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Consultazioni. Mattarella convoca Conte per conferirgli l’incarico di presidente del Consiglio

Consultazioni. Mattarella convoca Conte per conferirgli l’incarico di presidente del Consiglio

K metro 0/Jobsnews – Roma – Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha convocato Giuseppe Conte domattina alle 9.30. È quanto scritto in una breve nota letta dal portavoce del presidente della Repubblica Giovanni Grasso. Domattina, dunque, sarà conferito l’incarico al professor Conte di guidare un governo M5S-Pd-LeU. Il via libera a Conte è emerso dalle parole

K metro 0/Jobsnews – Roma – Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha convocato Giuseppe Conte domattina alle 9.30. È quanto scritto in una breve nota letta dal portavoce del presidente della Repubblica Giovanni Grasso. Domattina, dunque, sarà conferito l’incarico al professor Conte di guidare un governo M5S-Pd-LeU. Il via libera a Conte è emerso dalle parole del capo politico del Movimento 5 Stelle, che dopo l’incontro con Mattarella, ha detto, leggendo un testo scritto, e misurando le parole: “Oggi abbiamo detto al Presidente della Repubblica che c’è un accordo politico con il Partito democratico affinché Giuseppe Conte possa ricevere di nuovo l’incarico di presidente del Consiglio e provare a formare un governo di lungo termine”. Una dichiarazione politicamente impegnativa, che dovrebbe fugare ormai ogni dubbio sulla reale volontà dei 5Stelle di percorrere la strada del governo col Pd. Inoltre, ha aggiunto Luigi Di Maio, “come capo politico del Movimento 5 Stelle chiederò che il percorso di formazione del nuovo governo parta dalla creazione di un programma omogeneo e che metta al centro i cittadini e i problemi che vivono ogni giorno. Solo dopo aver ben definito tutte le cose da fare insieme, si potrà decidere chi sarà chiamato a realizzare le politiche concordate”.  Di Maio ha poi concluso che “su questo chiediamo che si rispettino le prerogative del presidente del Consiglio e del Presidente della Repubblica”. Una vera e propria retromarcia rispetto alle dichiarazioni della vigilia. Retromarcia confermata dallo stesso Beppe Grillo che sul blog scrive: “Oggi è l’occasione di dimostrare a noi stessi ed agli altri che le poltrone non c’entrano nulla: i ministri vanno individuati in un pool di personalità del mondo della competenza, assolutamente al di fuori dalla politica”. Insomma, tutto è bene quel che finisce bene? Probabilmente sì, date le condizioni di partenza di un accordo politico e programmatico comune, e non di un contratto tra privati.

Nel pomeriggio, il segretario del Partito democratico Nicola Zingaretti è stato chiaro nelle dichiarazioni dopo le consultazioni al Colle. Dichiarazioni nelle quali, tirando un po’ sui rituali, il segretario Pd, pur senza fare nome e cognome, ha dato l’ok a Giuseppe Conte. “Abbiamo riferito al Presidente di aver accettato la proposta del Movimento 5 Stelle di indicare, in quanto partito di maggioranza relativa, il nome del presidente del Consiglio, nome indicato dal M5S nei giorni scorsi”. In quell’accettato’, si fa notare, c’è tutta la disponibilità del Pd a un governo con i 5 Stelle. Insomma, nonostante una determinazione diversa in partenza, i dem hanno ‘accettato’ l’indicazione del Movimento. Ma questo determina tutto uno schema nuovo rispetto all’era gialloverde. Zingaretti lo ha detto così stamattina in Direzione: “Il M5S, ed è legittimo, rivendica la presidenza del Governo. Ha rifiutato altre ipotesi. E in questa scelta è inciso il superamento di un modello sul quale si fondava il vecchio Governo. Una figura condivisa e due vice espressione dei due partiti della coalizione. Questo modello non c’è più”. Per i dem l’unico schema possibile resta quello del vicepremier unico. Potrebbe essere Andrea Orlando, vicino alla segreteria. O Dario Franceschini, la personalità che forse più di tutti nel Pd si è spesa per un accordo. E per arrivare ad allentare il muro contro muro delle ultime ore sulla faccenda, i dem confidano anche in un ruolo di Conte. Da premier incaricato. E come leader dei 5 Stelle. Resta poi il nodo del voto su Rousseau. La questione non è stata nemmeno citata da Zingaretti né in Direzione né tantomeno al Colle. Perché irricevibile. E non è stata citata neppure da Di Maio nella dichiarazione ufficiale al Quirinale. Per il Pd è impensabile sedersi a un tavolo per la composizione di un governo e di un programma di governo condiviso (per il quale i dem avrebbero chiesto di poter avere un po’ di tempo, qualche giorno, per lavorare) sotto l’alea del voto sulla piattaforma grillina. Si confida quindi in una soluzione della faccenda nelle prossime ore.

di Pino Salerno

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