K metro 0 – Londra – L’ultimo inciampo nell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea potrebbe influenzare l’andamento della sterlina alla riapertura dei mercati. Un’uscita senza accordo sarebbe disastrosa per la valuta britannica e per questo motivo andrebbe evitata. La sterlina ha chiuso venerdì al disotto del valore di 1,30$, dopo il picco del 6,5% raggiunto
K metro 0 – Londra – L’ultimo inciampo nell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea potrebbe influenzare l’andamento della sterlina alla riapertura dei mercati. Un’uscita senza accordo sarebbe disastrosa per la valuta britannica e per questo motivo andrebbe evitata. La sterlina ha chiuso venerdì al disotto del valore di 1,30$, dopo il picco del 6,5% raggiunto a seguito della buona riuscita delle negoziazioni del 10 ottobre tra il primo ministro Boris Johnson e l’Unione europea. La moneta si è rafforzata proprio grazie alla decisione di Johnson di rivedere l’accordo con l’Ue durante l’incontro di giovedì. Tuttavia, il parlamento ha complicato ulteriormente i suoi piani sabato, non concedendo la propria approvazione. Il governo britannico, comunque, insiste sul fatto che il Paese lascerà l’Unione il prossimo 31 ottobre. “L’unico rischio rimasto è quello legato alla decisione dei 27 leader europei di non acconsentire a un estensione (poco probabile) o che in caso di elezioni il partito della Brexit ‘no-deal’ riesca a formare un governo”, ha spiegato a Reuters Oliver Harvey di Deutsche Bank.
Nella notte di domenica, intanto, Johnson ha inviato tre lettere all’Unione europea dopo che il parlamento lo ha obbligato a chiedere un’ulteriore estensione della data di uscita. La prima delle tre lettere, non firmata dal premier britannico, è stata inviata al presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, e contiene la richiesta di rinvio, che è legalmente tenuto ad accettare. La seconda, è stata spedita ai membri Ue che concordano sul fatto che rimandare ulteriormente la Brexit sarebbe un grave errore e, infine, la terza è stata indirizzata all’ambasciatore del Regno Unito all’Ue, Tim Barrow. “Ho dichiarato chiaramente la mia opinione, sin da quando ho assunto l’incarico di primo ministro e oggi (domenica) al parlamento. Un ulteriore rinvio sarebbe dannoso per il Regno Unito, per i partner Ue e per la relazione che ci lega”, spiega Johnson nella terza nota, tweettata dal corrispondente a Bruxelles del Financial Times.
Nel frattempo, il prossimo commissario agli Affari economici dell’Unione, Paolo Gentiloni, ha evidenziato come vadano modificate le politiche sul bilancio del blocco e come il regolamento fiscale vada rivisto. Nell’intervista rilasciata al Sole 24 Ore, Gentiloni ha aggiunto che anche le norme sul debito e sul deficit andranno “riviste e aggiornate”. “I Paesi che hanno spazio fiscale devono utilizzarlo, per permettere di alleggerire le politiche sul bilancio”, ha spiegato. L’ex premier italiano prenderà il posto di Pierre Moscovici il prossimo 1° novembre, in un momento particolarmente delicato per l’Eurozona. I rischi maggiori “da non sottovalutare” provengono dal rallentamento dell’economia, che potrebbe portare a un periodo prolungato di crescita ma “le politiche monetarie non possono da sole produrre gli stimoli necessari”. Il piano di bilancio comprende un innalzamento del deficit strutturale dello 0,1% del Pil per il prossimo anno, il che andrò ad escludere proprio gli effetti della crescita altalenante della sterlina.