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Catalogna, secondo giorno di proteste: i leader separatisti vogliono ottenere l’indulto

Catalogna, secondo giorno di proteste: i leader separatisti vogliono ottenere l’indulto

K metro 0 – Barcellona – Violenti scontri sono avvenuti per la seconda notte consecutiva a Barcellona, da un lato le forze di polizia dall’altro i manifestanti in rivolta dopo l’imprigionamento di alcuni leader separatisti catalani. La Spagna intanto ha aperto un’indagine martedì per far luce sul gruppo di attivisti che ha organizzato le dimostrazioni.

K metro 0 – Barcellona – Violenti scontri sono avvenuti per la seconda notte consecutiva a Barcellona, da un lato le forze di polizia dall’altro i manifestanti in rivolta dopo l’imprigionamento di alcuni leader separatisti catalani. La Spagna intanto ha aperto un’indagine martedì per far luce sul gruppo di attivisti che ha organizzato le dimostrazioni.

Migliaia di persone si sono riversate in strada, spingendosi fino agli edifici del governo spagnolo nelle quattro province della Catalogna. La marcia però si è trasformata presto in scontro, quando i protestanti hanno messo in piedi barricate con bidoni dell’immondizia e mucchi di cartone, lanciato bombe carta e altri oggetti contro la polizia in tenuta antisommossa. Proprio a Barcellona, i dimostranti hanno cantato l’inno catalano e gridato “Le strade saranno per sempre nostre” e “Indipendenza”, mentre si sono riferiti alle forze dell’ordine spagnole come “forze d’occupazione”, chiedendogli di abbandonare la Catalogna. Gli agenti sono intervenuti con scudi e manganelli, colpendo i manifestanti, in particolare alle gambe, e hanno sparato proiettili di gomma che hanno permesso di disperdere la folla. Si sono registrati scontri anche a Girona, Lleida, Tarragona e in altre piccole cittadine della Catalogna. In un comunicato, l’ufficio del primo ministro spagnolo ha evidenziato come i protestanti abbiano “vandalizzato” e “causato danni”, per poi accusare “i gruppi che utilizzano come mezzo la violenza di strada per ostacolare la convivenza in Catalogna” di aver organizzato le manifestazioni. Caos anche all’aeroporto di Barcellona, dove si sono diretti migliaia di dimostranti dopo l’arrivo da Madrid del verdetto della Corte suprema spagnola. Gli scontri sono terminati nella notte, dopo che i manifestanti hanno risposto alle cariche della polizia con estintori e lancio di oggetti. Il servizio d’emergenza regionale, il SEM, ha registrato 75 feriti all’aeroporto di Barcellona El Prat mentre AENA, compagnia aeroportuale spagnola, ha riportato la cancellazione di 108 voli.

La maggior parte dei dimostranti hanno risposto a un annuncio online di Tsunami Democratic, un’organizzazione nata dal basso, senza leader specifici, che utilizza applicazioni di messaggistica criptate per queste ‘chiamate’ alla disobbedienza civile. Il ministro dell’Interno ad interim, Fernando Grande-Marlaska, ha annunciato l’apertura di un’indagine sul gruppo mentre Jordi Sanchez, ex presidente di ANC, un gruppo indipendentista della Catalogna, ha ribadito che chiederà alla Corte europea dei diritti dell’uomo di ribaltare la sentenza. Lunedì la Corte suprema spagnola lo ha condannato a nove anni di prigione per azioni da lui definite “di natura politica”. Sánchez ha riferito ad AP che il suo obiettivo primario è quello di ottenere l’indulto dalla Spagna, che possa riconoscere che lui e gli altri 11 separatisti catalani non hanno commesso nessun crimine nel 2017, quando spinsero per una secessione. Il governo di transizione di centro sinistra non ha ancora concesso la grazia ai politici e attivisti, tuttavia Sánchez ha ricordato che per ottenerlo sarebbe necessario esprimere pentimento e perciò “in nome della democrazia” un “ricatto del genere” non può essere accettato. “Non contribuirò mai al più grave danno che la giustizia spagnola ha inflitto ai diritti politici”, ha concluso.

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