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Crisi di Governo. Mattarella concede pochi giorni ai partiti per formare una maggioranza solida

Crisi di Governo. Mattarella concede pochi giorni ai partiti per formare una maggioranza solida

K metro 0/Jobsnews – Roma – Il Paese è di fronte ad una “rottura polemica” tra i due partiti della maggioranza. Di fronte a questo la soluzione è soltanto un governo che “ottenga la fiducia del Parlamento”. Ci sono iniziative, interlocuzioni fra alcuni partiti politici “per una intesa in Parlamento per un nuovo governo”. Altri

K metro 0/Jobsnews – Roma – Il Paese è di fronte ad una “rottura polemica” tra i due partiti della maggioranza. Di fronte a questo la soluzione è soltanto un governo che “ottenga la fiducia del Parlamento”. Ci sono iniziative, interlocuzioni fra alcuni partiti politici “per una intesa in Parlamento per un nuovo governo”. Altri partiti hanno chiesto “ulteriori verifiche” e per questo – di fronte ad “un dovere ineludibile” – “svolgerò nuove consultazioni” martedì prossimo per poi “trarre le conclusioni e assumere le decisioni necessarie”. Il capo dello Stato Sergio Mattarella ha parlato alla stampa (e al Paese) al termine del primo giro di consultazioni, avviate dopo le dimissioni del governo guidato da Giuseppe Conte. E ha quasi strigliato, sollecitato con forza ancora una volta come se non fosse stato bene compreso in passato, le forze politiche a fare presto. Sono stati due giorni di colloqui intensi, anche molto rapidi (come preannunciato) ma che non hanno portato il presidente ad una conclusione. I partiti hanno evidentemente ancora bisogno di tempo per capire come comportarsi e come e se allearsi.

Pd e M5S continuano a lanciarsi segnali ma poi rilanciano chi con cinque punti di programma da seguire chi con dieci. C’è poi la Lega che, pur ribadendo la sua intransigenza sui motivi che l’hanno portata allo strappo, continua a lanciare messaggi ai grillini, quasi a dire: rimettiamoci insieme. Con picche di risposta che sembrano arrivare dai pentastellati. E poi ci sono FdI – subito al voto – e FI – subito al voto se non si fa un governo con maggioranza centrodestra. Di fronte a tutto questo il capo dello Stato non ha potuto che dare ancora qualche giorno ai partiti, prendendo atto – viene sottolineato nelle sue dichiarazioni a fine giornata – della “dichiarata rottura polemica del rapporto tra i due partiti che componevano la maggioranza parlamentare”. Detto ciò, al fine di evitare alibi da parte delle forze politiche (memore anche dei tre mesi che sono stati necessari per dare vita, dopo le elezioni del marzo 2018, al governo gialloverde) ha sostenuto con forza che “la crisi va risolta all’insegna di decisioni chiare e in tempi brevi”. Questo, ha detto, “lo richiede l’esigenza di governo di una grande Paese come il nostro. Lo richiede il ruolo che l’Italia deve avere nell’importante momento di avvio della vita delle istituzioni dell’Unione neuropea per il prossimo quinquennio. Lo richiedono le incertezze, politiche e economiche, a livello internazionale”. Mattarella, rivolgendosi ancora una volta alle forze politiche dopo aver evidentemente fatto questa sollecitazione anche durante le consultazioni, ha rammentato che “non è inutile ricordare che, a fronte di queste esigenze, sono possibili soltanto governi che ottengano la fiducia del Parlamento, in base a valutazioni e accordi politici dei gruppi parlamentari su un programma per governare il Paese”. In mancanza di queste condizioni, è stato il monito di Mattarella, “la strada da percorrere è quella di nuove elezioni. Si tratta – ha spiegato – di una decisione da non assumere alla leggera dopo poco più di un anno di vita della legislatura mentre la Costituzione prevede che gli elettori vengano chiamati al voto per eleggere il Parlamento ogni cinque anni. Il ricorso agli elettori tuttavia è necessario qualora il Parlamento non sia in condizione di esprimere una maggioranza di governo”. Nel corso delle consultazioni, ha rilevato il presidente vella Repubblica, “mi è stato comunicato da parte di alcuni partiti politici che sono state avviate iniziative per un’intesa, in Parlamento, per un nuovo governo; e mi è stata avanzata la richiesta di avere il tempo di sviluppare questo confronto. Anche da parte di altre forze politiche – ha continuato – del resto è stata rappresentata la possibilità di ulteriori verifiche”. Mattarella non ha mostrato dubbi, “il presidente della Repubblica ha il dovere – ineludibile – di non precludere l’espressione di volontà maggioritaria del Parlamento, così come è avvenuto – del resto – anche un anno addietro, per la nascita del governo che si è appena dimesso. Al contempo – ha proseguito – ho il dovere – per quanto ricordato – di richiedere, nell’interesse del Paese decisioni sollecite. Svolgerò quindi – ha concluso – nuove consultazioni che inizieranno nella giornata di martedì prossimo per trarre le conclusioni e assumere le decisioni necessarie”.

