K metro 0/Jobsnews – Bruxelles – “Serve un’Europa che investa in ricerca, istruzione e formazione. Un’Europa che incentivi gli investimenti materiali e immateriali anche attraverso lo scomputo dal debito, cambi su temi nodali come il trattato di Dublino e sia coordinata a livello fiscale e sullo sviluppo”. Così il segretario generale della Cgil Maurizio Landini nell’incontro a Bruxelles tra una delegazione
K metro 0/Jobsnews – Bruxelles – “Serve un’Europa che investa in ricerca, istruzione e formazione. Un’Europa che incentivi gli investimenti materiali e immateriali anche attraverso lo scomputo dal debito, cambi su temi nodali come il trattato di Dublino e sia coordinata a livello fiscale e sullo sviluppo”. Così il segretario generale della Cgil Maurizio Landini nell’incontro a Bruxelles tra una delegazione della confederazione di corso d’Italia, di cui facevano parte anche Susanna Camusso, Gianna Fracassi ed Emilio Miceli, e il presidente del Parlamento europeo David Sassoli.
È cambiato il governo ma restano le richieste di cambiamento dei sindacati che chiedono un confronto al governo, ha detto il segretario della Cgil, Maurizio Landini, prima del suo incontro con il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli. “Noi vogliamo parlare della legge di stabilità che è stata annunciata, ma anche del programma che il governo ha sancito, a partire da quella che è la piattaforma che Cgil Cisl e Uil in questi mesi hanno messo in campo. È cambiato il governo, ma per noi le richieste di cambiamento e la piattaforma rimangono”, ha detto. “Anzi noi ci auguriamo e chiediamo che questo governo ricostruisca un rapporto strutturale con le parti sociali, sindacali e non solo. Perché prima di prendere una decisione ci sia un confronto e una discussione con le parti sociali. E noi abbiamo avanzato e abbiamo delle idee di cambiamento vero: penso alla questione del fisco, penso alla questione di un piano straordinario per gli investimenti, penso alla questione del rinnovo dei contratti, penso alla questione della riforma delle pensioni. Quindi ci sono una serie di temi che noi vogliamo poter discutere. Il messaggio che noi vogliamo mandare al nuovo governo, se davvero essere di svolta e di cambiamento, la svolta e il cambiamento si fa con i lavoratori e non contro i lavoratori”, ha spiegato.
In merito alla crisi di governo di questa estate, Landini ha ricordato il timore delle parti sociali per il rischio che il paese non capisse cosa stesse avvenendo. “Noi avevamo preso una posizione unitaria perché eravamo preoccupati che il paese non capisse di cosa si stava discutendo e avevamo chiesto che il Parlamento svolgesse la sua funzione: quindi si capisse se si andava alle elezioni o se c’era la possibilità di una nuova maggioranza”, ha proseguito. “E dentro quello schema abbiamo ribadito che c’era bisogno di un governo che cambiasse le politiche economiche e sociali e abbiamo ribadito le nostre piattaforme”, ha aggiunto. “Noi non abbiamo governi amici o nemici. Noi abbiamo governi con cui ci vogliamo confrontare. Per quello che ci riguarda, la differenza la fa quello che viene fatto e non solo quello che si dice. Sicuramente in questo discorso programmatico ci sono cose anche importanti che abbiamo sentito, ma abbiamo anche notato cose che non ci sono, le pensioni, il rinnovo dei contratti. E quindi vogliamo avere un confronto perché il paese ha bisogno di un cambiamento e ha bisogno che la gente che lavora abbia delle risposte finalmente che rispondano ai loro problemi e ai loro bisogni”, ha concluso.
In merito al suo faccia a faccia con il segretario Landini, Sassoli ha spiegato che “l’Europa che vuole crescere è una Europa dei diritti. Anzi, con i diritti si cresce meglio e credo che in questo momento, all’avvio di legislatura, questo della crescita legata al mondo dei diritti e ai diritti del mondo del lavoro, sia molto importante”. Questo perché “ci sono, su ogni dossier che abbiamo qui in Europa, ricadute sulla valorizzazione del mondo del lavoro. Poi abbiamo bisogno di una politica che non pensi di fare da sola. Le scelte che la politica deve fare devono avere consenso e naturalmente su tante questioni, l’economia, il mondo del lavoro, la crescita, la sostenibilità, il punto di vista e gli interessi del mondo del lavoro devono essere ascoltati. Ecco perché penso che siamo all’avvio di una legislatura in cui anche alcuni dialoghi devono essere molto più forti e presenti nel Parlamento europeo. Noi produciamo circa il 65 per cento della legislazione nazionale per un paese come l’Italia”, ha aggiunto.