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Eurispes ∙ Unione Camere Penali Italiane: Secondo Rapporto sul Processo Penale

Eurispes ∙ Unione Camere Penali Italiane: Secondo Rapporto sul Processo Penale

K metro 0 – Roma – In Italia, solo un quinto (20,5%) dei processi penali arriva a sentenza. Nel 78,9% dei casi, il procedimento termina con il rinvio a giudizio. E la durata media del rinvio a giudizio si attesta intorno ai 5 mesi (154 giorni) per i procedimenti in Aula monocratica e 4 mesi

K metro 0 – Roma – In Italia, solo un quinto (20,5%) dei processi penali arriva a sentenza. Nel 78,9% dei casi, il procedimento termina con il rinvio a giudizio. E la durata media del rinvio a giudizio si attesta intorno ai 5 mesi (154 giorni) per i procedimenti in Aula monocratica e 4 mesi (129 giorni) per quelli davanti al Tribunale collegiale.

Sono alcuni dei principali risultati emersi dalla nuova Indagine sul Processo Penale in Italia, realizzata dall’Eurispes in collaborazione con l’Unione delle Camere Penali, e diffusi nell’ambito del Convegno Straordinario organizzato dall’UCP “Imputato per sempre. Il processo senza prescrizione. Le vere cause dell’irragionevole durata dei processi in Italia”, che si è svolto oggi a Taormina.

Nel 2008, l’Eurispes e le Camere Penali, realizzavano una indagine – la prima del suo genere – volta a verificare, secondo i criteri rigorosi della scienza statistica, che cosa accadesse davvero nelle Aule giudiziarie del nostro Paese.

L’idea della ricerca nasceva dalla constatazione, mai documentata fino a quel momento, che l’esperienza quotidiana nelle Aule di giustizia offrisse indicatori sul processo penale non espressi dai dati generali raccolti ufficialmente, che non spiegano in definitiva quali siano le vere ragioni del malfunzionamento del sistema.

È nata così l’idea di una ricerca destinata a costituire un punto di non ritorno nelle annose dispute sulle cause della durata irragionevole dei processi penali in Italia. Ad undici anni di distanza, l’indagine è stata ripetuta con lo stesso ambizioso obiettivo: monitorare i procedimenti attraverso l’analisi di un campione statistico nazionale e comparare i risultati con quelli già ottenuti.L’indagine ha preso dunque in esame 32 Tribunali sul territorio nazionale (Bari, Bologna, Brescia, Caltanissetta, Catania, Catanzaro, Firenze, Genova, Lucca, Macerata, Milano, Monza, Napoli, Novara, Nuoro, Padova, Palermo, Perugia, Pescara, Piacenza, Potenza, Reggio Calabria, Roma, Salerno, Sassari, Tempio Pausania, Torino, Trani, Trento, Trieste, Venezia, Viterbo), ed ha monitorato 13.755 processi.

Rispetto al 2008, la ricerca evidenzia un aumento della percentuale dei rinvii ad altra udienza (+9,6%: nel 2008 la quota era del 69,3%). L’incidenza delle sentenze è scesa dal 29,5% al 20,5%. Per quanto concerne i procedimenti terminati in sentenza, le assoluzioni rappresentano poco meno del 30%: di questi, il 4% è rappresentato da assoluzioni ex art. 131 bis c.p. (non punibilità per particolare tenuità del fatto).

Le condanne incidono per il 43,7% delle sentenze; percentuale nettamente più bassa di quella rilevata nel 2008 (60,6%). Al contrario, risulta molto più elevata la quota relativa all’estinzione del reato: 26,5%, a fronte del 14,9% del 2008.

La prescrizione è un motivo di estinzione del reato che incide per il 10% sui procedimenti arrivati a sentenza e rappresenta poco più del 2% del totale dei processi monitorati.

Peggiorata la situazione anche per quanto riguarda i tempi di rinvio a giudizio che risultano ulteriormente allungati rispetto al 2008: 154 giorni per i procedimenti in Aula monocratica (nel 2008 erano 139) e 129 giorni per quelli davanti al Tribunale collegiale (nel 2008 erano 117). Al contrario, sempre più breve è la durata dei procedimenti (poiché spesso si tratta di procedimenti inconcludenti): solo 14 minuti in Aula Monocratica (18 nel 2008), 39 minuti davanti al Tribunale collegiale (52 nel 2008).

Prendendo in esame le ragioni di rinvio ad altra udienza, più frequenti sono il fatto che si trattava di un’udienza di sola ammissione prove (16,4%), la prosecuzione dell’istruttoria (allorché l’attività istruttoria fissata per quella udienza si è regolarmente svolta e completata) (16,1%), la discussione (10,7%), l’assenza dei testi citati dal PM (8,3%), l’omessa o irregolare notifica all’imputato (6,2%), la richiesta di messa alla prova (4,3%), l’assenza del Giudice titolare (3,3%). Accanto a ragioni “fisiologiche”, dunque, sull’elevatissimo numero di rinvii incidono anche ragioni “patologiche”, come l’omessa/irregolare notifica all’imputato (non legata né a questioni organizzative né alla difesa del cittadino e della correttezza del processo) e l’assenza del Giudice titolare – assenza che determina il rinvio di tutti i procedimenti fissati per quell’udienza.

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