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Finlandia. La Commissione europea preoccupata per l’incremento della spesa pubblica

Finlandia. La Commissione europea preoccupata per l’incremento della spesa pubblica

K metro 0 – Helsinki – Lo scorso anno la membership Ue è costata alla Finlandia 105 pro capite, il Paese ha speso infatti 580 milioni di euro in più per il bilancio dell’Unione, ottenendo meno in termini di compensazione diretta. La Finlandia è una delle nazioni che contribuiscono di più al blocco sin dal

K metro 0 – Helsinki – Lo scorso anno la membership Ue è costata alla Finlandia 105 pro capite, il Paese ha speso infatti 580 milioni di euro in più per il bilancio dell’Unione, ottenendo meno in termini di compensazione diretta. La Finlandia è una delle nazioni che contribuiscono di più al blocco sin dal 2001, ovvero da sei anni dopo essere entrata a farne parte.

Secondo i dati forniti dal ministero dell’Economia finlandese resi noto mercoledì dalla stampa finlandese, i contributi netti finiti nelle casse dell’Ue sono aumentati di 50 euro per abitante dal 2017. Proprio in quell’anno il Paese ha indirizzato ben 275 milioni al blocco, tuttavia il ministero ha tenuto a sottolineare che il dato del 2017 è uno dei più bassi registrati e che già le spese dello scorso anno hanno segnalato un ritorno alle cifre medie. Proprio un anno fa, i contributi – poco al di sopra dei due milioni – ammontavano allo 0,25% del Pil della Finlandia – nel 2017 allo 0,12 % -, coprendo l’1,65% dell’intero budget dell’Unione europea, mentre la maggior parte degli stati membri hanno coperto in media l’1,13% ognuna. mentre. La Danimarca nel 2018 è stata il maggior contribuente con la spesa pro capite stimata in 207 euro, circa il doppio di quanto messo a disposizione dalla Finlandia. Al terzo posto la Germania con 162€, l’Austria, con 152€, la Svezia, l’Olanda e, appunto, la Finlandia. I tre Paesi che ne hanno beneficiato di più sono stati la Lituania, l’Ungheria e la Lettonia.

Intanto, sempre nella giornata di mercoledì, la Commissione europea lanciato un avvertimento proprio riguardante il bilancio e indirizzato a Belgio, Finlandia, Portogallo e Spagna. La Commissione, come riporta Reuters, ha espresso le proprie preoccupazioni riguardo l’aumento della spesa pubblica programmato per il prossimo anno, che potrebbe andare a violare la normativa sul budget dei membri Ue. Il governo finlandese ha risposto alla nota sottolineando come gli incrementi pianificati siano solamente temporanei e necessari per raggiungere la crescita degli occupati a lungo termine e la stabilità fiscale. A proposito di occupati, poi, uno studio condotto dall’Università di Helsinki avrebbe scoperto che molti imprenditori finlandesi si farebbero condizionare nelle assunzioni dal fatto che i candidati siano immigrati o meno. La ricerca, condotta dal sociologo Akhlaq Ahmad e sostenuta dalla Kone Foundation, ha evidenziato una correlazione tra l’avere un nome straniero e la possibilità di ottenere un colloquio di lavoro: mentre i candidati finlandesi sono stati richiamati per 3.900 colloqui, dopo aver inviato 1.000 domande, i candidati inglesi sono stati richiamati solo per 269, i russi per 228, gli iracheni per 134 e i somali per 99. I candidati finlandesi, quindi, avevano di gran lunga più possibilità di ottenere un colloquio rispetto alle controparti provenienti da altri gruppi etnici.

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