K metro 0 – Berlino – Il Governo tedesco ha approvato questa settimana, un piano di spesa di 44, 4 bilioni di euro, destinati ad ammortizzare l’impatto – economico, tecnologico, sociale – della fuoriuscita dal carbone sull’economia del Paese, e specialmente delle regioni da sempre a forte attività mineraria, come Ruhr, Slesia, Sassonia, ecc. Il
K metro 0 – Berlino – Il Governo tedesco ha approvato questa settimana, un piano di spesa di 44, 4 bilioni di euro, destinati ad ammortizzare l’impatto – economico, tecnologico, sociale – della fuoriuscita dal carbone sull’economia del Paese, e specialmente delle regioni da sempre a forte attività mineraria, come Ruhr, Slesia, Sassonia, ecc.
Il ministro per l’Economia, Peter Altmaier, ha precisato – riporta AP – che i fondi inizieranno ad arrivare una volta che il Parlamento avrà approvato anche la specifica legislazione che fissa date e termini esatti dell’uscita della Germania dal carbone, a partire dai prossimi mesi. L’investimento sarà usato anzitutto per finanziare progetti di sviluppo complessivo dell’economia, dal potenziamento delle reti telefoniche a banda larga (attive, in Germania, sin dagli anni ’40) alle infrastrutture peri trasporti: progetti, che saranno attentamente monitorati da appositi centri di ricerca e dalle autorità federali.
Per il quarto governo guidato da Angela Merkel, si tratta di una decisione storica: che si ricollega direttamente a quella presa a fine gennaio scorso, quando una Commissione di 28 esperti, sulla base, a sua volta, di uno studio in corso dall’estate 2018, finanziato dall’ esecutivo e realizzato col contributo di rappresentanti dell’industria del carbone, del mondo accademico e di varie associazioni ambientaliste, ha fissato al 2038 il termine finale della produzione di energia elettrica mediante carbone.
Per capire l’esatta entità di questa decisione di Berlino, va tenuto presente, da un lato, che, ancora oggi, il carbone, nelle sue diverse forme, produce circa il 34% dell’elettricità necessaria ad alimentare la principale potenza economica e industriale del Vecchio continente. Solo le energie rinnovabili, solare ed eolica in testa, producono un volume maggiore di energia elettrica: dato, questo, di per sé già significativo della comprensione, da parte del ceto economico e politico tedesco, dell’importanza dell’energia pulita per un’economia moderna.
Dall’altro, che negli ultimi anni, la Germania è gradualmente fuoriuscita anche dal nucleare (solo poche centrali sono ancora attive). Ecco perché questa decisione segna un passo avanti risolutivo del Paese (un esempio, per gli altri partner UE) verso il raggiungimento degli obiettivi imposti dall’accordo di Parigi del 2015, come anzitutto l’eliminazione delle emissioni inquinanti e la lotta al riscaldamento globale e al cambiamento climatico.
La Cancelliera e tutto il governo di “Grote koaliktion” sono proseguiti fermamente su questa strada, negli ultimi mesi, grazie all’appoggio di gran parte della popolazione. Circa tre quarti degli intervistati dalla televisione pubblica ZDF, ad esempio, pur consapevoli dell’inevitabile aumento, nel breve e medio periodo, dei costi dell’elettricità per i consumatori, si dicono a favore di un’uscita veloce del Paese dalla dipendenza dal carbone, fenomeno che troppo fortemente, negli ultimi settant’anni, ha continuato a condizionare le economie specialmente nei Paesi nordeuropei. Ecco, in parte, il perché della rapida adozione di questi provvedimenti da parte di Parlamento e Governo tedeschi, nonostante l’esplicita contrarietà della lobby del carbone.
Importante la decisione del governo, che giunge solo 4 giorni prima delle elezioni amministrative in due Lander orientali di primo piano, Sassonia e Brandeburgo: che sono anche quelli con forte presenza delle miniere di lignite, combustibile fossile considerato anche più inquinante del carbone nero, ma relativamente facile ed economico da estrarre (l’ultima grande miniera di carbone di profondità è stata chiusa a dicembre scorso, ma restano ancora attive varie miniere di lignite e di carbone marrone). Tutto ciò ha alimentato le critiche delle opposizioni, che rilevano il carattere anche elettoralistico delle decisioni del governo: dal partito di estrema destra Alternativa per la Germania (che ambisce un buon successo nelle elezioni di domenica 1°settembre) ai verdi, anch’essi all’opposizione dell’esecutivo di GK. I verdi, in particolare, tramite la loro leader Annalena Baerbock, pur non contestando la scelta di base dell’esecutivo, rilevano che il piano governativo è ancora troppo generico e approssimativo, specie nella definizione – quanto a tempi e sicurezza per lavoratori e utenti – della fuoriuscita dal carbone, e nel programma di potenziamento delle fonti di energia alternative e pulite.