K metro 0 – Barcellona – Centinaia di migliaia di spagnoli sostenitori della causa secessionista della Catalogna si sono raccolti a Barcellona ieri, 11 settembre, ovvero l’anniversario della caduta di Barcellona nella Guerra di Successione spagnola nel 1714. La manifestazione è stata organizzata settimane prima dell’annuncio del verdetto per il processo contro i 12 leader
K metro 0 – Barcellona – Centinaia di migliaia di spagnoli sostenitori della causa secessionista della Catalogna si sono raccolti a Barcellona ieri, 11 settembre, ovvero l’anniversario della caduta di Barcellona nella Guerra di Successione spagnola nel 1714. La manifestazione è stata organizzata settimane prima dell’annuncio del verdetto per il processo contro i 12 leader del movimento separatista. Alla marcia si sono unite persone da qualsiasi parte della regione, hanno indossato maglie e innalzato bandiere a supporto della causa indipendentista catalana.
Dal 2012, l’11 settembre è diventato un giorno di protesta per il movimento secessionista, per questo vengono organizzate enormi marce nella regione. I dati riportati dalla polizia di Barcellona parlano di 600mila presenze all’evento (1 milione in meno rispetto alle due precedenti). I sondaggi e le ultime elezioni mostrano invece che i 7 milioni e mezzo di residenti sono divisi (praticamente a metà) per quanto riguarda la questione indipendenza. Il primo ministro ad interim spagnolo, Pedro Sanchez, che ha cercato di allentare le tensioni con la Catalogna sin dal suo insediamento, ha scritto su Twitter: “Oggi dovrebbe essere il giorno di tutti i catalani. Per il percorso di dialogo all’interno della Costituzione, per la coesistenza armoniosa, per il rispetto e la comprensione”. La manifestazione di quest’anno è stata organizzata mentre alcuni dei leader del movimento, protagonisti del tentativo fallito di secessione del 2017, attendono il verdetto della Corte suprema spagnola (che potrebbe arrivare entro questo mese o il prossimo), le accuse includono anche quella di ribellione, e rischiano di essere condannati a diversi anni di prigione.
Il movimento, comunque, è in un momento molto complicato e non possiede la stessa verve di quando riusciva a far leva sulle difficoltà economiche dello scorso decennio, dalle quali la Spagna si è ripresa solamente negli ultimi anni. I partiti indipendentisti devono ancora concordare su quale sia la reazione adeguata in caso di condanna dei leader da parte della Suprema Corte e questo immobilismo ha acceso le critiche dei movimenti nati dal basso, ovvero il cuore pulsante della spinta secessionista. Il presidente regionale catalano, Quim Torra, ha spiegato che se dovesse arrivare la condanna allora ci sarebbe un motivo in più per spingere per l’indipendenza, senza specificare nei dettagli le eventuali mosse. “L’indipendenza oggettiva dovrebbe essere la meta del Paese dopo il verdetto”, ha dichiarato in una intervista a un emittente catalana. Altri politici separatisti credono che la soluzione migliore sia indire elezioni regionali per incrementare la rappresentanza nel parlamento regionale e conquistare più della metà dei consensi dei catalani. I contrari all’indipendenza si lamentano del fatto che gli indipendentisti hanno monopolizzato la festa dell’11 settembre a scopi politici. Alcuni attivisti, poi, hanno accusato i leader politici di non aver agito concretamente per raggiungere l’obiettivo prefissato. “Non solo non abbiamo fatto passi avanti ma ne abbiamo fatti due indietro”, ha dichiarato Elisenda Paluzie, guida del gruppo secessionista ANC, rivolgendosi alla folla e poi ha aggiunto: “Chiediamo ai nostri leader di non deluderci”.