K metro 0 – Strasburgo – Le politiche in materia di conoscenze linguistiche e della società di accoglienza per immigrati negli Stati membri del Consiglio d’Europa e le opportunità di apprendimento sono al centro della nuova indagine che è stata presentata durante la conferenza del Consiglio d’Europa il 16 ottobre. Tale indagine è stata condotta dal Consiglio d’Europa in
K metro 0 – Strasburgo – Le politiche in materia di conoscenze linguistiche e della società di accoglienza per immigrati negli Stati membri del Consiglio d’Europa e le opportunità di apprendimento sono al centro della nuova indagine che è stata presentata durante la conferenza del Consiglio d’Europa il 16 ottobre. Tale indagine è stata condotta dal Consiglio d’Europa in collaborazione con l’Associazione degli organismi di certificazione delle competenze linguistiche (ALTE) nel 2018 e interessa 40 dei 47 paesi membri dell’organizzazione.
Negli ultimi vent’anni, la lingua e la conoscenza della società sono diventati requisiti sempre più importanti per ottenere la cittadinanza, la residenza e/o il permesso per accedere al paese. Attualmente, tali requisiti sono in vigore nella maggior parte degli Stati membri: infatti, solo il 17% non li include nelle proprie politiche migratorie e nel 78% dei paesi esaminati sono previsti dal processo di richiesta della cittadinanza. Undici paesi comprendono test linguistici anche nella fase di pre-ingresso, spesso nel contesto del ricongiungimento familiare.
Al contempo, esistono differenze sostanziali e nettamente evidenti tra i livelli specifici di competenze linguistiche richieste dai paesi, osservano gli autori del rapporto. Raramente i gruppi maggiormente vulnerabili (minori, rifugiati, individui scarsamente alfabetizzati) sono esenti dall’obbligo di sostenere i test.