Il racconto di una giornata lunga e convulsa di consultazioni, dichiarazioni, giochi tattici dei partiti. Il M5S apre la trattativa col Pd, ma Salvini s’insinua e rilancia

Prima che il Presidente Mattarella si rivolgesse agli italiani, dentro il Movimento M5s era incorso l’assemblea dei parlamentari, che al termine ha dato, per acclamazione, mandato a Stefano Patuanelli e Francesco D’Uva, rispettivamente presidenti dei gruppo di Senato e Camera, di trattare con i Dem. Nel frattempo, nell’ultimo tentativo disperato, la Lega rilanciava proprio coi 5Stelle, con Matteo Salvini, che ha detto di non “serbare rancore” e elogiato Luigi Di Maio che al governo “ha fatto bene”, dicendosi disponibile a un governo dei ‘sì’. Ma le porte dei 5 Stelle sembrano ormai chiuse. Tant’è che durante la riunione sarebbe stato chiesto di ufficializzare lo stop al partito di via Bellerio per mandare un segnale chiaro di serietà e disponibilità al Partito democratico. E se l’accordo si dovesse realizzare, si potrebbe indicare un nome a Sergio Mattarella – si ipotizza in ambienti pentastellati – già mercoledì, dopo il secondo giro di consultazioni al Quirinale. Per i 5 Stelle il punto di partenza del confronto sarà il taglio del numero dei parlamentari, considerato, – e’ questo il ragionamento che ha fatto Di Maio con i suoi – presupposto per il prosieguo della legislatura. La stragrande maggioranza dei parlamentari M5s vuole la nascita di un nuovo governo e vede il Pd come unica alternativa al voto”, è stato il ‘sentiment’ segnalato in giornata. “Il dialogo con il Pd deve andare avanti senza che le minoranze interne alle varie forze possano farlo saltare”, hanno sottolineato fonti qualificate, rispetto a rumors di possibili arretramenti, nati dopo che il segretario del Pd ha posto alcuni paletti che – fanno notare le stesse fonti – in occasione di alcuni contatti a livello parlamentare con esponenti Pd sono stati ‘ammorbiditi’. Quanto ad un possibile ritorno con Salvini, ‘non se ne parla neppure’, rispondono altre fonti parlamentari del Movimento 5 stelle. I gruppi parlamentari pentastellati, per la stragrande maggioranza, ritengono di aver chiuso l’esperienza con la Lega e ritengono Salvini inaffidabile, è stato spiegato, ribadendo che bisogna puntare su temi e obiettivi cari a M5s primo partito in Parlamento. “Noi ci siamo. Uniti e compatti. Forza”, ha scritto su Facebook Luigi Di Maio postando il video con gli applausi dei parlamentari M5s all’assemblea congiunta, al suo arrivo nelle aulette parlamentari. Con il Pd, M5s parlerà con ogni probabilità già da venerdì. Con la Lega, al momento, non ci sarebbero stati contatti, ma c’è qualche pontiere che ancora spera in un dialogo: “Ora o la Lega apre in maniera seria oppure noi da domani iniziamo realmente a trattate con il Pd”. E non sono comunque esclusi contatti nelle prossime ore.

