K metro 0 – New York – L’intervento di Donald Trump, non previsto ma poi ugualmente avvenuto, si è concentrato soprattutto sulla difesa della libertà religiosa nel mondo, dedicando pochi generici accenni alla lotta per la salvaguardia dell’ambiente e del clima. Ma Trump ha parlato anche di Iran, lanciando un avvertimento: le sanzioni contro il Paese
K metro 0 – New York – L’intervento di Donald Trump, non previsto ma poi ugualmente avvenuto, si è concentrato soprattutto sulla difesa della libertà religiosa nel mondo, dedicando pochi generici accenni alla lotta per la salvaguardia dell’ambiente e del clima. Ma Trump ha parlato anche di Iran, lanciando un avvertimento: le sanzioni contro il Paese persiano potrebbero essere irrigidite, a meno che Teheran non cambi atteggiamento. Quindi, ha accusato l’Iran di essere il “maggiore sponsor mondiale del terrorismo”, sottolineando che “nessun governo dovrebbe sponsorizzarlo”.
Il Capo della Casa Bianca non ha risparmiato anche Nicolas Maduro, definendolo un “burattino di Cuba, che si nasconde dalla sua stessa gente”. E ha attaccato – in stile Orban – gli “attivisti dei confini aperti”. “Le vostre politiche – ha spiegato – sono cattive e crudeli”, perché rafforzano le organizzazioni criminali. Mentre ha lanciato un appello ai migranti dal Terzo Mondo: “Non pagate i trafficanti’. Ha affrontato, infine, anche il tema delle proteste ad Hong Kong: “il mondo si aspetta che Pechino onori il trattato su Hong Kong”. La Cina, ha sottolineato, “dovrebbe proteggere il modo di vita democratico e la libertà” nell’ ex-colonia britannica, e soprattutto “fare le riforme promesse”, evitando di fare ricorso, per la sua economia, “a pesanti aiuti di Stato” (fenomeno peraltro difficilmente evitabile, in un Paese dove le maggiori leve dell’economia continuano ad essere in mano allo Stato, perdi più ispirato ancora all’ ideologia comunista, pur riveduta e corretta) e di “rubare l’informazione tecnologica”. Implicito ma chiaro riferimento alla “guerra dello spionaggio industriale”+ in corso da anni tra Pechino e Washington, con vicende come quelle del colosso dell’informatica Huawei. In chiusura, Trump ha affrontato il tema del commercio, sottolineando come gli Usa “vogliano scambi commerciali giusti e reciproci”, e che “il WTO ha bisogno di un cambio drastico”.
Ma anche dentro al Palazzo di vetro, la politica interna ha continuato ad inseguire Trump. Sempre più esponenti democratici parlano apertamente della possibilità di avviare una procedura di “impeachment” contro il Presidente, da molti ritenuto un nuovo Nixon. Premendo in questo senso sullo Speaker della Camera dei rappresentanti, la democratica di prestigio Nancy Pelosi, sinora incerta sulla strada da seguire, se avviare l’impeachment o attendere di conoscere maggiormente i dettagli della sua controversa conversazione telefonica dell’estate scorsa col neoeletto presidente ucraino Zelensky.
Il Capo della Casa Bianca ha definito “una caccia alle streghe” le indiscrezioni filtrate ultimamente sulla stampa in merito a un suo presunto pressing sul presidente ucraino. “Non c’è stata alcuna pressione sull’Ucraina”, ha ribadito in questi giorni Trump: dichiarando, però, che per fugare qualsiasi dubbio, i dettagli della sua conversazione telefonica con Zelensky potrebbero senz’altro essere diffusi. Secondo il “Washington Post”, il Presidente avrebbe ordinato al Capo di gabinetto della Casa Bianca di congelare oltre 391 milioni di dollari di aiuti all’Ucraina, alcuni giorni prima di chiamare Zelensky. L’ordine venne comunicato al Pentagono e al Dipartimento di Stato. Il presidente Usa ha confermato di aver negato aiuti finanziari all’Ucraina prima della conversazione telefonica del 25 luglio con Zelensky: ma solo per spingere così Kiev a lottare più incisivamente contro la corruzione da decenni dilagante nella sua amministrazione.
Ma secondo i parlamentari che accusano Trump, basandosi su fonti riservate dell’Intelligence, il presidente americano, in realtà, avrebbe congelato gli aiuti all’ Ucraina nel tentativo di convincere il suo presidente ad avviare indagini sul suo avversario politico Joe Biden, vicepresidente con Obama e incaricato dei rapporti diplomatici con Kiev, e sul figlio Hunter, all’epoca membro del Consiglio di amministrazione di una compagnia ucraina di gas. “Vediamo la trascrizione”, ha detto, il 24 settembre, Mitt Romney, deputato repubblicano dell’Utah, a proposito della chiamata di Trump al presidente ucraino.
di Fabrizio Federici