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Brexit. Il nodo sul confine tra Irlanda e Irlanda del Nord tiene banco, Johnson vola a New York

Brexit. Il nodo sul confine tra Irlanda e Irlanda del Nord tiene banco, Johnson vola a New York

K metro 0 – Londra – L’Unione europea insisterà nei prossimi giorni sulla questione della frontiera irlandese, i controlli doganali potranno essere reintrodotti se il Regno Unito dovesse abbandonare il blocco senza un accordo. Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ai microfoni di Sky News, nella giornata di domenica, ha ribadito che la responsabilità

K metro 0 – Londra – L’Unione europea insisterà nei prossimi giorni sulla questione della frontiera irlandese, i controlli doganali potranno essere reintrodotti se il Regno Unito dovesse abbandonare il blocco senza un accordo.

Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ai microfoni di Sky News, nella giornata di domenica, ha ribadito che la responsabilità per una misura del genere ricadrà solamente sulla Gran Bretagna. La frontiera potrebbe essere messa in piedi poco dopo la data del 31 ottobre, deadline scelta per la Brexit. Bruxelles non è infatti “assolutamente responsabile” per le conseguenze di un’uscita senza accordo. “Dobbiamo assicurarci che gli interessi dell’Unione europea e quelli del mercato interno vengano preservati”, ha aggiunto. Il premier britannico Boris Johnson sta tentando di rimpiazzare il cosiddetto ‘backstop’ con “soluzioni alternative” – come ad esempio l’utilizzo di apparati tecnologici in sostituzione dei controlli doganali e un’area comune per i prodotti agroalimentari, che interessano l’intera Irlanda. Juncker si è dichiarato disponibile ad accettare proposte ma ha anche sottolineato che gli animali che entrano in Irlanda del Nord potrebbero arrivare poi nell’Ue attraverso l’Irlanda se non dovesse essere istituita una frontiera vera e propria e questo “non succederà”, visto che l’obiettivo è “preservare la salute e la sicurezza dei cittadini”.

Nel frattempo, Jeremy Corbyn, a capo del Partito Laburista all’opposizione, ha nuovamente dichiarato di essere pronto a insediarsi per un intero mandato da primo ministro se dovesse vincere le prossime elezioni nazionali, che ipoteticamente potrebbero tenersi nei prossimi mesi. Andando contro le voci che lo vogliono fuori dai giochi, Corbyn ha spiegato alla BBC domenica che guiderà i laburisti nelle votazioni. Johnson, invece, è volato a New York per confrontarsi con le Nazioni Unite e convincerle che la Gran Bretagna all’indomani della Brexit sarà una potenza mondiale dinamica, che si schiererà in prima fila contro i cambiamenti climatici e l’instabilità del Medio Oriente. Attualmente, però, l’accordo di uscita con l’Unione europea è ancora lontano, inoltre il verdetto della Corte suprema britannica potrebbe sconvolgere i piani del pm. Proprio l’uscita dall’Unione sarà il tema principale che lo accompagnerà nella tre giorni all’Assemblea generale, la riunione annuale dell’ONU a cui partecipano i leader mondiali. Johnson ha pianificato incontri con i leader dell’Ue, incluso il presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, il presidente francese Emmanuel Macron, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il primo ministro irlandese, Leo Varadkar. All’interno del blocco delle 28 nazioni, in molti stentano a fidarsi dell’ex sindaco di Londra, che ha persuaso gli elettori britannici nel 2016 a scegliere per il sì nel referendum per la Brexit. Il nodo principale, quello riguardante il mantenimento della frontiera aperta tra Irlanda del Nord e Irlanda sembra tutt’ora insolvibile.

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