K metro 0 – Michigan – È iniziato lo sciopero di quasi 50.000 lavoratori del colosso automobilistico americano General Motors. Dopo 12 anni, gli operai dall’altra parte dell’oceano rivendicano i loro diritti e chiedono di migliorare salari e benefit e di riaprire stabilimenti chiusi o ritenuti a rischio, dopo che le trattative sul rinnovo del
K metro 0 – Michigan – È iniziato lo sciopero di quasi 50.000 lavoratori del colosso automobilistico americano General Motors. Dopo 12 anni, gli operai dall’altra parte dell’oceano rivendicano i loro diritti e chiedono di migliorare salari e benefit e di riaprire stabilimenti chiusi o ritenuti a rischio, dopo che le trattative sul rinnovo del contratto risultano ferme. Al momento non si sa quanto tempo durerà lo sciopero. I lavoratori della General Motors intanto hanno chiuso 33 stabilimenti produttivi e 22 magazzini per la distribuzione dei pezzi di ricambio in ben 9 paesi degli Stati Uniti.
Quest’ultima protesta che coinvolge gli operai dell’azienda americana non è la prima. È stata preceduta da uno sciopero di circa 850 lavoratori di un subcontrattista preposto alla manutenzione nelle fabbriche di General Motors in Michigan e Ohio. L’ultima grande contestazione in Gm, risale all’anno 2007 e aveva per oggetto la sicurezza dei lavoratori, tanto che ben 73 mila operai si fermarono in circa 80 impianti per due giorni.
Ma entriamo nel vivo della vicenda esaminando le posizioni di tutte le parti. Oltre alle richieste esplicite dei lavoratori, dal canto suo il sindacato dichiara che l’azienda non ha risposto in maniera decisa alle sue richieste, mentre la stessa GM dichiara di aver fatto offerte sostanziali, tra cui salari più alti e nuovi investimenti in fabbrica. Terry Dittes, vicepresidente della UAW, il principale negoziatore del sindacato dentro General Motors, riferisce che lo sciopero è l’ultima possibilità e si è reso necessario perché entrambe le parti sono distanti nella rinegoziazione del contratto quadriennale. Inoltre, il sindacato ha dichiarato al quotidiano di Wall Street, di non aver preso in maniera superficiale la decisione. Nello specifico chiede: adeguamenti salariali, in particolare per i lavoratori al primo impiego che al momento non arrivano a 20 dollari all’ora, con un meccanismo di progressione dello stipendio che consenta loro di arrivare almeno a 30 dollari nel giro di 3-4 anni, invece degli otto anni attualmente necessari. Anche sui modelli e sugli investimenti negli stabilimenti, Uaw vorrebbe di più.
Sulla questione è intervenuto anche il presidente Trump che ha esortato le parti ad a trovare un accordo. Che i rapporti fra il colosso automobilistico di Detroit e i sindacati fossero nuovamente tesi lo si sapeva già da tempo. A fine novembre, infatti, ci fu l’annuncio del gruppo guidato da Mary Barra di voler chiudere sette impianti, di cui cinque in Nord America, tagliando del 15%, più di 14.000 posti, la forza lavoro fra Stati Uniti e Canada.