K metro 0/Jobsnews – Roma – L’esperienza del governo Conte si ferma. Dopo la crisi innescata dal leader della Lega Matteo Salvini e giorni di polemiche e attacchi sui social, nelle piazze e sulle spiagge, il premier Giuseppe Conte prende la parola nell’Aula del Senato e annuncia che salirà al Quirinale per rimettere le sue
K metro 0/Jobsnews – Roma – L’esperienza del governo Conte si ferma. Dopo la crisi innescata dal leader della Lega Matteo Salvini e giorni di polemiche e attacchi sui social, nelle piazze e sulle spiagge, il premier Giuseppe Conte prende la parola nell’Aula del Senato e annuncia che salirà al Quirinale per rimettere le sue dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica Mattarella. Nel momento in cui mi sono insediato, ricorda, “dichiarai che sarei stato l’avvocato del popolo di tutti i cittadini che non conoscendomi mi hanno dato fiducia. Li ringrazio. Ma oggi le condizioni che si sono create mi impongono di interrompere qui questa esperienza di governo. Completerò questo passaggio nel modo più trasparente e mi recherò dal presidente della Repubblica per rassegnare le mie dimissioni”. Conte comincia a parlare poco dopo le 15 e finisce qualche minuto prima delle 16.
Il suo lungo intervento è un duro attacco a Salvini
“Siamo al cospetto di una decisione oggettivamente grave che comporta conseguenze molto rilevanti per la vita politica economica e sociale del paese – sottolinea Conte ricordando la decisione della Lega di aprire la crisi -. Ed è per questo che merita di essere chiarita in un pubblico dibattito, che consenta una trasparente assunzione di responsabilità da parte di tutti i protagonisti. Il giorno 8 agosto, il ministro Salvini, dopo avermi anticipato la decisione nel corso di un lungo colloquio, ha diramato una nota con la quale ha dichiarato che la Lega non era più disponibile a proseguire questa esperienza di governo chiedendo l’immediato ritorno alle urne e la calendarizzazione di una mozione di sfiducia nei confronti del governo”. Tutto questo, fa notare il premier, interrompendo “un’azione di governo che aveva realizzato molti risultati e che molti altri ne stava realizzando”, mentre adesso c’è davanti solo “il rischio di isolarsi in esercizio finanziario provvisorio”.
Conte ricostruisce i passaggi che hanno portato alla crisi.
“Il ministro Salvini, forte del successo elettorale conseguito – afferma – ha posto in essere un’operazione di progressivo distacco dall’azione governo, che lo ha distolto dai suoi compiti, per cercare un pretesto per la crisi di governo ed il ritorno alle urne”. Tuttavia, osserva, “è possibile fare politica senza inseguire affannosamente il consenso sui social, senza dover dipendere da un titolo di giornale, senza mai insultare un avversario politico o inventarsi nemici dietro ogni angolo”. Detto questo, il premier si rivolge direttamente al leader del Carroccio: “Caro Matteo – dice -, le crisi di governo non si affrontano nelle piazze ma in Parlamento. Le scelte compiute e i comportamenti adottati negli ultimi giorni, rivelano una scarsa sensibilità istituzionale e una grave carenza di cultura istituzionale”. Insomma, è la sintesi di Conte, “il ministro dell’Interno ha dimostrato di inseguire interessi personali e di partito”. Conte non manca poi di evidenziare la palese contraddizione della Lega, che dopo aver presentato la mozione di sfiducia nei confronti del governo, tuttavia non ha ancora ritirato i suoi ministri. “Amici della Lega – spiega -, è difficile conciliare la presentazione della mozione di sfiducia con la permanenza in carica dei propri ministri”. Infine, l’ultima stoccata è sul Russiagate. “La vicenda Russa richiede di essere chiarita. Matteo avresti dovuto evitare al tuo presidente del Consiglio di presentarsi in Aula al tuo posto e avresti dovuto evitare di rifiutarti di riferirmi le informazioni in tuo possesso”, conclude.
