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G-7, puramente interlocutorio, tante questioni restano aperte

G-7, puramente interlocutorio, tante questioni restano aperte

K metro 0 – Parigi – Un G-7 “senza infamia e senza lode”, senza risultati significativi, quello tenutosi a Biarritz, l’importante località turistica nel sud della Francia, il 24 e 25 agosto. Proprio Domenica 25, quando il vertice sembrava ormai avviato senza sussulti a una conclusione insoddisfacente (essendo, le posizioni di Europa ed USA, troppo lontane sui

K metro 0 – Parigi – Un G-7 “senza infamia e senza lode”, senza risultati significativi, quello tenutosi a Biarritz, l’importante località turistica nel sud della Francia, il 24 e 25 agosto. Proprio Domenica 25, quando il vertice sembrava ormai avviato senza sussulti a una conclusione insoddisfacente (essendo, le posizioni di Europa ed USA, troppo lontane sui grandi temi di guerra commerciale con la Cina, Iran e rapporti con la Russia), Emmanuel Macron ha tirato fuori dal cilindro un colpo a sorpresa. Nel primo pomeriggio, infatti, al piccolo aeroporto della cittadina basca è atterrato un Airbus A321 ufficiale della Repubblica iraniana: da cui è sbarcato Mohammad Javad Zarif, ministro degli Esteri di Teheran, reduce da un tour nelle capitali europee.

Colpo di scena riuscito, dopo una mattinata che proprio sul tema del nucleare iraniano aveva avuto il suo momento più difficile. Fonti europee, citate dalle varie agenzie, a metà giornata, avevano precisato che sull’Iran non si era andati avanti di un centimetro: “C’è soltanto accordo sul fatto che Teheran non debba avere armi nucleari e sulla necessità di evitare un’escalation nella regione”. Era stata data, poi, la notizia del conferimento a Macron di una sorta di mandato a trattare con Teheran, da parte dei Paesi del G7 (la Francia è il Paese che più si sta dando da fare per recuperare il più possibile l’accordo con l’Iran sul nucleare del 2015): seguita, però, da una secca smentita di Trump, che ha detto invece alla stampa di non aver mai affrontato il tema.

Il Capo della Casa Bianca, poi, non ha escluso la possibilità di imporre dazi e tasse di importazione ancora più forti alla Cina, nel mezzo di un coro di voci contrarie. “La guerra dei dazi può rendere tutti meno competitivi”, ha lanciato l’allarme il premier uscente italiano, Giuseppe Conte, rappresentante – come Angela Merkel – di una nazione che è partner commerciale di primo piano sia della Cina che degli USA. “Siamo per la pace commerciale”, ha fatto eco Boris Johnson: proprio mentre lo spettro di una Brexit ancora da definire ha aleggiato, per ambedue le giornate, sui partecipanti al vertice, tra i quali USA e Canada si preparano a sostituire ampiamente, un domani, i Paesi UE come partner commerciali di primo piano della Gran Bretagna. Con Shinzo Abe, invece, Trump ha annunciato di aver delineato un accordo “di principio” fra Stati Uniti e Giappone.

A segnare il passo anche il negoziato sull’ipotetico rientro della Russia nel G7, dopo la sospensione decisa, nel recente passato, come sanzione di primo piano per la politica del Cremlino nella crisi crimeana e in appoggio ai separatisti filorussi del Donbass ucraino. Ipotesi auspicata, pur con accenti diversi, da Donald Trump ed Emmanuel Macron.I sette grandi, in sostanza, sono d’accordo nel “rafforzare il dialogo e il coordinamento” tra loro per affrontare le crisi che li hanno portati a separarsi dalla Russia, ma ritengono che sia “troppo presto” per riportare Mosca nel gruppo e ricreare il formato G8 già l’anno prossimo. Da Mosca ha immediatamente risposto, sempre Domenica 25, Vladimir Puitin, precisando che se dai Paesi del G-7 arriverà alla Russia un invito a rientrare, sarà senz’altro preso in considerazione.

La scena, a quel punto, il pomeriggio di domenica, se l’è presa tutta Zarif con il suo colpo di scena: su invito personale del presidente Macron, che aveva comunicato la sua iniziativa ai partner, e soprattutto a Trump (nel pranzo a due davanti all’oceano) già sabato 24. Zarif, che venerdì scorso era stato già all’Eliseo su invito di Macron, per studiare ogni ipotesi per convincere Trump ad ammorbidire le sanzioni Usa all’Iran, è stato ricevuto prima dal ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, poi dallo stesso Macron; incontrando inoltre diplomatici francesi, inglesi e tedeschi al municipio di Biarritz.  Mentre nessun incontro si è tenuto con esponenti americani. Il tentativo di salvare la trattativa è “difficile, ma vale la pena provarci”, ha detto alla stampa, sempre nel pomeriggio di domenica, il Capo della diplomazia iraniana, mentre l’Eliseo ha parlato di “discussioni positive che continueranno”.

Un alto funzionario francese –riporta AP – ha affermato che la Francia “sta lavorando in piena trasparenza con gli Stati Uniti e in piena trasparenza con i partner europei”. Mentre il segretario USA al Tesoro, Steve Mnuchin, ha dichiarato che Trump non ha “stabilito precondizioni” per il dialogo con l’Iran. Trump, però, sempre Domenica ha precisato  di non aver accettato, sull’ Iran, alcuna decisione dei leader UE, e lo stesso Presidente francese, pur ribadendo la piena autonomia diplomatica della Francia, ha riconosciuto al Presidente americano il ruolo di leader numero 1 in Occidente, e con sottigliezza diplomatica  ha lasciato che i suoi funzionari precisassero che Parigi non può considerarsi un vero mediatore nella trattativa tra Occidente e Iran, però lavorerà fortemente per una positiva soluzione della crisi.

Restano, infine, distanti le posizioni del G7 e del Brasile, principale interessato al destino dell’Amazzonia che sta bruciando: con un piano di interventi ancora non ben precisato e il dissenso del presidente brasiliano Bolsonaro, non convinto delle modalità dell”iniziativa, e che ha dato addirittura del “colonialista” al collega francese Macron, sostenitore di primo piano del progetto di aiuti.

di Fabrizio Federici

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