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Migranti. Consiglio Ue. Iniziato a Lussemburgo il percorso per la gestione degli sbarchi

Migranti. Consiglio Ue. Iniziato a Lussemburgo il percorso per la gestione degli sbarchi

K metro 0 – Roma – La riunione dei ministri degli Interni dell’Ue, a Lussemburgo, è stata l’inizio di un percorso, che si spera di concludere entro novembre-dicembre, verso la condivisione con un numero importante di paesi membri del pre-accordo di Malta sugli sbarchi e la ripartizione dei richiedenti asilo salvati in mare nel Mediterraneo

K metro 0 – Roma – La riunione dei ministri degli Interni dell’Ue, a Lussemburgo, è stata l’inizio di un percorso, che si spera di concludere entro novembre-dicembre, verso la condivisione con un numero importante di paesi membri del pre-accordo di Malta sugli sbarchi e la ripartizione dei richiedenti asilo salvati in mare nel Mediterraneo centrale.

Lo ha affermato, parlando con i giornalisti alla fine del suo primo Consiglio Ue, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. Per ora, a parte Francia e Germania che avevano partecipato all’incontro di Malta insieme all’Italia, solo tre i paesi che hanno dato il loro pieno appoggio al preaccordo, Portogallo, Lussemburgo e Irlanda. Ma secondo quanto ha riferito Amélie de Montchalin, sottosegretario francese agli Affari europei che ha partecipato alla discussione, gli Stati membri interessati a partecipare sono almeno “una decina”. “Come ho detto più volte – ha spiegato Lamorgese – questa era semplicemente la presentazione di un progetto che abbiamo messo a punto a Malta. Alcuni paesi hanno dato immediatamente la propria condivisione, perché ogni volta che abbiamo avuto degli sbarchi avevano dato la loro disponibilità; altri paesi in via generale hanno espresso un parere positivo, però ovviamente molto è rimandato a valutazioni e verifiche che ci saranno prossimamente”. “Certo – ha proseguito il ministro italiano – è un percorso che si concluderà non immediatamente e richiede degli approfondimenti. Noi siamo fiduciosi, vediamo quanti più Stati è possibile. Ma l’avevo detto: oggi non era prevista la firma, sarebbe stato assurdo, anche perché i vari ministri dovranno tornare nei propri paesi, dovranno fare le verifiche con i propri tecnici”. Comunque, ha puntualizzato Lamorgese, “non c’è un numero minimo: questo è un pre-accordo, ma già adesso praticamente opera, perché quando arrivano degli sbarchi facciamo già una suddivisione con tutti i paesi che hanno dato disponibilità; in primis quelli che hanno condiviso con noi questo progetto; e partecipano anche gli altri tre o quattro paesi”, il Lussemburgo, l’Irlanda, il Portogallo. “Il problema non è l’attuazione perché di fatto già c’è, concretamente”. Oggi non ci sono ancora le quote obbligatorie e continua perciò a essere necessario l’intervento della Commissione europea per gestire gli accordi volontari di ripartizione. Ma questa circostanza cambierà con la formalizzazione del meccanismo. “L’accordo prevede delle quote obbligatorie, che verranno stabilite quando poi avremo un quadro preciso di tutti i gli Stati che aderiranno, quando sapremo esattamente quanti paesi avranno firmato“, ha detto il ministro.

“Certo, ci sono dei paesi che hanno già detto di no, che non accettano l’accordo. In particolare, quelli di Visegrad. Sono i soliti che non accettano”, ma che potrebbero essere disponibili eventualmente a fornire aiuti finanziari invece di accogliere una loro quota. “Però di questo oggi non si è parlato”, ha precisato Lamorgese. Il ministro ha poi confermato un punto importante sulla tipologia dei migranti da ripartire fra i diversi paesi dopo gli sbarchi. “Questo pre-accordo di Malta – ha detto – parla dei richiedenti asilo, quindi praticamente tutti, non solo chi ha avuto già la protezione o deve ancora averla. Poi si faranno le procedure tramite le commissioni territoriali per vedere chi ha titolo e chi non ha titolo, e chi non ha titolo verrà rimpatriato”. “Quello che stiamo cercando di ottenere dall’Europa, e su questo c’è condivisione – ha aggiunto Lamorgese -, è che le procedure di rimpatrio vengano veramente verificate con un accordo a livello Ue, perché così ogni Stato è più forte”.

A chi chiedeva se dell’accordo di Malta si tornerà a parlare alla riunione ministeriale di novembre e al Consiglio europeo di dicembre, il ministro ha replicato che, pur non essendo in agenda “faremo di tutto perché se ne parli, perché è nostro interesse, abbiamo fatto un percorso che vorremmo vedere chiuso; saranno sette, otto, 10, 12 paesi, non lo sappiamo, ma vogliamo arrivare a una conclusione”.

Entro dicembre, quindi? “Io spero di sí”, ha risposto Lamorgese. Alcuni paesi membri (Bulgaria, Cipro, Grecia) hanno chiesto oggi in un documento comune di non focalizzare l’attenzione solo sul Mediterraneo centrale, sottolineando che ci sono “segnali allarmanti di una crisi emergente”, la seconda, dopo quella del 2015-2016, nel Mediterraneo orientale. Fra il 19 agosto e il primo settembre sulle tre rotte migratorie (Occidentale-atlantica, centrale e orientale) ci sono stati rispettivamente 1.133, 1.369 e 4.879 arrivi, e ancora dal 2 al 9 settembre rispettivamente altri 736, 480 e 2.707 arrivi.

Lamorgese ha osservato che “oggi l’incontro era finalizzato all’esame del nostro testo. Però si è parlato ovviamente anche di quello che avviene negli altri paesi. E la Grecia ovviamente – ha riferito il ministro – ha posto il problema degli arrivi che loro hanno soprattutto nelle isole, in particolare a Lesbo. Pur apprezzando lo sforzo che noi facciamo, ovviamente ognuno pensa ai problemi di casa propria, e poiché c’è stato un aumento esponenziale degli arrivi dalla Turchia, i greci erano molto preoccupati”.

La Germania dopo le critiche da parte della leader della Cdu, Annegret Kramp-Karrenbauer, preoccupata, Seehofer ha avvertito che, nel caso vi fosse «un servizio taxi tra l’Italia e la Libia», la Germania è pronta ad uscire. E la stessa cosa vale per un’altra questione: l’accordo salterebbe se i numeri degli arrivi dovessero salire. Bisogna considerare che, rispetto ad altri Paesi, al momento, l’Italia ha numeri di arrivi bassi. Lo dimostrano anche le statistiche diffuse dall’Agenzia europea di sostegno all’Asilo (Easo): Cipro quasi 9.000 richieste per milione di abitanti; Malta poco meno di 4.000; Grecia oltre 3.000. L’Italia è al sedicesimo posto: si contano solo alcune centinaia di domande. Una circostanza che è stata sottolineata da più di un ministro nel corso della riunione.

“L’immigrazione è in Italia in Grecia, in altri paesi sulla rotta balcanica, ci sono vari territori che vanno guardati e su quello dobbiamo operare tutti insieme, perché se l’Europa esiste nella dimensione complessiva”, ha detto ancora Lamorgese. E ha aggiunto: “L’immigrazione è un problema complesso, che non si risolve da un giorno all’altro; c’è bisogno di accordi, di contatti con i paesi, di tanti protocolli a livello Ue; ritengo molto importante il ruolo dell’Europa, e quindi quello che ho detto” in Consiglio “è che questo è un momento per fare vedere che l’Europa c’è, sarebbe un segnale molto importante”, ha concluso il ministro.

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