Dopo il discorso di Conte, in diretta televisiva, hanno preso la parola Salvini, Renzi e Pietro Grasso
Tutti attendevamo questa scaletta scritta da uno sceneggiatore molto abile. Così è stato. Il discorso di Salvini, dai banchi della Lega (ma più volte indicato dalla presidente Casellati come “ministro”, e non nella sua qualità di senatore, dopo avergli concesso molti minuti in più dei venti a lui spettanti secondo gli accordi in conferenza dei capigruppo) è stato più che patetico, rabbioso, inutilmente ironico, reattivo come solo un pugile suonato sul ring sa esserlo e sa di esserlo. “Finalmente. Rifarei tutto quello che ho fatto, con la grande forza di essere un uomo libero”. Il leader della Lega, Matteo Salvini ha proseguito, “mi spiace – ha detto rivolgendosi proprio al premier dimissionario – che lei mi abbia dovuto mal sopportare per un anno. Pericoloso, autoritario, irresponsabile, incosciente? Bastava il Saviano di turno a raccogliere tutta questa sequela di insulti, bastava il Travaglio, un Renzi, non il presidente del Consiglio”. Sul rapporto con l’Ue “io non voglio un’Italia schiava di nessuno. Non voglio catene. Sono stufo che ogni passo debba dipendere dalla firma di qualche funzionario europeo. Siamo o non siamo un paese libero e sovrano?”. Poi l’affondo a Conte: “A me non è mai capitato di chiedere alla cancelliera Merkel consigli su come vincere la campagna elettorale visto che Salvini aveva chiuso i porti…”. “Se il governo si è interrotto è perche’ i ‘signor no’ bloccavano tutto da mesi”, ha sottolineato. “Ho convocato le parti sociali perché non lo faceva nessuno”. E risponde a tono al presidente del Consiglio sulla questione dei simboli religiosi: “Presidente Conte, lei fa un torto a cattolici italiani quando dice che votano per i rosari, i cattolici italiani votano con il cuore e con la testa. Io ho chiesto protezione il cuore della Maria Immacolata per gli italiani e continuerò a farlo finché campo”.
L’intervento di Matteo Renzi è l’indicazione di una linea politica del Pd, sì al nuovo governo no al voto
La “crisi che voi avete aperto oggi è una crisi che rischia di portare il Paese, per la prima volta in 73 anni, ad un voto autunnale: se prima non c’era mai stato, un motivo ci sarà. Occorre un governo, perché l’aumento dell’Iva porterebbe ad una crisi dei consumi che solo la irresponsabilità dell’ambizione personale non può non vedere. Aprire una crisi in questo momento è un colpo di sole, questo è il Parlamento, Salvini, non è il Papeete”, ha affermato, rivolgendosi al leader della Lega, Matteo Renzi, nel suo intervento in Aula sulla crisi politica. “Salvini ha fatto un governo col 17%, non col 51%, e se questo governo ha fallito è anche per sua responsabilità”. Qualora si verifichi un governo M5S-Pd “io non farei parte di questo governo”. In ogni caso “che vinca o che perda, Salvini chiarisca la questione russa, quereli Savoini, perché è inaccettabile che permanga il dubbio sulla presunta tangente più grande della storia della Repubblica”. Matteo Renzi ha poi affondato il coltello nella devozione pagana di Salvini: “Io rispetto la sua fede religiosa che condivido anche se con accenti diversi e allora legga il Vangelo, ovviamente secondo Matteo, quando dice ‘avevo freddo e mi avete accolto, avevo fame e mi avete dato da mangiare’. Se crede in quei valori faccia sbarcare quelle persone che sono ferme, ancora adesso, ostaggio di una politica vergognosa”.
E Pietro Grasso per LeU riconosce che è legittimo esplorare ogni possibilità per un nuovo governo
“L’uomo forte si è asserragliato nel fortino, patetico” ha detto Pietro Grasso in Aula al Senato riferendosi a Matteo Salvini, che si è accorto che “i pieni poteri li può avere solo al Papeete”. È legittimo e giusto che il Parlamento esplori ogni possibilità, non per fame di potere o paura della democrazia ma per rimanere all’altezza della nostra Costituzione. L’Italia non ha bisogno di un accordicchio, di un esecutivo di corto respiro, ma se il Parlamento desse vita a un governo per ribaltare l’agenda attuale allora non solo avremmo il diritto di ragionare ma il dovere storico di provarci. Solo in questo caso a quel governo darei il mio personale, convinto e fiero voto di fiducia” ha proseguito Pietro Grasso, intervenendo in Aula. “Il presidente Conte – ha aggiunto – non attenda oltre, salga al Quirinale e rimetta il mandato: questa maionese impazzita giallo-verde non merita di rimanere alla guida del Paese un minuto di più”. Per Grasso, Salvini è ancora ministro “perché il potere è più forte della dignità”. Ma si è accorto che “i pieni poteri li ha forse al Papeete ma non in Parlamento” e allora “l’uomo forte si è asserragliato nel fortino, patetico”. Grasso ha poi espresso “sollievo per la fine del governo”.
di Pino Salerno
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