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Bucarest, polemiche con Berlino per il progetto educativo “Maramures” 

Bucarest, polemiche con Berlino per il progetto educativo “Maramures” 

K metro 0 – Bucarest – “Progetto Maramures”; un nome che, molto probabilmente, non dirà nulla alla maggior parte dei lettori. Eppure, questo progetto (che prende il nome dal distretto rumeno di Maramures, zona nel nord della Transilvania, nota per i suoi paesaggi montuosi e per la sua cultura, dove s’intrecciano tradizioni di origine daco-romana, cattolica e latino-ottomana)

K metro 0 – Bucarest – “Progetto Maramures”; un nome che, molto probabilmente, non dirà nulla alla maggior parte dei lettori. Eppure, questo progetto (che prende il nome dal distretto rumeno di Maramures, zona nel nord della Transilvania, nota per i suoi paesaggi montuosi e per la sua cultura, dove s’intrecciano tradizioni di origine daco-romana, cattolica e latino-ottomana) è oggi al centro di una polemica internazionale, tra i governi di Germania e Romania.

Le autorità di Berlino, infatti, riporta l’Associated Press, hanno dichiarato il 29 agosto di essere stabilmente in contatto con le autorità rumene per l’indagine, avviata da Bucarest, su un programma – gestito dalla Germania e svolto in Romania – di servizi educativi per bambini e adolescenti, in cui diversi ragazzi sarebbero stati gravemente maltrattati.  Martedì 27, le autorità rumene hanno precisato di indagare su otto persone sospettate di traffico e abuso di bambini tedeschi che sarebbero stati “tenuti in stato di schiavitù”; un certo numero di bambini è stato affidato ai servizi di protezione dei minori.

Secondo la Direzione statale rumena per le indagini sulla criminalità organizzata e il terrorismo, il programma, che è in funzione da molti anni e sembra aver costantemente usufruito di finanziamenti statali tedeschi, in realtà sarebbe stato creato da una coppia tedesca per svolgere traffico di esseri umani, dietro il “paravento” dei servizi educativi legittimi.

Una brutta vicenda, che agli occhi dell’opinione pubblica rumena è sembrata rievocare i tempi tristissimi della Romania nell’orbita tedesca degli anni ’40, quando i nazisti percorrevano le campagne rumene alla ricerca di bambini dalle sembianze “ariane”, da educare in Germania.  Mercoledì 28, la portavoce del ministero degli Esteri tedesco, Maria Adebahr, ha confermato che i diplomatici tedeschi in Romania sono in contatto con le autorità per dare supporto e assistenza consolar ea tutte le persone che ne abbiano bisogno, ma affermano che si tratta della prima accusa rivolta, in tanti anni, contro il Progetto Maramures.

Allo stesso modo, il Sindaco della cittadina rumena di Viseul de Sus, ha affermato di “non credere” alle accuse contro il programma Maramures.  I ragazzi partecipanti al progetto, ha detto ai media locali, “Hanno avuto ispezioni dalla Germania… hanno ottime condizioni, con visite di terapisti e la presenza di buoni insegnanti, e il loro alloggio è in una zona molto bella”.

I responsabili del programma non hanno risposto alle richieste di commenti da parte dei media. Ma, come riportano le agenzie, il professor Werner Freigang, dell’Università di scienze applicate di Neubrandenburg, che ha condotto uno studio di due anni sulla struttura, conclusosi lo scorso anno, ha affermato che a lui e ai suoi studenti è stato concesso accesso illimitato per parlare con gli adolescenti, ad a uno a uno. “Secondo le mie osservazioni”, ha detto il docente, “il sospetto di tratta di esseri umani è assurdo. Tutti i bambini e gli adolescenti sono stati ospitati dagli uffici tedeschi di assistenza alla gioventù e l’istituzione era in regolare contatto con gli assistenti sociali responsabili, di cui ho avuto modo di conoscere molti “. Ha aggiunto di non poter “rispondere con certezza” se qualche limite sia stato infranto, ma “ciò che è certo, è che la direzione ha sempre preso sul serio i reclami di bambini e adolescenti, e nelle mie interviste non ho riscontrato prove incriminanti”.

Daniela Sting, portavoce del ministero tedesco per la Famiglia, ha affermato che il suo ufficio si è mosso per mettersi in contatto con gli Uffici locali della gioventù che hanno inserito i bambini nel programma, per scoprire, caso per caso, da dove vengono e informarsi sul loro benessere.

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