K metro 0 – Hong Kong – Le strade di Hong Kong sono state invase da un’ondata di ombrelli nella giornata di domenica, quando centinaia di migliaia di persone hanno marciato sotto la pioggia battente su una delle vie principali dell’regione amministrativa speciale cinese, dove le manifestazioni pro-democrazia stanno diventando ormai una routine. Gli organizzatori
K metro 0 – Hong Kong – Le strade di Hong Kong sono state invase da un’ondata di ombrelli nella giornata di domenica, quando centinaia di migliaia di persone hanno marciato sotto la pioggia battente su una delle vie principali dell’regione amministrativa speciale cinese, dove le manifestazioni pro-democrazia stanno diventando ormai una routine.
Gli organizzatori parlano di almeno 1 milione e 700 mila presenti, nonostante le stime delle forze di polizia ne riportino molte di meno. L’evento era di natura pacifica, e nessun atto violento è stato commesso. Un fine settimana relativamente calmo, quindi, dopo gli scontri con la polizia avvenuti nelle scorse settimane. La polizia ha mantenuto un profilo basso in questa occasione e non è intervenuta in maniera particolarmente brusca, anzi sono stati i manifestanti stessi a chiedere di tornare a casa ad alcuni sbandati ritrovatisi davanti uno degli edifici governativi. La stessa richiesta è stata avanzata a coloro che hanno cominciato a utilizzare puntatori laser, cui sono seguiti applausi scroscianti dei presenti. I dimostranti hanno tentato un’altra modalità di protesta, con la speranza di ricevere finalmente una risposta da parte del governo. “Se dovessimo riceverne una negativa, non sappiamo cosa potrà accedere nelle prossime marce”, ha dichiarato ai microfoni di AP uno di loro.
Nel frattempo, l’apparato propagandistico cinese ha approfittato della situazione e i media nazionali hanno cominciato a sfornare serie infinite di articoli, foto e video. Un tentativo di pressatura che facciano indietreggiare i manifestanti, circa 6mila soldati cinese sono stazionate nella città, con migliaia al di là del confine nella città di Shenzhen, secondo il think tank Rand Corporation.
Tra le altre cose, è stato anche mandato in onda un filmato che mostra personale militare e artiglieria posizionata al confine, a Shenzhen, e invocato l’intervento degli Stati Uniti per bloccare qualsiasi intervento da parte di Beijing. Gli analisti credono che azioni del genere potrebbero causare un vero e proprio disastro economico e di reputazione per la Cina. La polizia di Hong Kong, nel frattempo, si trova sotto pressione, con i manifestanti che in alcuni casi hanno utilizzato contro di loro pietre, Molotov e fionde. Alcuni dei dimostranti credono che la deriva violenta abbia snaturato il movimento pro-democrazia mentre altri pensano che sia l’unico modo per ricevere delle risposte da parte del governo.
In un accordo stretto con la Gran Bretagna, la Cina ha concesso ad Hong Kong di mantenere una sua autonomia quando è stata restituita nel 1997. Molti hongkonghesi hanno osservato un graduale ritorno al passato, specialmente da quando il presidente cinese Xi Jinping ha assunto il potere. Tra le richieste dei manifestanti vi sono le dimissioni del leader Carrie Lam, l’indizione di elezione democratiche e l’apertura di un’indagine indipendente sull’utilizzo della forza da parte delle forze di polizia. Lam non ha, al momento, acconsentito alle richieste ma ha accettato solamente di sospendere la norma sull’estradizione, motivo scatenante delle proteste.
L’Onu ha invocato un chiarimento tra le parti, ma la distanza tra i cittadini e l’amministrazione di Hong Kong sembra dilatarsi sempre più tanto che la governatrice ha sfidato i manifestanti accusandoli di «andare verso l’abisso».