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Europol, relazione De Bolle: “La situazione del terrorismo 2019”

Europol, relazione De Bolle: “La situazione del terrorismo 2019”

K metro 0 – Bruxelles – Gli attacchi e le vittime del terrorismo sono diminuiti sensibilmente nel 2018: ci sono state 13 vittime nel 2018, rispetto alle 62 del 2017. Nell’infografica i dati dal 2014 ad oggi. Il numero delle vittime di attacchi terroristici di matrice jihadista sono diminuiti e sono aumentati gli attacchi sventati

K metro 0 – Bruxelles – Gli attacchi e le vittime del terrorismo sono diminuiti sensibilmente nel 2018: ci sono state 13 vittime nel 2018, rispetto alle 62 del 2017. Nell’infografica i dati dal 2014 ad oggi.

Il numero delle vittime di attacchi terroristici di matrice jihadista sono diminuiti e sono aumentati gli attacchi sventati nel 2018, ma le minacce alla sicurezza interna restano serie, secondo la Direttrice esecutiva di Europol, Catherine De Bolle.

C’è un numero ridotto di guerriglieri che tornano dalle zone di conflitto, ma la preoccupazione resta elevata” ha scritto De Bolle nell’introduzione alla relazioneLa situazione del terrorismo 2019”, presentata davanti alla commissione Libertà civili del Parlamento europeo il 4 settembre 2019. “Centinaia di cittadini europei, incluse donne e bambini, sono tuttora detenuti in Iraq e Siria. Nelle zone di guerra i bambini sono delle vittime, ma l’esposizione all’indottrinamento è una seria minaccia per il futuro”.

Nel 2018 il terrorismo è stato ancora una volta un pericolo per la sicurezza dei paesi UE. Attacchi terribili come quelli eseguiti a Trèbes, Parigi, Liegi e Strasburgo hanno ucciso 13 persone e ferito molte altre.

Meno attacchi e meno vittime

Nel 2018 13 persone hanno perso la vita in 24 attacchi di ispirazione jihadista nell’UE. Nel 2017 ci furono 62 vittime per un totale di 33 attacchi, secondo i dati Europol. Di questi 24 attacchi, 10 sono stati compiuti in Francia, quattro nel Regno Unito, quattro nei Paesi Bassi, due in Germania, e uno rispettivamente in Spagna, Svezia, Italia e Belgio.

Sette attacchi (tre in Francia, due nei Paesi Bassi, uno in Belgio e uno nel Regno Unito) sono stati considerati “completi” dalle autorità nazionali perché hanno raggiunto il proprio obiettivo. Quattro di questi sono stati rivendicati dal cosiddetto stato islamico. Si tratta di una riduzione rispetto al 2017, durante il quale si registrarono 10 attacchi di matrice religiosa islamista completi.

Attacchi sventati o falliti

Nel 2018 un attacco jihadista è fallito in Spagna e 16 piani di attacco sono stati sventati, rispetto ai 12 e 11 del 2017.

Gli attacchi completi o falliti sono stati fatti prevalentemente usando armi da taglio o da fuoco col l’obiettivo di colpire i civili. Tutti gli attacchi che prevedono l’uso di esplosivi sono stati sventati. La maggior parte degli attentatori hanno agito o pianificato di agire da soli. Nel 2018 511 persone sono state arrestate col sospetto di attività criminali legate al terrorismo jihadista. Il maggior numero di arresti si è registrato in Francia, Regno Unito e Belgio, seguiti da Paesi Bassi, Germania e Italia. Nel 2017 un totale di 705 persone sono state arrestate in 18 paesi UE.

Cooperazione UE

Il rafforzamento della cooperazione fra gli stati UE e la condivisione delle informazioni ha contribuito a prevenire, fermare o limitare gli attacchi, secondo De Bolle: “Credo fermamente che gli sforzi delle forze dell’ordine, dei servizi di sicurezza, delle autorità pubbliche, delle aziende private e delle organizzazioni della società civile nel contrastare il terrorismo abbiano sostanzialmente contribuito alla diminuzione della violenza in Europa”.

“Di fronte all’aumento della violenza terrorista che abbiamo sperimentato dal 2014, le autorità pubbliche e le entità private che erano abituate a lavorare separatamente hanno istituito modi di lavorare nuovi e creativi” ha aggiunto De Bolle.

Non c’è un uso sistematico delle rotte migratorie da parte dei terroristi

“Non c’è alcuna prova concreta che i terroristi usino sistematicamente i flussi di rifugiati per entrare in Europa senza essere notati”. Anche se alcuni terroristi potrebbero essere entrati in Europa facendosi passare per rifugiati, questo non avviene in maniera sistematica, conclude la relazione.

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