K metro 0 – Londra – A otto settimane dal recesso del Regno Unito dall’Unione europea, arriva la doppia sconfitta per Boris Johnson in Camera dei Comuni, dove continua il braccio di ferro sulla Brexit. Dopo la ribellione di 21 dei suoi parlamentari e la perdita della maggioranza alla Camera dei Comuni, quest’ultima oggi ha approvato in
K metro 0 – Londra – A otto settimane dal recesso del Regno Unito dall’Unione europea, arriva la doppia sconfitta per Boris Johnson in Camera dei Comuni, dove continua il braccio di ferro sulla Brexit. Dopo la ribellione di 21 dei suoi parlamentari e la perdita della maggioranza alla Camera dei Comuni, quest’ultima oggi ha approvato in via definitiva il disegno di legge Benn per rinviare la Brexit e impedire il no-deal, scenario a cui il premier Tory è fortemente contrario. La risposta di Johnson all’ennesimo schiaffo del Parlamento è stata presentare una mozione per sciogliere la Camera e indire elezioni anticipate il 15 ottobre, sperando così di uscire dall’annosa impasse in cui è finito il dossier. Ma la mozione non è passata.
“Ora ci devono essere elezioni il 15 ottobre”, ha tuonato Johnson, dopo che i Comuni avevano votato – con una maggioranza di 327 e 299 contrari – il disegno di legge anti no-deal. Il provvedimento, ritenuto da Johnson una “resa” che “mette fine ai negoziati con la Ue”, imporrebbe un ulteriore rinvio di tre mesi della Brexit, fino al 31 gennaio 2020 in caso entro il 19 ottobre non si raggiunga un’intesa con Bruxelles sull’uscita del Regno Unito. Rinvio che comunque dovrebbe avere l’ok dell’Ue, al momento non disposta a concedere proroghe senza proposte alternative concrete. Furente, dopo il voto che ha visto convergere l’opposizione e la fronda ribelle dei Tory – espulsi ieri dal patito di governo – il primo ministro ha intimato: “Il Paese deve decidere se io o il leader dell’opposizione dobbiamo andare a Bruxelles a negoziare”.
Ma il leader dell’opposizione laburista Jeremy Corbyn – in prima fila tra i promotori della legge contro il no-deal – ha rovinato i piani del rivale, annunciando di non appoggiare, al momento, la chiamata alle urne. La mozione, per passare, aveva bisogno di un quorum dei due terzi ai Comuni (almeno 434 deputati) ma è stata appoggiata da 298 contro 56, in una votazione dove ha pesato l’astensione. La situazione venutasi a creare rende, al momento, impossibile a Johnson mantenere le sue promesse: realizzare la Brexit, “senza se e senza ma” il 31 ottobre e andare a elezioni anticipate. L’unica opzione su cui poter contare, fanno notare i media britannici, è che scoppi una ‘guerra civile’ all’interno dei Labour. Il partito di Corbyn, favorevole in linea di principio a elezioni anticipate, potrebbe spaccarsi proprio sulla tempistica con cui dare l’appoggio al ritorno alle urne: il suo leader ha dichiarato che serve aspettare la fine di tutto l’iter di approvazione della legge anti no-deal, che potrebbe avvenire nel fine settimana con il Royal Assent; il ministro ombra della Brexit, invece, Sir Keir Starmer, ha detto ai deputati che prima delle urne bisogna assicurarsi la proroga della data di uscita dalla Ue. Intanto, il premier ha chiesto a Corbyn e alle opposizioni di pensare ancora alla loro posizione nei prossimi giorni, lasciando intendere che il governo potrebbe tornare a chiedere di nuovo il voto.
Ieri la Commissione europea ha esortato nuovamente, nella sesta comunicazione sui preparativi per la Brexit, tutti i portatori di interesse dell’UE a 27 a prepararsi per un’uscita senza accordo.
Data l’incertezza che nel Regno Unito continua a circondare la ratifica dell’accordo di recesso concordato con il governo del paese a novembre 2018 e in considerazione della situazione politica generale in cui versa il paese sul piano nazionale, l’ipotesi di uscita senza accordo il 1º novembre 2019 resta un esito possibile, seppur non auspicabile.
la Commissione ha proposto inoltre al Parlamento europeo e al Consiglio di apportare adeguamenti misure tecnici mirati alla durata delle misure di emergenza dell’UE in caso di mancato accordo nel settore dei trasporti. La Commissione ha altresì proposto di riprodurre nel 2020 le attuali misure disposizioni di emergenza per il settore della pesca per il 2019 e per l’eventuale partecipazione del Regno Unito al bilancio dell’UE per il 2020. Questi adeguamenti sono resi necessari dalla decisione di prorogare al 31 ottobre 2019 il termine di cui all’articolo 50.
Infine, la Commissione ha proposto di mettere a disposizione il Fondo europeo di solidarietà e il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione per sostenere le imprese, i lavoratori e gli Stati membri più colpiti a seguito di un’uscita senza accordo. Queste proposte devono essere approvate dal Parlamento europeo e dal Consiglio.