governo e parlamento sia di per sé il segno di una democrazia in pericolo. Credo che lo sarebbe qualora il parlamento cedesse, ma il parlamento è rimasto con la schiena dritta. Il parlamento ha lottato e ha vinto”.

Sul risultato della Turingia, e poi con quello dell’Umbria in Italia, l’intera Europa teme una ripresa elettorale delle formazioni nazionaliste e sovraniste. In Turingia, l’Afd, l’Alternativ fur Deutschland ha guadagnato oltre 12 punti percentuali, classificandosi col 23,4% come secondo partito dietro la Linke, la sinistra, che ha confermato il primato con un più 2,8%, mentre risultano sconfitti i partiti della Grosse Koalition, Spd e CdU, scesi rispettivamente all’8 e al 21%. La Frankfurter Allgemeine Zeitung scrive: “la campagna elettorale è stata carterizzata dallo slogan nazisti e da minacce di morte, ed è stata funestata dall’attacco alla sinagoga di Halle all’inizio di ottobre. Mike Möhring, leader della CDU in Turingia è stato minacciato di morte durante la campagna elettorale al grido nazista di ‘Heil Hitler!’. I neonazisti hanno minacciato di attaccarlo durante uno dei comizi con una bomba se non avesse fine alla sua campagna elettorale”.

E infine, sulla vicenda che ha portato alla morte del capo dell’Isis, le Monde ha pubblicato un lungo editoriale. Il commento dell’autorevole quotidiano francese è il segente: “l’interrogativo che dobbiamo porci è sapere se l’eliminazione di Al-Baghdadi e del suo numero due rappresenti la conclusione del movimento jihadista. Quello irako-siriano è di certo diventato un’organizzazione clandestina, ma la sua capacità di nuocere resta intatta. La sua stessa internazionalizzazione è in vita, con la presenza di nuove basi e con la perpetrazione di attentati in tutto il mondo. E ciò che è peggio è che le ragioni del suo successo iniziale sono ancora là, a partire dall’esistenza di regimi settari e corrotti nella regione, e d un regime criminale a Damasco. La lotta contro il jihadismo non termina certo con la morte di un uomo.  Se è importante vincere una battaglia simbolica, bisogna evitare di perdere la guerra di lungo periodo, che sarà una questione da lasciare in eredità a più generazioni”.

di Joseph Villeroy

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