Il Pd va a vedere le carte del M5s, ma esistono ancora dubbi sul doppio forno con Lega

Il Pd ovviamente va a vedere le carte dei 5 stelle. “Dalle proposte e dai principi da noi illustrati al Capo dello Stato e dalle parole e dai punti programmatici esposti da Di Maio, emerge un quadro su cui si può sicuramente iniziare a lavorare”, afferma infatti Nicola Zingaretti. Ne è convinto anche il renziano Andrea Marcucci: “Credo che ci siano le condizioni per avviare un dialogo fattivo con il M5s. L’obiettivo di arrivare ad un programma rigoroso nei tempi celeri che vuole il Capo dello Stato, è raggiungibile”, sostiene il capogruppo al Senato. Venerdì dovrebbe già svolgersi il primo incontro tra le due delegazioni: al tavolo dovrebbero sedersi, viene spiegato, i due presidenti dei gruppi Delrio e Marcucci, e potrebbero far parte della delegazione anche i due vicesegretari, De Micheli e Orlando (ma nulla è ancora deciso). Tra i dem c’è cauto ottimismo su un buon esito del faccia a faccia, anche perché, viene osservato, la posizione espressa da Di Maio sul taglio dei parlamentari, prioritario sì ma l’arco temporale indicato è la legislatura, è compatibile con la linea Pd. Tuttavia, non sono sfuggiti in casa dem alcuni particolari che hanno innescato alcuni sospetti, come il fatto che Di Maio dopo le consultazioni non abbia mai nominato il Pd, e che non abbia chiuso totalmente e categoricamente alla Lega. Sospetti accresciuti da alcune indiscrezioni trapelate dalla riunione dei parlamentari M5s, in cui non si esclude un possibile nuovo contatto tra ex alleati. Sulla Lega, osservano fonti parlamentari dem sia di maggioranza che vicine all’ex premier, i 5 stelle non sono stati chiari, resta quindi qualche perplessità e preoccupa il doppio forno che magari i pentastellati possono voler portare avanti da una parte con i dem e dall’altra con i leghisti. Altre fonti Pd, più categoriche, affermano senza mezzi termini: “non si possono fare giochetti, nelle prossime ore si definirà il percorso e non ci sono altre alternative. O un governo con noi o il voto”. Altri esponenti dem, tuttavia, tendono a minimizzare l’atteggiamento ondivago dei 5 stelle, derubricandolo a “tattica per alzare la posta”. Insomma, un riavvio del dialogo con la Lega “non crediamo sia una vera ipotesi sul campo”. E poi, si osserva ancora, i 5 stelle devono capire che le strade sono due: o accordo con Pd o voto, e sanno che ai dem la seconda opzione non dispiacerebbe. Se invece vogliono, viene ancora osservato, tornare con Salvini, prego si accomodino, ma la Lega ti vota il taglio dei parlamentari e così si torna a elezioni l’anno prossimo.

Gli appelli di Liberi e Uguali ad avviare un confronto programmatico per un governo di svolta

“Il tempo dei tatticismi è finito. I numeri ci sono e quindi occorre avviare al più presto, senza veti e pregiudiziali, il confronto programmatico per dare vita a un governo di svolta di cui il Paese ha assoluto bisogno” scrive in una nota il capogruppo di Liberi e Uguali alla Camera, Federico Fornaro. “Il crollo del muro di incomunicabilità tra centrosinistra e 5 stelle è un primo passo importante. Ora serve discutere di merito e verificare con coraggio e rigore le condizioni per un governo di svolta” afferma a sua volta il segretario nazionale di Articolo Uno, Roberto Speranza, via Twitter. “I 5 punti della relazione di Zingaretti di ieri e i 10 punti elencati da Luigi Di Maio al termine delle consultazioni di oggi sono una buona e condivisibile base di lavoro. Se la volontà di trovare un’intesa per il bene del Paese è reale, è possibile dare vita a un governo politico e di legislatura che possa migliorare la vita dei cittadini e garantire stabilità e sicurezza. Confido nella responsabilità delle parti politiche per avviare un percorso rapido”, ha confermato il senatore Pietro Grasso.

 

di Pino Salerno

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