K metro 0.- Bruxelles – La vita della nuova Commissione europea presieduta da Ursula von der Leyen (che entrerà pienamente in carica dal 1° novembre), non si preannuncia troppo tranquilla. È in atto, infatti, un serrato confronto tra la Presidente entrante e il Parlamento europeo: dove molti eurodeputati – informa AP – hanno rifiutato due candidati proposti
K metro 0.- Bruxelles – La vita della nuova Commissione europea presieduta da Ursula von der Leyen (che entrerà pienamente in carica dal 1° novembre), non si preannuncia troppo tranquilla. È in atto, infatti, un serrato confronto tra la Presidente entrante e il Parlamento europeo: dove molti eurodeputati – informa AP – hanno rifiutato due candidati proposti dalla von der Leyen per la squadra di governo della Commissione, e stanno sparando a zero su altri due.
La Commissione giuridica (Juri) di Strasburgo ha bocciato lunedì 7 ottobre i candidati a commissario di Romania, Rovana Plumb – indicata per il portafoglio dei Trasporti – e l’ungherese Laszlo Trocsany, designato dal suo governo come possibile commissario all’ Allargamento dell’Unione. Per entrambi, lo stop è stato motivato col conflitto di interessi, decisamente negato da ambedue i candidati: secondo varie agenzie, nel caso della Plumb, membro del gruppo socialdemocratico di Strasburgo, tutto è legato a un prestito che aveva ricevuto anni fa. Per la Commissione giuridica, non è stato chiarito come il denaro sarebbe stato rimborsato “in modo aperto e trasparente”.
Più complesso il caso di Trócsányi, già ministro ungherese della Giustizia: le perplessità degli eurodeputati si sono incentrate sulle sue relazioni – forse tuttora in corso – con uno studio legale da lui co-fondato, “Nagy és Trócsányi”. Il primo ministro ungherese Viktor Orbán, venerdì 4 ottobre aveva difeso il suo candidato, suggerendo che il rifiuto dell’Europarlamento fosse, in realtà, una sorta di “vendetta” della UE per la linea dura da tempo scelta dal Governo ungherese contro l’immigrazione. Non c’è stato, tuttavia, alcuno scontro aperto tra Budapest e Bruxelles: Orbán ha già indicato alla von der Leyen il candidato alternativo.
Si tratta di Olivér Várhelyi, diplomatico attualmente rappresentante permanente dell’Ungheria presso l’Unione europea. Due, invece, le candidature alternative proposte da Bucarest: l’europarlamentare socialdemocratico Dan Nica – prima scelta per la Premier romena Viorica Dăncilă – e, in riserva, nel caso sia richiesta una donna, il segretario di Stato per gli Affari europei, Melania-Gabriela Ciot. Nica era già stata proposto per il ruolo l’estate scorsa, insieme alla Plumb.
Le audizioni dei commissari designati proseguiranno sino a martedì prossimo 15 ottobre: in vista del voto finale di Strasburgo, previsto il 23. Non hanno incontrato particolari ostacoli, invece, tre dei primi esaminati: lo slovacco Maros Sefcovic (futuro Vicepresidente della commissione UE con delega alle Relazioni interistituzionali e Prospettive strategiche), l’irlandese Phil Hogan (Commercio) e la bulgara Mariya Gabriel (Innovazione e Giovani). Mentre è stato invitato a ritornare il polacco Janusz Wojciechowski, candidato commissario per l’Agricoltura: dopo una prima audizione, martedì 1° ottobre, in cui non ha del tutto convinto gli europarlamentari, per le risposte giudicate vaghe e per la scarsa padronanza dell’inglese.
Qualche ostacolo potrebbe incontrarlo anche la francese Sylvie Goulard, già eurodeputata. Liberale, vicina al presidente francese Emmanuel Macron, membro, a Strasburgo, del gruppo ultraliberista Alleanza per Rinnovare l’Europa, la Goulard è candidata a ricoprire il ruolo di commissario al Mercato interno, all’ Industria e alla Difesa, ed è sostenuta, tra gli altri, dall’ ex-Premier italiano Mario Monti; ma non dai deputati di estrema sinistra ed estrema destra, e, in parte, dai popolari. La Commissione giuridica di Strasburgo le contesta di aver fatto, in passato, cattivo uso di fondi comunitari, e di aver continuato a collaborare con un Think Tank americano anche quando era già eurodeputata.
Se consistente è l’opposizione che per questi candidati a Commissari viene dall’ Europarlamento, nel caso di Laura Codriuna Kovesi, importante magistrato rumeno, gli ostacoli a diventare, invece, “Pubblico ministero” europeo sono venuti dallo stesso governo del suo Paese: che, a luglio 2018, l’ha rimossa dal suo incarico, forse proprio per i successi che, per 5 anni, aveva conseguito come Capo del Direttorato Rumeno Anticorruzione (DNA), incriminando, tra gli altri, 53 parlamentari e un eurodeputato. “Penso – ha dichiarato la Kovesi in un’intervista all’ Associated Press – che si è trattato, indirettamente, di un riconoscimento di come il nostro sistema giudiziario è capace di combattere la corruzione; e, cosa ancor più importante, un apprezzamento da parte di tutti quei rumeni che, negli ultimi anni, hanno sostenuto il ruolo della legge e e dei valori europei”.