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Bratislava, manifestazione contro l’aborto. Il dibattito pone la donna al centro della questione

Bratislava, manifestazione contro l’aborto. Il dibattito pone la donna al centro della questione

K metro 0 – Bratislava – In Slovacchia, a Bratislava, questa domenica decine di migliaia di persone sono scese in piazza per manifestare contro l’aborto. La legge attualmente in vigore è piuttosto tollerante se comparata con quella di Paesi europei più restrittivi sul tema, come per esempio la Polonia e Malta, dove l’aborto è permesso

K metro 0 – Bratislava – In Slovacchia, a Bratislava, questa domenica decine di migliaia di persone sono scese in piazza per manifestare contro l’aborto. La legge attualmente in vigore è piuttosto tollerante se comparata con quella di Paesi europei più restrittivi sul tema, come per esempio la Polonia e Malta, dove l’aborto è permesso praticamente solo in caso di violenza sessuale. In Slovacchia, Paese a maggioranza cattolica, è possibile abortire fino a 12 settimane di gravidanza, mentre l’aborto per ragioni mediche è permesso fino a 24 settimane.

All’inizio di settembre, il parlamento slovacco ha iniziato un dibattito sull’aborto, i partiti di destra vorrebbero limitare l’aborto solo alle prime sei o otto settimane di gravidanza, o in alternativa vietarlo del tutto. Forze politiche come la Smer, di sinistra ma conservatore su temi sociali, e il Partito nazionale slovacco, di centrodestra – non si sono ancora espressi sul tema.

L’aborto rappresenta a livello mondiale un tema molto delicato e controverso. L’interruzione di gravidanza può avvenire per cause naturali o può essere indotta artificialmente. Proprio sul secondo caso entrano in gioco questioni etiche e religiose, psicologiche ma anche legali che cambiano a seconda del Paese. Il dibattito pone la donna al centro della questione, perché è l’unica che può decidere cosa scegliere di fare in base al contesto in cui vive. Ma questa procedura non è concessa a tutte le donne e in alcuni paesi del mondo assistiamo ancora oggi a pratiche disumane che riguardano l’aborto.

In Italia l’interruzione volontaria di gravidanza è regolata dalla legge 194/78. Il ministero della Salute ha pubblicato nell’anno 2017 il rapporto sull’attuazione della stessa legge. Il dato più importante è che anche, nel 2017, è stato confermato il calo delle interruzioni di gravidanza. Una tendenza che prosegue almeno dal 2006. Negli ultimi 12 anni, infatti, gli aborti praticati in Italia si sono ridotti del 38,4%: oltre 131mila nel 2006 e poco meno di 81mila nel 2017. In Lombardia, per esempio, si è scesi da oltre 22mila a meno di 14mila, in Sicilia da 9mila a meno di 6mila.

E nel resto del mondo?

A livello internazionale, Cina e India sono i Paesi che registrano i più alti numeri di morti per aborto. Proprio qui  l’interruzione di gravidanza rappresenta anche un abuso nei confronti delle donne che sono spesso costrette ad abortire soprattutto, se sono in dolce attesa di “femmine”.

È quello che viene definito come aborto selettivo, nel senso che, se il feto non ha il genere desiderato, si decide di sopprimerlo. A rischio sono le bambine, che potrebbero nascere in Cina, in India, nel Caucaso e in altre località asiatiche, dove nascere femmina rappresenta un disonore per l’intera famiglia. In India si parla ancora di feticidio femminile, nonostante il paese abbia bandito la pratica degli aborti selettivi femminili tramite test per la determinazione del sesso.

Nel vecchio continente secondo i dati più aggiornati dell’ufficio regionale per l’Europa dell’Oms solo la Germania e la Svizzera hanno un tasso di abortività più basso dell’Italia.

I dati a disposizione prendono in considerazione i tassi di abortività per 1.000 donne di età tra i 15 e i 44 anni (2011-2016), Paesi “a sviluppo avanzato” e appartenenti all’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), come Svezia (20,8), Francia (18,1), Inghilterra e Galles (16), Danimarca (13,8), Norvegia (13,0), Spagna (10,4) e Finlandia (10) hanno tutti tassi di abortività più alti dell’Italia. Un buon risultato questo per il Bel Paese che a livello europeo è tra i paesi con il tasso più basso di casi di aborto.

Oltre oceano, è notizia di questi giorni che negli Stati Uniti, il numero degli aborti è calato. I dati della diminuzione del numero di aborti arrivano dal rapporto stilato dal Guttmacher Institute. Il gruppo di ricerca ha contato 862.000 aborti negli Stati Uniti nel 2017. In calo rispetto ai 926.000 conteggiati nel precedente rapporto del gruppo per il 2014 e da poco più di 1 milione contati per il 2011.

Il nuovo rapporto mostra che gli aborti stanno diminuendo in tutte le parti del USA, sia negli Stati governati dai repubblicani che cercano di limitare l’accesso all’aborto, sia negli Stati gestiti dai democratici che difendono il diritto all’aborto. Tra il 2011 e il 2017, i tassi di aborto sono aumentati solo in cinque stati e nel Distretto della Columbia.

 

di Rossella Di Ponzio

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